CAPITOLO 11

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Finalmente quelle ore di inferno erano finite e non vedevo l'ora di tornare a casa. Anche se avrei preferito andare a casa di Logan, almeno avrei cercato di non pensare a Luke.
Non potevo farci niente.
Non riuscivo a controllare la mia mente.
Per ogni cosa, ogni piccolo dettaglio la mia mente mi riportava sempre da lui, da quel ragazzo biondo con gli occhi azzurri come il cielo.
Scossi la testa e chiusi un attimo gli occhi per evitare di pensarlo. Dovevo smetterla, altrimenti sarei impazzita.
Sbloccai il cellulare e cercai il contatto di Calum. Avevo bisogno di qualcuno che mi riportasse a casa.
Dopo qualche squillo rispose.

"Hey Bella"

"Cal, uhm, avrei bisogno di un passaggio" dissi

"Ma non dovevi andare a casa di Logan? Io sono quasi arrivato a casa" rispose

"C'è stato un cambio di programma. Logan deve studiare e non vado più a casa sua" quanto avrei voluto andare a casa con lui

"Bella io ormai sono arrivato a casa, non puoi chiedere a qualcun altro?"

"E a chi chiedo Cal?"

"Puoi chiedere a Luke, lui è ancora lí"

"A Luke? Non mi pare una buona idea" iniziai a dire e pensai a chi potevo chiedere

"Mike e Ash sono ancora a lavorare?" continuai

"Si, Bella. Ti conviene chiedere a Luke anche se avete litigato. E prima o poi dovrete far pace"

"Uhm, già. Provo a chiedere a Luke. Ci vediamo dopo" dissi, anche se sapevo che non ci saremmo più avvicinati per un bel po'.

Chiusi la chiamata e presi un bel respiro.
Dovevo semplicemente chiedere a Luke se poteva darmi un passaggio verso casa.

Ma perché ero cosí agitata?

Mi diressi nel parcheggio vicino alla scuola e lo vidi dirigersi verso la macchina.
Affrettai il passo e man mano che mi avvicinavo a lui sentivo una strana sensazione allo stomaco.
Era davvero strano.
Arrivai vicino alla sua auto e mi avvicinai a lui mentre tirava fuori le chiavi dalla tasca dei jeans.

«Luke» lo richiamai e si girò verso di me. I nostri sguardi si incrociarono per la seconda volta in questa giornata.

«Mi pare di averti detto di rivolgermi la parola solo quando ne hai veramente bisogno» disse con tono duro

«Ho..ho solo bisogno di un passaggio» abbassai lo sguardo

«Non puoi chiedere a Cal?» chiese

«È già a casa» risposi e mi morsicai il labbro per il nervoso

«E il tuo ragazzo?» domandò

«Non può»

«E va bene. Basta che non parli» rispose ancora con tono duro e mi fece salire una rabbia incontrollabile

«Non ho la minima voglia di parlare con te» sbottai e lo guardai negli occhi, ritrovando il coraggio

«Bene» aprí la macchina e feci il giro per salire al posto del passeggero

Salito anche lui accese il motore e partì.
In quei minuti a rompere il silenzio vi era la musica in sottofondo, tutte quelle canzoni che cantavamo ogni giorno, tutte quelle canzoni che avevano ricordi indimenticabili.
Cercai di rimanere forte di fronte alle parole delle canzoni, parole che mi colpivano ogni volta nel profondo del cuore.
Ma era davvero difficile.
Mi girai verso il finestrino a guardare il paesaggio scorrere velocemente cercando di non badare alla musica. E mi morsi il labbro più forte quando sentii quel fastidioso groppo in gola e gli occhi pizzicare.
Perché faceva cosí male?
Sentii gli occhi appannarsi e li chiusi un momento, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Non volevo piangere.
Non ancora.
Non qui.
Con lui.
D'un tratto la musica si spense e mi voltai solo un attimo per vedere il volto di Luke.
Ma mi parvero infiniti i secondi che persi nell'osservarlo, nel notare i più piccoli particolari.
Come ad esempio la ciocca del ciuffo biondo ricaduta sulla fronte, la collana portafortuna che gli avevo regalato, il modo in cui continuava a stuzzicare il piercing sulle labbra con i denti e arrivai persino a osservare il modo in cui teneva il volante, da come le sue mani erano rigide, probabilmente per la rabbia.
Distolsi lo sguardo e tornai a concentrarmi sul paesaggio fuori dal finestrino. Fortunatamente quella sensazione di prima che mi stava per far piangere si placò.
Arrivati a casa uscì il più velocemente possibile da quella macchina e mi diressi a passo spedito dentro casa.

«Siete arrivati finalmente!» dice Calum rivolgendosi a me e Luke, che noto ha appena chiuso la porta

«Com'è andato il viaggio?» chiede sussurrando avvicinandosi a me

«Lasciamo stare» sbuffo

«Comunque c'è di lá una persona per te Bella» mi avverte Calum

«Ti ha detto come si chiama?» chiedo avvicinandomi alla porta del soggiorno e notando un ragazzo girato di spalle

«No, mi ha chiesto di te e mi ha detto di essere tuo cugino» sussurra e lancio ancora un'occhiata al ragazzo in soggiorno.

«Davvero sei così idiota da non avergli chiesto il nome?» domando sussurrando

«Mi sono dimenticato» risponde alzando e le spalle e facendomi sbattere la mano sulla fronte

«Vado a vedere chi è» dico dirigendomi all'interno della stanza e tossisco per attirare la sua attenzione

Girandosi noto di riconoscere alla perfezione quel volto, quegli occhi azzurri vispi e quel sorriso smagliante.

«Sunny!» a quel soprannome mi vengono i brividi, è da tanto che non mi chiamavano cosí

«Niall!» esclamo sorridendo e corro verso di lui per abbracciarlo forte

«Non posso credere che tu sia qui!» esclamo nuovamente

«Bhe, credici. E sappi che resterò qui per un bel po'. Questa volta non ti lascio sola pulce» dice scompigliandomi i capelli

«Niall! I capelli!» rido e lui con me

«Sei rimasto il solito burlone di sempre» continuo a ridere contagiata dalla sua risata

«Bhe, si. Alcune cose non cambiano mai» ride di nuovo

«Giá. Ma ti vedo diverso. Sbaglio o ti sei tinto i capelli?» chiedo toccando il suo ciuffo biondo tinto

«Si. Tu, al contrario, non sei cambiata di una virgola» ribatte osservandomi

«Sei rimasta la mia piccola, dolce e bellissima Sunny» dice sorridendo e dandomi un buffetto sulla guancia.
Non posso fare a meno di sorridere.

«Mi sei mancato tanto Niall» ammetto e lo abbraccio ancora

«Anche tu Sunny. Non sai quanto» ammette per poi lasciarmi un bacio sulla guancia

E solo grazie a lui, ora, sorrido veramente.

Amnesia •Luke Hemmings•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora