Legend and Orphan child || parte 1||

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Mi svegliai scaldata dalle morbide lenzuola, anche se non servivano granché, visto che il tempo -anche se era ottobre inoltrato- prometteva caldo intenso

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Mi svegliai scaldata dalle morbide lenzuola, anche se non servivano granché, visto che il tempo -anche se era ottobre inoltrato- prometteva caldo intenso. Forse era perché quell'isola in realtà non esisteva agli occhi ignari degli umani e degli esseri paranormali non facenti parte del branco di Kyle e perciò era speciale.

Lui non era insieme a me. Poco prima era sgattaiolato via di soppiatto, dopo avermi lasciato un piccolo bacio sulla fronte. Pensava stessi dormendo e io volevo vedere che cosa avrebbe fatto. Sembra una cosa da maniaci e ne sono del tutto consapevole, ma volevo assicurarmi che fosse gentile, una brava persona, non una di quelle persone interessate solo al potere e accecate dall'avidità. E in quella semplice azione, un dolce bacio sulla fronte, come a volermi dire che mi avrebbe sempre protetta, vidi una persona dal cuore nobile.

Non è da tutti i maschi fare cose carine per la propria compagna e soprattutto non è da tutti gli Alpha essere così cordiali e aperti ad ogni richiesta dei propri Beta, del proprio branco. Infondo anche i direttori di prestigiose attività commerciali nel mio mondo erano senza scrupoli. E gli Alpha, tranne il mio Kyle, dovevano essere così. Non è buffo che un lupo mannaro -che dovrebbe avere di per se un'indole spietata- sia più dolce di un umano? Mi ritenevo davvero fortunata ad avere uno come lui al mio fianco. E ancor più fortunata ad essermi allontanata da casa mia, che credevo essere un luogo sicuro, mentre invece mio padre mi aveva mentito spudoratamente su tutto. Non una singola parola che fosse vera, nemmeno uno straccio di verità. E oltre il danno anche la beffa: oltre ad avermi mentito sulla sua identità, su quella di mia madre deceduta e persino sulla mia, aveva represso il lupo dentro di me, la mia natura. Ero furiosa. Ricordai ancora quel nostro ultimo pomeriggio insieme, quando gli chiesi come fosse andato il lavoro. Mi aveva mentito spudoratamente, fino all'ultimo, anche se sapeva che prima o poi il mio mate mi avrebbe cercata, si sarebbe fatto vivo in qualche modo. Mi aveva detto che era stancante ma che avrebbe dimenticato tutto se gli avessi sorriso. Si sentiva in colpa, voleva vedermi felice. Cosa che in realtà non ero affatto.

Scostai le coperte e mi diressi verso il bagno comunicante con la camera da letto di Kyle.

Il giorno precedente, dopo avermi dato informazioni sull'isola e sui suoi abitanti, mi aveva condotto in una sala da pranzo immensa che si trovava nel corridoio di sinistra, quello opposto alla nostra camera. 

Appesi alle pareti della sala c'erano due dipinti che sembravano alquanto vecchi. Ritraevano Kyle e un altro giovane, dagli occhi spenti in netto contrasto con la bocca piegata in un ghigno malizioso. Come mi rivelò poco dopo Kyle, quello era suo fratello Elija.

Il centro della stanza era occupato da un tavolo lungo almeno otto metri adornato da una tovaglia bianca, di lino, con intarsi in fili d'oro vero. La tavola era affiancata da sedie dallo schienale alto ed estremamente pesanti che appoggiavano su di un pavimento interamente di pietra.

"Tuo fratello non si unisce a noi?" chiesi mangiando un ottimo filetto, probabilmente preparato da Dorothy che il giorno prima ci aveva sorpresi in un momento non proprio casto.

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