«PAZZOIDI» Gilbert urló a squarciagola costrigendo il povero Antonio a tapparsi le orecchie con le mani. Il malcapitato sentì l'urlo maggiormente a causa dell'albino seduto sulle sue gambe poiché poco prima aveva fatto una scenata dicendo di non sentirsi bene.
Gilbert si mise comodo sul ragazzo mentre vedeva soddisfatto i membri del "suo piccolo esercito" che entravano in cucina. Erano tutti assonnati e chi lo era di più, tra i quali Arthur, si faceva trasportare dal proprio compagno di stanza. Alfred però, arrivato a destinazione, lo molló sul freddo pavimento e si sedette su una sedia vicina.
L'albino fece per alzarsi ma si bloccó quando vide il ragazzo dai capelli biondo cenere. Ivan gli rivolse un'occhiata assassina dovuta al sonno che gli aveva tolto e questa fece letteralmente appicicare Gilbert al collo del bruno sotto di lui che salutó l'arrivato come se nulla fosse. Ivan trasportava sotto un braccio uno Yao ancora addormentato e, con lo sguardo, sembrava chiaramente intimare agli altri che se lo avessero svegliato li avrebbe uccisi nei modi peggiori. Da quel momento nessuno osó fiatare, neanche il Matthew, piccolo come Yao, che era dietro alla gamba di Francis.
Gilbert, ancora leggermente intimorito, si alzó e cercó di ricordare quello che voleva dire.
«Guten Morgen! Allora, passiamo al sodo soldati. A quanto pare in questa cucina c'è a mala pena il cibo per due giorni» prese una pausa e guardó i volti preoccupati degli altri. «Le possibilità sono due: o ci faranno restare qui per pochi giorni o vogliono davvero vederci morire. Avete qualcosa di meno magnifico da dire? Ludwig?»
Il nominató alzó di scatto la testa e lo guardó confuso.
«So appena come mi chiamo... Pretendi che prenda parola a qualcosa di cui non so nulla?»
Gilbert lo guardó perplesso, cercando di capire se stesse scherzando o meno. Intanto Feliciano passó una mano sulla schiena del biondo, cercando di confortarlo con parole sussurrate quasi impercettibili agli altri.
«Sfondiamo la porta e usciamo. Cosa c'è di più semplice?» disse non noncuranza Ivan, poggiando il bambino che teneva fra le braccia, ormai sveglio, a terra. Incroció le braccia e si guardó attorno.
«Potremo usare semplicemente una sedia o al massimo il frigorifero»
«E poi, genio con la camicia di forza? Dove andremo?» le parole di Gilbert sembrarono uscire dalla sua bocca senza passare dal cervello poiché solo dopo si rese conto di essersi scavato la tomba con l'insulto. Ivan gli si avvicinò con fare minaccioso, prendendolo per il colleto della divisa già sgualcita e alzandolo da terra.
«Gilbert, non ti uccido perché, altrimenti, ucciderei anche gli altri. Visto che sei l'unico al quale mi piacerebbe volentieri staccare la testa a mani nude, ti conviene stare in silenzio» gli sussurró minaccioso, spingendolo all'indietro e facendolo cadere su Antonio che cercó di rassicurarlo sorridendogli. «Scapperemo lontano. Non siamo nella giungla, quindi a qualche kilometro da qui dev'esserci per forza una città»
Tutti annuirono convinti dalle sue parole. Erano giunti alla conclusione che era la cosa migliore da fare. Ivan si avvicinò ad una sedia e la prese velocemente prima di scagliarsi contro il legno bianco della porta, simile a quello della sua camera nel vecchio manicomio russo. Il ragazzo usó questo pensiero per motivarsi, infatti battè con forza varie volte finché non sentì la porta scricciolare e la sedia rompersi. Avendo subito un contraccolpo, a finire l'opera fu Ludwig che, con una spallata, staccó i cardini della porta dall'asse e la scaraventó all'esterno.
Come una vera e propria mandria di rinoceronti, il gruppo si riversó fuori, notando che erano in un giardino circondato da una cinta di alberi.
«Dovremo liberarci dei pesi morti» Ivan guardó freddamente Antonio che non si scompose minimamente, continuando a guardare davanti a sè. Il ragazzo più alto gli si avvicinò ma tra di loro si mise Gilbert.
«Toccalo e ti faccio vedere quanto posso essere perico-» Non terminó la frase poiché il bruno gli tiró la giacca per zittirlo.
«Non credo che ce ne sia bisogno» alzó un braccio davanti a sè per far notare a tutti quello che aveva visto. «Siamo davvero in trappola».
Gli altri nove si voltarono verso la rete che sovrastava gli alberi; troppo alta per essere scavalcata anche da Ivan.
«Speravo di morire circondato da fatine e non da pazzi» Arthur ridacchió alla fine della frase, ricevendo un'occhiataccia generale.
«Direi che... Il magnifico Me non sa cosa fare. Ha ragione il gigante, vogliono farci morire»
«Meglio qui che nel manicomio» Ivan alzó le spalle e rietró tranquillo, seguito da Yao, mentre gli altri capirono che quel ragazzo era davvero pazzo. Alcuni di loro, tra i quali Alfred, si sentirono stupidi ad aver seguito il consiglio di un pazzo e questo fece solo riempire d'orgoglio Gilbert.
«Visto che si fa ad andare dietro i pazzi? Ci si illude, branco di idioti poco magnifici»
«Beh... Sempre meglio che non fare nulla a causa di uno stupido narcisista! Senza quel pazzo non avremo scoperto questo» Alfred alzó la voce, gesticolando e continuando a invergli contro mentre l'albino cominciò ad infuriarsi. Si avvicinarono l'uno all'altro e cominciarono ad urlarsi contro insulti in due lingue ben distinte.
I poverini che si ritrovarono quasi costretti ad assistere a quella scena, scapparono letteralmente dentro mentre Francis e Antonio riaggiustarono come meglio poterono la porta per chiuderli fuori.
Soddisfatti del lavoro, si disposero attorno all'isola della cucina parlottando e non prestando attenzione a chi c'era ai fornelli. Ivan fu il primo ad incuriosirsi per il buon odore che aveva invaso la stanza. Stranito, si voltó e vide il piccolo orientale correre continuamente avanti e indietro tra forno e piano cottura, sapendo bene cosa stesse facendo. Ivan, in quel momento alquanto insicuro della sua sanità mentale, attiró l'attenzione di Arthur e gli indicó il "cuoco".
«Lo vedi anche tu?»
«Una padella volante? Sono contento di non essere l'unico a vederla» disse il biondo con un sorriso.
«Ho scelto la persona sbagliata, continua a parlare con il tavolo» gli abbassó il capo con la forza e si voltó a sinistra, dov'era seduto Francis, rivolgendogli la stessa domanda.
«Mon Dieu, ecco chi cucinava! Dovremo aiutarlo, no? È piccolo»
«Sono contento che non sia un'allucinazione»
Ivan sospiró sollevato e si alzó dalla propria sedia, avviandosi verso Yao. Notó che i piatti erano già disposti in fila, con le pietanze al loro interno. Alzó così lo sguardo per incontrare gli occhi a mandorla del bambino.
«Che efficiente. Te lo hanno insegnato mamma e papà?»
Il volto di Yao si incupì improvvisamente mentre scosse piano la testa.
«Al ristorante dove lavoravo» senza guardarlo, prese dei piatti e corse verso gli altri, servendoli e lasciando Ivan in piedi mentre si domandava come fosse possibile che un bambino così piccolo lavorasse. Mentre cercava di ragionare, si sentì un forte bussare proveniente prima dalla porta e poi dalla finestra. Tutti sobbalzarono quando sentirono quei rumori, pensando fosse qualcuno di esterno. I timori cadderono quando notarono l'assenza di Alfred e del narcisista.
Antonio si mosse velocemente con la propria sedia, andando ad aprire e scansandosi in tempo per non essere travolto dai due che caddero pesantemente sul pavimento.
«Sento odore di cibo adatto a uno come me» disse Gilbert mentre arricciava il naso per sentire meglio gli odori. Subito dopo si alzó, fiondandosi sul primo piatto incustodito che vide. Alfred, al contrario, guardó quei piatti e camminó verso le scale che portavano alle stanze.
«Hey, gigante magrolino, vieni a mettere su qualche muscolo!» esclamó Arthur con del cibo in bocca mentre agitava una forchetta.
«Stamattina passo» gli sorrise convincente, sistemandosi gli occhiali e salendo velocemente verso le proprie stanze. Nessun'altro notó la sua assenza poiché erano concentrati sul cibo.
Mentre mangiava però lo sguardo di uno di loro cadde su una cosa che lo scosse particolarmente. Posó la forchetta e cercó di guardarla senza essere notato. Gilbert già ne aveva vista qualcuna in giro per quella casa ma, con le conoscenze che aveva in quel momento, non aveva dubbi: qualcuno li stava spiando con delle telecamere.Shao. Sono di nuovo qui(la noia) c:
Finalmente è successo qualcosa di "interessante"(aggiungo le virgolette perché non lo è in realtà).Spero che questo e i prossimi capitoli vi piaceranno perché si entra più nella "vera" storia. Cercheró di non rompere più in futuro, shao c:
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Hetalia death theories
FanficQuesta storia si basa sulle death theories di Hetalia leggermente rivisitate(qui ne prendo in considerazione solo 10). Se le conoscete bene, se no beh... le scoprirete! E visto che considero la trama uno spoiler vi lascio alla lettura.