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Inghilterra si poggió sul muro accanto alla porta a braccia incrociate, osservando tutti i movimenti di quello strano Francis mentre usciva. Era basso come l'inglese e questo lo aiutò a capire quanti anni potesse avere. Il sopracciglione pensó subito quanto potesse essere facile parlare con un adolescente depresso ma, continuando ad osservare il giovane francese anche mentre si era fermato accanto a lui, dovette cambiare quell'aggettivo. Guardando bene quegli occhi azzurro spento non si scorgeva tristezza, ma sofferenza. Francis sapeva nascondere quel che provava, pensava di potersi "aiutare" da solo continuando a fare quel lavoro sporco che odiava. Non aveva altra scelta per andare avanti, l'avevano costretto sin da piccolo e aveva dovuto continuare per necessità. Quei giorni nella casa con i nove sconosciuti lo avevano aiutato, si era goduto quella "vacanza". Il ragazzo però, davanti all'inglese, capì che era finito tutto. Quello sguardo verde era uguale a tutti quelli che cercavano i suoi favori. Si strinse nelle braccia, rabbrividendo.
«Allora?»
Quella singola parola scosse Inghilterra che finalmente smise di fissarlo, guardandolo però imbambolato.
«Cosa?»
«Dovrei chiedertelo io. Vuoi delle informazioni o te ne infischi?»
«Infischiare? Voglio sapere solo delle cose» Il sopracciglione agitó le mani non capendo a pieno le sue parole.
«Sono sano ed... Economico»
«Cosa? Mi fa piacere sapere che stai bene ma che c'entra "economico"?»
Francis alzò un sopracciglio con perplessità, assottigliando lo sguardo confuso.
«Non... Parliamo della stessa cosa?»
«Credo proprio di n-...» Inghilterra si bloccò, realizzando di cosa stesse parlando l'altro. Il suo sguardo si fissó su un punto indefinito del suo viso, intento a ragionare. Adesso capì perché Francia era un pervertito. «Ti prostituisci?»
Francis spalancó gli occhi mentre cominció a scuotere la testa. Duró poco perché dopo l'abbassó, stringendo le labbra mentre sperava che non chiamasse le guardie. L'inglese si trovó stranamente a disagio mentre aspettava la risposta del ragazzo che arrivó flebilmente.
«N-non chiamare le guardie, ti prego...»
Prima che Inghilterra potesse dire qualcosa, si elevó un particolare sospiro e dalla sala uscì una massa di capelli lunghi, biondi e ricci. Francia, accortosi dei due, poggió le mani sui fianchi e li squadró facendo una risatina.
«Angleterre, non molestare ragazzini»
Continuó a ridere e l'inglese, rosso sia dalla rabbia che dall'imbarazzo, cercó di tirargli un pugno che finì a vuoto poiché troppo lento e scagliato senza la vera intenzione di fargli male.
«Certo che no! Stiamo conversando. Sai che significa conversare
Il francese sospiró e si pose al fianco del ragazzo uguale a lui, mettendogli un braccio sulle spalle.
«Allora, cosa ti ha fatto?»
Francis, sentendo quel familiare accento francese, sembró calmarsi; infatti smise di torturarsi le mani.
«Nulla...»
«Ha scoperto il tuo segreto?»
Il ragazzo lo guardó stranito, tenendo la bocca semiaperta.
«Lo sapevi?! Nessuno di noi dovrebbe saperlo!» Inghilterra si intromise bruscamente, agitando le mani.
«Possiamo saperlo. Mi sono andato ad informare perché ci tenevo e così hanno fatto altri»
Quelle parole fecero abbassare la testa di un imbarazzato Francis che fece scoppiare in una risata il suo omonimo.
«Sei al sicuro. Non dovrai neanche lavorare»
Con quelle parole il tipo alto dai capelli biondi portò via il più giovane, trascinandolo per un braccio mentre borbottava qualcosa su dei "consigli". Inghilterra, rimasto solo, continuó a guardare il vuoto prima occupato dai due francesi. Lui sapeva che l'altro Arthur era drogato poiché fu evidente dall'inizio. Si domandava però cosa avessero gli altri, quelli meno evidenti come Matthew o Alfred. Su quest'ultimo si poneva tantissime domande perché era uguale ad America ma non aveva lo stesso entusiasmo che caratterizzava quest'ultimo. L'inglese escluse subito la depressione o cose simili. I superiori l'avevano chiarito da subito: solo una persona ne soffriva e quello era Feliciano.
Scrolló le spalle, sospirando e cominció a camminare verso la cucina borbottando un "Ho bisogno di un thè".

All'interno, nel frattempo, ricominció la solita confusione provocata però da un italiano e da un tedesco che doveva reprimere l'istinto di buttarlo in un campo minato. Italia era seduto sul tavolo a poca distanza dal suo omonimo, spaventato da tutto l'entusiasmo e le domande che faceva l'altro.
«Ve~ perché ti sei tagliato? Mi hai spaventato!» continuó a ripeterlo finché Germania non si pose tra di due con le mani sui fianchi, dando le spalle alla nazione alleata.
«Perdona quest'idiota» Abbassó la testa in segno di scuse e non si accorse che Feliciano si era rannicchiato sulla sedia con le ginocchia al petto, guardandolo tremante.
«Doitsuu~ non fare quello sguardo cattivo»
«Sguardo cattivo?» Germania si voltó leggermente verso l'italiano che gli aveva poggiato la mano sulla spalla. In quel momento gli toccó un punto tra i due occhi, sorridendo.
«Sì, ve~. Spaventi tutti così»
Il tedesco sospiró, distogliendo lo sguardo.
«C'è della pasta nell-» non ebbe il tempo di finire poiché l'italiano, sentendo la parola pasta scattó in piedi e, trascinandosi dietro anche l'omonimo, corse fuori, investendo Inghilterra che stava andando nella piccola sala svago per avere il suo thè. Italia lo gettó letteralmente a terra e arrivó prima di lui, mettendo a soqquadro l'intera saletta. Non trovando nulla provó poi con un'altra sala.
Inghilterra gli inveì contro agitando il pugno e ritornó nella sala grande, trovando tutti(o meglio, quasi tutti) al loro posto, tranne Germania. Questo servì all'inglese che usó la cosa come scintilla per accendere un piccolo litigio, schernendo il povero tedesco che effettivamente non aveva fatto nulla.
I ragazzi non-nazioni, confusi per situazione, si ritrovarono ad assistere a spettacoli del genere per tutti i giorni della loro permanenza in quel luogo.

SONO RESUSCITATA. Per la felicità di nessuno :D Scusate se fa cagare heheheh. Ho una domanda minuscola: Usuk o Fruk? :3

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 18, 2016 ⏰

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