diciotto

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"Non vuoi prenderti un giorno di pausa? Tuo padre--"

"Mio padre vorrebbe che io andassi a lavorare, Ben," lo interruppi. Sul suo volto si dipinse un sorriso di compassione, dispiaciuto per la mia perdita. Erano passati due giorni, e anche se preferivo stare a casa, a piangere per lui, sentivo il bisogno di continuare con la mia vita, continuare a lavorare e a produrre qualcosa di buono.

Lui si sedette sul letto, facendo cadere le coperte fino ai suoi fianchi nudi, e aprì le braccia. "Vieni qui," sussurrò.

Io fermai di prepararmi, sorridendogli, e appoggiai la mia borsa sul pavimento, camminando con i piedi scalzi fino al letto. Quando le sue braccia calde e confortevoli si strinsero attorno a me, sospirai, sentendomi grato ogni giorno di più per la sua presenza nella mia vita. "Grazie," mormorai sulla pelle bianca del suo collo.

"Per cosa?" chiese leggermente confuso.

Sospirai di nuovo, e mi allontanai dall'abraccio. "Per essere tu, e per essere entrato nella mia vita quella sera," aggiunsi, sfiorandogli la guancia con le dita.

Lui sembrò guardarmi pensieroso, e prima che io gli potessi chiedere cos'era che non andava in quel momento, lui disse, "Sono pronto," Io inarcai le sopracciglia.

"Sono pronto, Fede. Voglio...voglio essere il tuo ragazzo, voglio che tu sia la persona che mi tiene la mano mentre passeggiamo per le strade, per i parchi. Voglio essere la ragione della tua felicità, della tua tristezza, delle tue risate e delle tue lacrime. Voglio-- voglio te, Federico. Voglio essere tuo e che tu sia mio. Questo è quello che sono pronto a volere," affermò, tenendomi la mano e giocando con le mie dita.

I miei occhi si illuminarono alle sue parole. "Davvero? Vuoi essere tutto questo? Vuoi essere il mio ragazzo?" chiesi stupito, afferrandogli il viso tra le mani e facendo scontrare dolcemente le nostre fronti.

"Sì, lo voglio," scherzò, e dopo una risata, ci baciammo, anche se i nostri sorrisi erano troppo grandi e intrattenibili per farlo.

"Ora vai, hai un lavoro da fare," disse felice, spingendomi divertito.

"Va bene," replicai annoiato. Ora, più che mai, volevo a stare a casa con lui, tra le coperte e tra le sue braccia. "Ci vediamo questa sera, Ben,"

"Ci vediamo, Fede,"

******

Il lavoro era straziante oggi. Oggi avevo il turno al banco dei prosciutti, e diverse volte dei clienti mi chiedevano se quel Mirko Rossi che era morto pochi giorni fa era mio padre o un mio parente. Io, ovviamente rispondevo di sì, che era lui, e loro mi facevano un sorrisino triste a mi dicevano condoglianze.

Andare a lavoro per me era già stancante, in più, con tutte quelle persone che mi ricordavano di mio padre, era ancora più stancante, ed ora, che mi stavo preparando per tornare a casa da Benjamin, mi sentivo triste.

"Mi dispiace per la tua perdita, condoglianze," mi mormorò Miranda, alle mie spalle. Io, per non tirarla lunga, feci un sorriso con le labbra strette, senza mostrare i denti, e lei in pochi secondi era fuori dallo spogliatoio.

"Per fortuna che la giornata è finita," borbottai a me stesso, prendendo la borsa a tracolla e uscire anch'io dal negozio.

Arrivando a casa, mi sarei fatto una doccia calda, magari insieme al mio ragazzo, e poi avrei mangiato la cena che mi avrebbe preparato lui, ci saremmo addormentati uno attorcigliato all'altro fra le lenzuola del letto, con nessun vestito che separava le nostre pelli.

Al solo pensiero, sorrisi come un ebete, passando addirittura davanti alla via di casa. "Cavolo, sono proprio innamorato," mormorai senza pensarci. A quelle parole uscite involontariamente dalle mie labbra, mi fermai a pensare. Sono innamorato di lui. Sono innamorato di Benjamin e me ne accorgo ora. "Mi sono proprio svegliato," risi, prendendo di nuovo a camminare.

Aprì la porta di casa e misi piede dentro di essa, trovando le luci spente. "Ben?" chiamai.

Non appena entrai nel salotto, le luci si accesero, e subito una cinquantina di persone sbucarono da dietro il divano, con in testa un cappellino triangolare e qualcuno aveva una trombetta tra le labbra.
Guardai verso l'alto trovando un enorme striscione con su scritto: buon compleanno fede.

"SORPRESA!" gridarono tutti. Scossai la testa, sorridendo, e proprio lì, in mezzo a tutte quelle persone, vedevo solo i suoi occhi cristallini che penetravano i miei, e non c'era sensazione più bella che sentire le farfalle nello stomaco.

owner of a lonely heart→cuori solitari; fenji {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora