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"Sai...di solito non incontro le persone con cui ho dormito, ma, che dire -- ci si rivede...com'è che ti chiami?"

"Sto lavorando, Benjamin," borbottai, occupandomi dei sacchi che Taylor mi aveva dato.

"Ti sto chiedendo come ti chiami," replicò lui annoiato. Che ci faceva qui? Oh, giusto, lavoro in un supermercato.

Lo ignorai, prendendo un altro pacco nella mano, ma lui mi girò e mise una mano su un mio fianco, tenendomi stretto. Deglutii, guardandolo con occhi sgranati e sorpresi.

"F. Rossi. F per che cosa sta?" chiese lui, il suo respiro mi solleticava le guance, che probabilmente a quest'ora saranno state più rosse della mia maglietta.

"Federico," borbottai.

"Federico," ripetè lui, annuendo lentamente mentre mi studiò il viso. Notai che aveva gli occhi color azzurro, che tendevano a essere più color ghiaccio. Aveva gli occhi grandi, e ora li stava strizzando, passandoli su tutti i miei tratti. Sotto il suo labbro c'erano due palline di ferro, lucide. Sulle sue labbra era dipinta una piccola curva su entrambe le sue estremità, dando vita a un sorrisino compiaciuto.

Lui si avvicinò a me, e quando credevo che mi stesse per baciare, sentì le sue labbra sfiorare il mio orecchio. "Voglio rivederti questa sera," sussurrò con un tono seducente. Stando vicino a me, mise una mano nella mia tasca dei pantaloni, approfittando per stringere possessivamente il mio di dietro.

Lui si allontanò da me, e con due lunghi passi, era sparito davanti a me, uscendo velocemente dal supermercato. Non mi accorsi neanche che avevo il fiato corto finché non sentì quanto i miei polmoni stessero chiedendo di respirare.

"Allora, hai finito?" mi girai e vidi Taylor con un piccolo sorrisino. Speravo, anzi, pregavo che non avesse visto questa scenetta fra me e Benjamin.

"Sì, me ne mancano due," dissi, buttando gli ultimi due all'angolo.

"Ti vedo un po' sorpreso...è successo qualcosa? Sembra che hai visto un morto!" esclamò ridendo puntando l'indice verso la mia faccia. Non sapendo come agire, iniziai a ridere e a dare a me stesso dello stupido.

*

Il resto della giornata era trascorsa molto velocemente, tra risate e momenti seri. Ogni volta che ne avevo l'occasione, passavo il pollice sopra il foglietto che mi aveva dato il ragazzo quel pomeriggio. Mi domandavo per quale bizzarro motivo voleva vedermi quella sera.

"Che voleva quel ragazzo prima?" chiese Taylor, riportandomi alla realtà dandomi un piccolo colpo al gomito.

"Oh, nulla," mentì, scossando la testa e provando a non arrossire.

"Sicuro? Sembrava un maniaco. Uno di quelli che ti ruba la verginità con lo sguardo," scherzò, lanciandomi un sorriso compiaciuto.

"Lo ho visto ad un bar poche sere fa," replicai, non aggiungendo altro. Lei annuì e ci fu una piccola pausa nella nostra conversazione.

"Be', ora ti devo salutare," affermò, fermandosi davanti a una stradina di campagna.

Sgranai gli occhi. "Come? Perché? Dove devi andare?" chiesi confuso.

"Questa è casa mia, Federico," rispose ridendo alla mia stupidaggine.

"Oh già, me ne ero dimenticato che ti stavo accompagnando a casa," mentì.

"Non fa niente," disse con un sorriso. Si sporse in avanti verso di me e lasciò che le sue labbra vennero a contatto con la pelle della mia guancia, mettendo una mano sulla mia spalla rigida. "Ci vediamo domani a lavoro," aggiunse, sorridendomi.

Le sorrisi indietro, e prima che potessi scomparire interamente dalla sua vista, la salutai con un cenno della mano.

Mentre mi girai, la sentì che corse in dietro, verso di me. "Fede!" esclamò, prendendomi per un braccio. "Quasi dimenticavo," disse con il respiro affannato. Mi porse un altro foglietto e io lo presi. Era il suo numero di cellulare.

"Sarebbe bello, sai, uscire per un drink, una sera...sempre se ti va."

"Certo! Certo che mi va," dissi velocemente, rassicurandola.

"Ci vediamo, Fede," disse dolcemente, dandomi le spalle per iniziare a camminare verso casa.

"Ci vediamo."

owner of a lonely heart→cuori solitari; fenji {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora