diciannove

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"Sei tremendo," gli sussurrai all'orecchio, mentre gli cinsi un fianco con un braccio e lo avvicinai a me. Prese un piccolo pezzetto di torta che era sul suo piattino di plastica e avvicinò la forchetta alle mie labbra. "Mangia," comandò con un piccolo sorriso compiaciuto.

"Ora mi dai gli ordini?" domandai, alzando un sopracciglio e assaggiando la delizia. Sul suo viso cadde un espressione seria, quando si avvicinò al mio orecchio, e in un sensuale sussurro disse,"Mi piace dare ordini in altre situazioni, piccolo,"

Sapevo che stavo arrossendo violentemente, e il suo sorriso compiaciuto e soddisfatto ne era la prova. "Ho due regali per te," disse, mangiando un boccone della torta alla crema che avevo rimasto nel mio piattino.

"Quali sarebbero?" chiesi.

"Uno te lo mostro questa notte," disse. "L'altro più tardi. Spero ti piacerà," aggiunse, diventando notevolmente serio.

"Mi piace tutto di te, Ben, lo sai," sospirai, sorridendo.

"Lo so," scherzò. Facemmo conversazione per qualche altro minuto, finché Benjamin mi disse che aveva una cosa da fare e corse in camera da letto.

Mentre ero solo, andai nel tavolo delle bibite, dove intravidi subito i capelli scuri del mio amico. "Bailey," lo chiamai, avvicinandomi a lui.

"Amico, il tuo ragazzo è fantastico, ha organizzato tutto lui questo ben di Dio," disse, bevendo un sorso della sua tequila. "Ha detto che ti vedeva giù di morale dopo la morte di tuo padre, così ha pensato che una festa per il tuo compleanno potesse tirarti su," aggiunse, alzando le spalle.

"Lo so, sono davvero sorpreso da tutto questo," dissi mentre indicai attorno a me.

Dopo minuti di silenzio, Bailey mi guardò con un sorrisino da ebete. "Che c'è?" chiesi confuso, anche se avevo un sorriso.

"È quello giusto lui," disse dolcemente. Io arrossì leggermente, sentendo quelle dolci paroli rivolte verso il mio ragazzo.

"Lo spero," risposi, annuendo.

"Gente!" esclamò Benjamin scendendo dalle scale con il suo strumento in mano. Salì su un piccolo palchetto che avevano costruito, e tutta la confusione svanì non appena gridò,"Ascoltatemi tutti," con un sorriso.

Non appena c'era abbastanza silenzio nella stanza, il suo sguardo incontrò il mio, e in qualche modo il suo sorriso si allargò.

"Fra poco vorrei cantarvi una canzone, anche se non sono bravo a cantare, ma la ho scritta io, e la ho dedicata a una persona in particolare qui presente. Quella persona, che ha compiuto gli hanni due giorni fa, è Federico. Oggi, è diventato ufficialmente il mio ragazzo. Lo posso chiamare mio," iniziò, continuando a guardarmi. "Detto questo, vorrei condividere la nostra storia, il nostro percorso che abbiamo fatto prima di arrivare a questo punto. Lo ho conosciuto in un bar, una sera. Io ero un semplice ragazzino che si portava a letto le persone, non cercavo nulla di romantico in ciò. La prima volta che l'ho visto, mi sono sentito diverso, come se avessi avuto un presentimento che lui sarebbe stata l'ultima persona con cui sarei andato a letto. Giorni dopo, lo ho rivisto, e siamo diventati amici in poco tempo. Be', non semplici amici, lui ha avuto una storia con un'altra persona, forse per distrazione, oppure era veramente innamorato di lei. Una notte, lo abbiamo rifatto, e lui aveva detto che voleva me. Voleva me, e io volevo lui, e questo è stato abbastanza per far crollare le mie mura. E, mesi dopo, lui era solo. Quando mi aveva detto che si erano mollati, io ero estasiato, perché lui sarebbe stato finalmente mio, ma avevo paura. Avevo paura di fottere tutto, di ferirlo o che lui ferisse me. Ma non l'ha fatto, non mi ha detto che se ne sarebbe andato. È restato. Con me. E io gliene sono grato per essere entrato nella mia vita quella sera, perché senza di lui non sarei qui. Senza di lui non sarei una persona migliore, una persona felice che non affoga i propri dispiaceri nel sesso. Sono grato di averti conosciuto, Federico Rossi, e sinceramente, non vedo l'ora di avere tante avventure con te. Ti amo," concluse, e io sentì gli occhi che mi pizzicavano, forse qualche lacrima era anche caduta.

Infine, prese la chitarra, e iniziò a far danzare le sue dita sulle corde, facendone uscire una dolce melodia, e con se, la sua voce uscì dalle sue labbra carnose che erano rivolte verso l'alto in un sorriso.

In un attimo, ho capito che eri tu

Il mio angelo

la luce che mi sveglia la mattina

Il giorno che ti ho visto eri lì.

Eri all'angolo, seduto in quel caffè

in fondo al tavolo un posto libero per me

Gli anni passano, i ricordi rimangono.

Se il mondo lo sapesse quanto ti ho cercato

fermerebbe il tempo per vederti un giorno in più

Amore vieni con me

scappiamo a New York

Se stiamo insieme, di paura non ne avrò.

Non pensi che

sia inutile rimanere a piangere

nascondere le lacrime

Amore vieni con me

scappiamo a New York

Se stiamo insieme, di paura non ne avrò.

Ti porterò, al centro del mondo

andata senza ritorno e ora vieni con me

[...]

In un attimo, ho capito che eri tu

Il mio angelo

La luce che mi sveglia la mattina,

Il giorno in cui ti ho visto eri lì

Conlcudendo la canzone, scese dal piccolo palchetto, mi raggiunse e con un sorriso, mi guardò negli occhi, prima di tirare fuori dalla tasca dei suoi pantaloni due biglietti di sola andata.

"Vuoi scappare con me a New York?"

"Sì, scappiamo, Ben,"

FINE

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A/N: Ebbene sì, questa storia è giunta al termine. Vi ringrazio per tutte le stelline e commenti che avete lasciato, e che dire, commentate qua sotto che cosa ne pensate di questo capitolo e lasciate una stellina se vi è piaciuto. ♡

owner of a lonely heart→cuori solitari; fenji {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora