Capitolo 1 Ricominciare da capo

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Il piccolo appartamento, debolmente illuminato da una fessura della finestra, non è cambiato di una virgola tranne per un incredibile ordine e pulizia: da una rapida occhiata vedo che ogni singolo oggetto è al proprio posto, nessuna traccia di polvere sulla libreria e la cucina brilla.
Segno che Anna è stata qui.

Avanzo in questa stanza piena di ricordi e mi dirigo alla finestra oltrepassando il piccolo divano in pelle, fedele compagno nelle serate di pioggia insieme a copertina e l'immancabile libro che mi portava in posti sempre differenti in altrettante avventure.

Apro la finestra e le ante: davanti a me non si snodano più i campi sconfinati della Contea ma una delle strade della città con i suoi tram, il suo traffico, con la sua gente superficiale e diffidente; l'aria è malsana e sulla città aleggiano nuvole di smog e i fumi delle grandi industrie.
Il cielo è plumbeo.

Appoggiata alla finestra, sospiro malinconica davanti al paesaggio: mi sembra di essere stata catapultata in un altro mondo.
Ma la Contea di Hazzard esiste veramente oppure me la sono sognata?
E mi sono inventata anche Lui, l'unico ragazzo che amo veramente e con cui ho fatto l'amore per la prima volta?

"Chi non muore si rivede, eh?"

Mi giro di soprassalto verso la voce proveniente dalla porta d'ingresso e vedo lei, la mia migliore amica.
Non è cambiata affatto dall'ultima volta che l'ho vista: i lunghi capelli castani chiari cadono dolcemente sulle spalle incorniciando i fini lineamenti del viso; i grandi occhi nocciola sprizzano gioia come un tempo e il sorriso è sempre rassicurante e amichevole.

"Anna!" esclamo felicissima

"Sono così felice che tu sia tornata!" strilla correndo ad abbracciarmi fortemente.

Avevo proprio bisogno di un suo abbraccio.

Anna si stacca e mi squadra da capo a piedi: "ti trovo cambiata: sei più bella. L'America ti ha fatto proprio bene"

"Non diciamo sciocchezze, sono sempre la solita"

"Dovrei essere furente con te" ammette lanciandomi un'occhiataccia "sparire così, senza dirmi nulla. Sono stata in pena per te, Chiara"

"Lo so, sono stata un'imperdonabile cafona" ammetto mentre mi lascio cadere sul divano "ma non ho avuto possibilità di scriverti per tre mesi"

"La tua vacanza doveva durare un mese e invece è passato un anno: mi vuoi spiegare che è successo?"

Spiegare. Fosse facile!
Quello che mi è successo ha così dell'incredibile che verrei internata in qualche ospedale psichiatrico se raccontassi anche solo una delle avventure passate.

Faccio spallucce.
"Il motore della mia macchina ha avuto dei problemi e in aggiunta sono stata rapinata.
Ma con un po' di fortuna sono riuscita a trovare un lavoretto ed ho potuto racimolare quando basta per il rientro in Italia"

"Be, dovevi guadagnare bene per poterti permettere un anello del genere"

"Anello?"

"Si, anello. Che diavolo sarebbe, altrimenti, quel cerchietto infilato all'anulare sinistro?"

Istintivamente sposto lo sguardo sulla mano indicata ed ho un tuffo al cuore: porto ancora l'anello di Lavinia Duke.

"Anche se" continua Anna osservando meglio l'anello e la sua posizione "inizio a pensare che forse non l'hai comprato tu e che mi stai nascondendo qualcosa"

Ritraggo velocemente la mano imbarazzandomi.
"Ma che dici? L'ho comprato io stessa e non ha nemmeno questo gran valore che dici"

Scusa Lavinia, non voglio sminuire l'importanza del tuo anello ma in questo momento non ho voglia di raccontare ad Anna come ne sono venuta in possesso: troppi ricordi, troppo dolore.

Anna mi fissa intensamente con sguardo dubbioso, cercando di scoprire cosa sto nascondendo e, prima o poi, ci riuscirà: mi conosce troppo bene.

"Tieniti pure i tuoi segretucci, non mi interessano" replica facendo finta di essere offesa "ma non puoi negarmi una birra al nostro solito bar: ti ho curato casa per un anno, me lo devi"

Mi sciolgo in un sorriso e annuisco: "si, te la meriti proprio"

********************

Bo

Giornata di sole splendente nella Contea di Hazzard: la primavera sta risvegliando la natura ancora assopita e sugli alberi iniziano a spuntare le prime gemme.
Un venticello leggero allevia il calore del sole e tutti sono più allegri, più cordiali del solito.
Tutto è perfetto.

Ma un difetto io lo vedo e lo sento, soprattutto, ed è insopportabile: la sua assenza fa più male di un pugno sferrato nello stomaco.

Mi manca tutto di Lei: la sua risata contagiosa, i suoi riccioli neri, il suo carattere forte e deciso che non le permetteva di scendere a compromessi con nessuno, la sua permalosità, la sua cocciutaggine.

Mi mancano i suoi abbracci, le sue mani che si divertivano a giocare con i miei capelli, lo sguardo che aveva solo e soltanto per me. Nessuna era mai riuscita a farmi cedere così di schianto e nessuna mai ci riuscirà: Lei è unica.

Mi affaccio a quella che per un anno è stata camera sua con la speranza di trovarla ma, come ogni volta, la trovo vuota e una morsa mi attanaglia lo stomaco.

L'occhio cade su quel letto dove abbiamo fatto l'amore più volte, con la paura di venire scoperti da zio Jesse ma che per fortuna non è mai successo e tiravamo un sospiro di sollievo ridendo di noi e di quello che avevamo combinato alle spalle del vecchio zio.

E ora tutto questo sembra che non sia mai esistito, se non solo nella mia testa.

Una mano leggera si posa sopra la mia spalla e, girandomi, incrocio il dolce sguardo di Daisy.

"Su col morale Bo: tornerà presto da noi, sai che non può stare lontana da Hazzard e da te. Ormai tutto è stato chiarito: i veri rapinatori sono stati acciuffati"

"Non mi interessa " replico seccato "ha fatto la sua scelta e ha deciso di abbandonarmi"

Lascio Daisy sola nel corridoio ed esco in veranda cercando di distrarmi, senza risultati.
Daisy crede che la sua partenza sia dovuta all'ennesimo tiro mancino di Boss per incastrarci, ma non sa che in realtà la colpa è solo e soltanto mia.

Una ragazza ad Hazzard. Un anno dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora