Come ogni mattina, mi siedo al tavolo con una tazza di latte e riso soffiato e guardo il giornale fresco di giornata.
Obiettivo: trovare lavoro.
È passato ormai un mese da quando sono tornata in Italia e non posso continuare a non fare nulla in attesa di riuscire a capire quello che voglio: ho bisogno di un lavoro.
Possibilmente senza combinare danni.L'ultimo annuncio a cui ho risposto cercava una barista.
"Ecco quello che fa per me" ho pensato gioiosa "ho una certa esperienza come barista!", così tutta carica e ottimista ho spedito il curriculum all'indirizzo del bar.
Tempo un giorno e ricevo la chiamata del futuro datore di lavoro per convocarmi al colloquio.
È così, come una bimba tutta agitata dalla magia del Natale e dai regali sotto l'albero, mi sono recata al bar pronta ad affrontare il colloquio.
Ho curato tutto nei minimi dettagli: i miei capelli ricci sono stati domati da Anna grazie al phone e alla spazzola e sapientemente legati in una coda alta; ho indossato jeans stretti, ai piedi le mie inseparabili converse nere, una maglietta azzurra e la camicia ocra di Bo.Bo Duke
Scuoto la testa e abbandono il pensiero di Lui e volo al colloquio, l'intesa c'è e inizio a lavorare.
Quindi vi chiederete: e perché caspita continui a cercare lavoro se ne hai già uno?
Perché mi hanno licenziato dopo tre giorni.
T-R-E giorni.Sapevo di essere cambiata dopo la mia permanenza ad Hazzard: non ero più quella ragazza timida e insicura che si faceva andare bene tutto, umiliazioni comprese.
Avevo preso anche consapevolezza di non essere poi così brutta se mi mettevo d'impegno.
Ed è per questo motivo che sono stata licenziata: un cliente particolarmente molesto non la finiva di importunarmi e, invece di chiedere aiuto al capo, ho provveduto io stessa a liberarmi del cliente con un bel destro assestato sul naso.
E mi son trovata senza lavoro."dannazione, possibile che non ci sia nulla che fa al caso mio!"
Sbatto il giornale per terra, delusa dal negativo esito delle mie ricerche.
"Non posso andare avanti così, mi serve un lavoro e alla svelta".In quel momento suonano alla porta.
Totalmente inadatta a ricevere ospiti, vado alla porta.
Sinceramente ora come ora sono troppo amareggiata per poter pensare al mio outfit.
Sulla soglia di casa compare Anna, vestita di tutto punto come al suo solito."Ehilà! Se il buongiorno si vede dal mattino..."
"Entra, che è meglio" grugnisco imbronciata.
Ciondolo fino al tavolo della cucina e mi lascio andare nel più nero degli umori.
Anna mi segue silenziosamente e osserva."Niente da fare eh?"
"No"
"Su non lasciarti andare... qualcosa salterà fuori"
"La vedo nera"
"Sei proprio di umore nero"
"Nerissimo"
"È da quando sei tornata che hai questo malumore... sei sicura che sia solo per il lavoro?"Colpita ed affondata.
Anna mi fissa intensamente con i suoi occhioni blu, sorridendo dolcemente.
Mi conosce troppo bene, Anna, per poter credere che sia solo la mancanza di un lavoro a farmi diventare nervosa.
Non mi ha più chiesto nulla dell'anello che ancora adesso mi ostino ad indossare nonostante stia cercando di lasciarmi tutto alle spalle, ma sono sicurissima che abbia intuito il vero motivo per cui sono tornata."Non credi che sia ora di dirmi quello che ti sta succedendo? Non voglio farmi i fattacci tuoi ma non credo assolutamente che sia la mancanza di lavoro a renderti nervosa, come son sicura che quell'anello non l'hai comprato tu"
"Non ho voglia di parlarne. Voglio solo dimenticare"
Mi alzo dalla sedia e raggiungo il divano sprofondandoci e coprendomi con una coperta fin sopra alla testa.
Non voglio parlarne, voglio solamente scordarmi di lui e di Hazzard, non voglio più sentire nominare il Kentucky, non...Improvvisamente la coperta mi viene tolta e davanti a me si materializza Anna con sguardo severo.
"Ora basta. Smettila di tenere quel broncio perché proprio non ti sopporto più. So che ti è successo qualcosa ma comportandoti così non otterrai nulla se non farti venire un ulcera perforante, quindi raccontami tutto e vedrai che ti sentirai meglio"
"Ho detto no"
"Invece lo farai"
"Non costringermi a buttarti fuori di casa"
Per tutta la sua risposta Anna si siede a braccia conserte sulla poltrona e mi guarda fissa dritta negli occhi.
"Mi avevi promesso di raccontarmi tutto"
"E l'ho fatto"
"No. E sappi che non me ne andrò via da qui finché non me lo racconti. Non mi butteresti mai fuori di casa, non ne hai il coraggio.
Sei cambiata, e parecchio, ma non per questo ho soggezione di te.
Non posso risolverti i problemi ma sono sicura che solo a parlarne ti sentirai meglio"Ci guardiamo in cagnesco per dieci minuti buoni.
Io resto sulla mia posizione e lei fa altrettanto.
Non abbassa mai lo sguardo, i suoi occhi azzurri sono come degli iceberg freddi e pungenti.
Io pure.Abbiamo dato il via alla nostra personalissima guerra fredda.
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Una ragazza ad Hazzard. Un anno dopo
FanfictionSequel di "Una ragazza ad Hazzard" Aria di cambiamenti per la nostra eroina Hazzardiana, costretta ad un rientro temporaneo in Italia, scoprirà ben presto di come non si senta affatto Italiana: la vita di Hazzard prende il sopravvento e riparte all'...