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Kurt urlò, il dolore che lo straziava dall'interno. La Strega rise.

"Non resistere, soldato. Il tuo generale non ti biasimerà." Gli girò intorno, osservandone la figura rannicchiata a terra. "Almeno non dopo che lei avrà provato lo stesso tormento. La comprensione è l'arma più efficace contro l'ostinazione."
Kurt urlò ancora, dilaniato dall'interno: qualcosa dentro di lui si stava muovendo, riempendogli le viscere di un dolore amaro.

"Avanti, soldato. Voglio solo un numero." lo incalzò la Strega, fermandosi davanti a lui. Kurt alzò gli occhi sulla sua figura snella, tentando di metterla a fuoco tra le lacrime mentre ondate di dolore lo invadevano, consumandogli l'anima. "Quanti di voi devo uccidere prima di staccare la testa a Leopold?"

La donna sorrideva languida davanti a lei, invitandola alla violenza. Il pugnale era pesante nella sua mano, troppo pesante. Emma abbassò lo sguardo verso di esso, accorgendosi che tra le dita non stringeva più la vecchia lama, ma la testa di Walter. La lasciò cadere in un moto di orrore, e la testa tintinnò sul terreno.

Rialzò lo sguardo furente sulla Strega.

"Le tue illusioni sono alquanto scadenti, Strega."

Lei rise appena. "Eppure ora sei disarmata, Principessa."

Emma digrignò i denti e strinse i pugni.

"Libera i miei uomini."

"Quale autorevolezza! Degna del tuo titolo..."

"Dov'è lei?"

La Strega rimase in silenzio, ma non smise di sorridere. Anzi, il sorriso si allargò fino a scoprire i denti, che improvvisamente si allungarono, appuntirono. La sua pelle si ispessì e si ricoprì di squame, il collo si allungò così come le dita e gli arti. Gli occhi divennero due fiamme dorate mentre un paio di enormi ali membranose si spalancava, senza creare alcuno spostamento d'aria, tuttavia. Emma rimase immobile mentre l'illusione del drago le passava attraverso, liberando i suoi uomini dall'incantesimo e svanendo come fumo verde tra gli alberi.

"Vieni a prenderla, Principessa." risuonò la voce suadente della Strega nella sua testa.

Le labbra di Malefica aderivano al suo collo mentre la sua lingua dardeggiava sulla sua pelle, mandando ondate di disgusto a scuoterle il corpo. La leggera sottoveste non bastava a proteggerla dalla pressione del corpo della donna contro il suo. La sensazione di freddo sulla sua schiena, data dalle grandi pietre squadrate che componevano l'impenetrabile muro della fortezza, era l'unica cosa a mantenerla lucida mentre la mano vigliacca della Strega scivolava sul suo seno, lontana dalla sua pelle solo grazie alla seta azzurra che a malapena le copriva il corpo.

Regina resistette per l'ennesima volta all'impulso di scostarsi. Non le avrebbe dato questa soddisfazione.
D'un tratto la Strega si allontanò da lei. Percependo il peso del suo sguardo su di sé, Regina volse il capo verso di lei, sfidandola col fuoco dei suoi occhi castani.

Malefica tuttavia non parve farci caso: il suo sguardo era appannato, come distratto.

Volse la testa di scatto, verso l'alto. Un corvo gracchiò dalla piccola apertura che faceva entrare a malapena la luce riflessa dalla falce di luna.

"Perdonami." disse Malefica, tornando a guardarla. Mentre parlava, nei suoi occhi Regina scorse promesse che mai avrebbe voluto veder mantenute. "Tornerò il prima possibile, mia cara."

Detto ciò scomparve in una nube verde. Regina udì il corvo allontanarsi con potenti battiti d'ala, lasciandola sola con la sua tremenda attesa.

I minuti passarono, accrescendo indescrivibilmente il senso d'ansia che le cingeva il petto. La ragazza si costrinse a prendere dei respiri profondi, sperando al contempo che la strega non decidesse di riapparire proprio in quei momenti. Ebbe tutto il tempo di calmarsi prima che la donna tornasse nella stanza, apparendo gradualmente tra volute smeraldine di magia.

Malefica si passò frettolosamente le mani sul vestito nero, come a pulirlo dalla polvere. "Perdona l'interruzione, Altezza." disse distrattamente senza guardarla mentre completava l'operazione. "Questioni diplomatiche improvvise hanno richiesto la mia attenzione. Dunque..." soggiunse, alzando finalmente gli implacabili occhi cerulei su di lei. "Dove eravamo rimaste? Oh, sì..."

La Strega strinse appena le palpebre. Nelle fosche iridi azzurre passò un lampo di magia verde, riflesso di ciò che stava accadendo alla donna legata al muro davanti a lei.

Il freddo della stanza le sfiorò improvvisamente la pelle. Regina abbassò lo sguardo sul suo corpo nudo, e da lì non mosse più gli occhi. Rabbia, una furia incontenibile che sembrava volesse farle esplodere il petto, frustrazione, e paura. Tutte si mescolarono nel suo sguardo nascosto e nel suo cuore, accendendole le gote di porpora.

La Strega non l'aveva mai spogliata, ancora, tanto che Regina aveva iniziato a dubitare delle sue ragioni. Certo, l'aveva guardata, e l'aveva sfiorata, ma mai veramente, mai si era spinta oltre il sottile velo di seta.

Ora, invece, non c'era più alcun dubbio. La speranza che le ragioni che avevano spinto la Strega a rapirla e a tenerla prigioniera fossero politiche era svanita insieme alla sua sottoveste.

"Così va molto meglio."

La voce arrochita della donna spinse Regina a sollevare lo sguardo su di lei.

Essendo la regnante sollevata da terra, e Malefica naturalmente più alta di lei, i loro occhi si trovavano alla stessa altezza.

Quelli della Strega, tuttavia, risplendevano ora di una luce sinistra.

Si avvicinò con un passo lento, dandole il tempo di assaporare la paura. La percorse con lo sguardo con la stessa lentezza, come se volesse godere di ogni centimetro di lei.

Regina deglutì e distolse lo sguardo, ma nonostante i suoi sforzi sobbalzò quando la Strega fece scivolare un dito lungo la linea mediana del suo corpo.

Percepì il suo sorriso, più che vederlo.

"Non temere, Maestà. Come ho già detto, non ti farò alcun male."

Tutti amano ReginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora