La sala da ballo era gremita di persone provenienti da ogni angolo del reame. Cortigiani, duchesse, paggi e principi addobbavano la stanza con le più varie livree, a seconda della casata d'appartenenza.
Leopold fece il suo ingresso con un gran sorriso sul viso rotondo e ornato dalla barba bianca, la corona che scintillava nella luce che filtrava dalle alte finestre a sesto acuto. Alzò il calice che teneva in mano, e nella sala scese il silenzio mentre a tutti veniva dato il tempo di inginocchiarsi.
"Popolo del Regno del Nord! Miei cari!" esordì, racimolando i sorrisi entusiasti degli invitati. "In questo giorno gioioso festeggiamo insieme il ritorno a casa della mia amata sposa..." Indicò durante la breve pausa un punto alle sue spalle, con un gesto ampio della mano. Una delle grandi porte in fondo alla sala si aprì sospinta da due servitori, rivelando la splendida donna vestita di azzurro chiaro. Regina avanzò nella sala. Le larghe spalline della veste sembravano brillare nella luce del giorno, catturata e poi lasciata libera dai piccoli cristalli che le adornavano. Il suo viso, lasciato scoperto dai capelli raccolti, tranne una ciocca lucida sul lato del viso, era puntato in fondo alla sala mentre raggiungeva il suo sposo, posando la mano guantata di seta nella sua."...Regina." continuò il re non appena sentì la mano della donna nella sua. La strinse appena, continuando a far spaziare lo sguardo sulla folla. "Ma tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il sacrificio dei miei uomini. Uomini d'onore e valore, uomini che mai avrei voluto perdere. Ma il loro sacrificio era necessario. Ed è un onore per me dedicare questa festa alla loro memoria, ed allo straordinario coraggio degli unici sopravvissuti." Leopold indicò le due Guardie Reali in fondo alla sala, ai lati della porta. I due si misero sull'attenti.
"Lucas, valoroso guerriero, che tutti conoscete. E mia nipote Emma, entrambi parte della mia guardia personale. Entrambi disposti a sacrificare la vita per me." Fissò lo sguardo serio su di loro. Poi sorrise al pubblico. "Fortuna che non abbiano dovuto farlo..."
Gli ospiti scoppiarono a ridere, deliziati dal senso dell'umorismo del loro sovrano.
"Ebbene, che si dia inizio alle danze!" esclamò dunque il re, alzando di nuovo il calice e bevendo da esso. Lo rifilò quindi al servitore che sempre lo seguiva come un'ombra e attirò la moglie a sé, coinvolgendola nella danza.
Regina sorrideva forzatamente, sforzandosi di tenere lo sguardo sul marito. Sopportò tre balli con lui, quindi un giovane nobile che non aveva mai incontrato la strappò cortesemente da lui. L'uomo le sorrise, posando delicatamente la mano sulla sua vita, l'altra palmo a palmo con la sua.
"Maestà..." la salutò chinando appena il capo, un sorriso sul viso squadrato. Una corta barba biondiccia gli ricopriva la mandibola, attorniando le labbra sottili.
Regina gli sorrise. Il suo tocco gentile non era spiacevole. Iniziarono a ballare in perfetta sincronia, mentre lei osservava quei ridenti occhi azzurri."Non credo di avervi mai visto a corte..." disse Regina, osservandolo con curiosità.
L'uomo le sorrise ancora. "Sono appena tornato da un lungo viaggio. Appena in tempo per salvarvi dalle grinfie del re, a quanto pare..."
Regina spalancò gli occhi, esterrefatta. "Ma che dite!" sussurrò spaventata "Volete farvi impiccare?"L'uomo rise. "Suvvia, Maestà, non ditemi che vi piace ballare con Leopold, perché non vi crederò..."
La donna sospirò, guardandolo stranita. O era stupido, o ardito. "Avete forse già bevuto tutto il vino delle cantine?"
Il giovane rise ancora. "Non ancora, no. Il mio nome è Robin, in ogni caso." si presentò finalmente, subito prima che un passo di danza li dividesse. Uniti solo dai palmi delle mani, si guardarono negli occhi. "Robin di Locksley."
Regina gli sorrise mentre la musica li univa di nuovo. "È un piacere, Robin di Locksley." Fece in tempo a dire prima che la musica sfumasse. I cantori ripartirono un istante dopo. I due stavano per seguire quelle nuove combinazioni di note quando un altro uomo si insinuò tra loro. O almeno, una creatura che ne aveva l'aspetto.
Il Genio sorrise a Regina. "Permettete questo ballo?" chiese, con voce calda.
La regina forzò un sorriso e annuì, salutando il giovane con lo sguardo. Il Genio la fece volteggiare a lungo, parlandole della magia, delle meraviglie di Agrabah e dei confini tra i mondi. Nulla che le interessasse. Il suo sguardo sfuggiva tra un sorriso cortese e l'altro, posandosi sempre sulla splendida e insolita figura al lato sinistro della porta. E gli occhi di Emma non mancavano mai di incontrare i suoi, i capelli raccolti in un'intricata ed elegante acconciatura adornata da sottilissime catene d'oro, un boccale di birra in mano, qualche parola verso l'allegro capitano al suo fianco.
Quando finalmente riuscì a liberarsi del Genio con una scusa, Regina si diresse verso di lei, evitando ogni ulteriore invito a ballare. Prese un calice di sidro prima di raggiungerla, bevendo a grandi sorsi, assetata dal movimento.
Emma non le tolse mai gli occhi di dosso mentre si avvicinava. Era una visione con quell'abito chiaro, i capelli raccolti, accaldata, il viso arrossato. Si inchinò davanti a lei quanto il corsetto le permetteva, senza mai smettere di guardarla negli occhi scuri.
Lucas si allontanò con una scusa subito dopo aver salutato la regina, lasciandole sole. Rimasero in silenzio per qualche istante, assorbite dai rispettivi sguardi. Emma, infine, sorrise, porgendole la mano.
"Mi concedete l'onore di un ballo, Maestà?" chiese, la voce delicata quanto la stretta sulla sua mano quando Regina accettò con entusiasmo.
Si strinsero l'una all'altra e seguirono appena le note dei cantori, perse nell'assoluta bellezza di quel momento.Leopold voltò appena la testa verso il Genio, continuando ad osservare le due donne.
"Vedete, Maestà?" disse il Genio, guardandolo, corrucciato. "C'è qualcosa che non va in nella regina...Da tempo è diventata troppo attaccata al generale..."
Leopold gli lanciò uno sguardo di fuoco. "Lo vedo."
La festa era finita da un po'. Non che loro lo sapessero. Nascoste in uno dei tanti corridoi inutilizzati all'interno del castello, Regina premuta contro un arazzo appeso al muro, Emma che accarezzava ogni centimetro del suo corpo mentre intrecciava la lingua alla sua, non potevano sentire la musica spegnersi, gli ospiti ritirarsi nelle loro stanze o lasciare il castello.
Con la scusa di un mancamento dovuto al corsetto troppo stretto, Regina aveva finalmente potuto lasciare la sala da ballo, stanca dei continui inviti a danzare e delle frasi di cortesia. Pochi minuti dopo, invitata da uno sguardo, Emma si era dileguata, raggiungendola in quello stesso corridoio, secondo gli accordi presi durante quel primo ballo insieme. Una volta giunta lì, Emma non aveva resistito. Non che Regina avesse opposto alcun tipo di resistenza. Il primo bacio, infatti, era stato merito della bionda. Aveva preso in braccio la regina, tenendola per le natiche, e aveva assalito le sue labbra mentre la spingeva contro il muro. Ma le gonne della donna non rendevano particolarmente comoda quella posizione, quindi il generale l'aveva lasciata presto scivolare lungo il muro, accarezzandole le gambe nell'operazione. A quel punto, mentre rispondeva con ardore al bacio, Regina aveva abbandonato la schiena della donna ed aveva invece artigliato le sue, di gonne, sollevandole in fretta e raggiungendo subito la sua parte più sensibile, facendola sussultare. Aveva iniziato a muovere le dita in cerchio su di lei, sentendola fremere a quel contatto, continuando a baciarla, mordendole il labbro. Quando Emma era venuta si era spinta contro di lei, come per averne ancora, come per prolungare quel momento all'infinito, le mani poggiate all'arazzo di lana e fili d'oro alle sue spalle per non cadere.
E ora la stava facendo impazzire con quelle carezze, anche se già una volta l'aveva accompagnata all'apice del piacere, sempre in silenzio, per non essere scoperte.Emma entrò dentro di lei, lasciandola senza fiato. Con il pollice della stessa mano prese a stimolarle il clitoride mentre muoveva lentamente le dita dentro di lei, regalandole una sensazione nuova, una tremenda e meravigliosa tensione che in breve sfociò in un'onda di piacere, forte abbastanza da minacciare di farla urlare nonostante il rischio di essere scoperte. Morse la spalla di Emma per non farlo, all'attaccatura del collo, e la sentì gemere ed irrigidirsi contro di lei mentre l'orgasmo la riempiva e poi svuotava di ogni forza.
Si strinsero l'una all'altra, ascoltando i respiri. Emma le baciò il collo.
"Ti ho fatto male?" chiese Regina ansimando ancora, cercando futilmente di guardare il punto dove aveva morso la donna. Il generale scosse il capo, continuando a posare delicati baci sulla sua pelle, lievi come petali."Ti amo." sussurrò con la stessa delicatezza, solleticando la sua pelle con quel suono. Regina le accarezzò il viso, inducendola a guardarla. Rimasero ferme per qualche istante così, condividendo quello sguardo, lasciando che le loro anime si esprimessero attraverso di esso. Poi la mora sorrise.
"Ti amo anch'io." disse prima di baciarla ancora.
Il Genio entrò nelle stanze del Re, come ordinatogli. Fece la sua riverenza al sovrano, che lo liquidò con un gesto della mano.
"Non perdere tempo, Genio. Ho solo una domanda da farti, e ho bisogno che usi la tua magia per rispondermi."
Il Genio annuì, sorridendo appena."Al Vostro servizio, Maestà."
Leopold si alzò dallo scranno e si diresse nella sala adiacente, seguito dal Genio. Si posizionò davanti ad un grande specchio ovale, appeso al muro di pietra. Tolse il velo che lo ricopriva, osservando la sua immagine riflessa. Il Genio, dietro di lui, non si rifletteva in esso. Lo superò e allungò la mano verso il lucido metallo. La superficie si incurvò verso di lui, come fosse liquida. Non appena entrarono in contatto, gli occhi del Genio divennero dello stesso colore dello specchio, e rifletterono l'immagine del Re. L'uomo deglutì, a disagio come sempre di fronte alla magia, e si schiarì la voce.
"Specchio, chi è il vero amore di Regina?" chiese, cercando di tenere salda la voce.
Il Genio lo fissò in silenzio per qualche terribile secondo, inespressivo.
"Emma." scandì infine, mentre l'immagine della donna appariva riflessa nei suoi occhi e nello specchio come se fosse lì, di fronte a lui.
Leopold annuì,abbassando lo sguardo. Quando lo rialzò, gli occhi del Genio erano tornatinormali, il contatto con lo specchio spezzato. I suoi, invece, bruciavanod'ira.
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Tutti amano Regina
FanfictionSwanQueen AU. Emma è un cavaliere che serve sotto il comando di Re Leopold. Regina, sposa del re, è una giovane sovrana benvoluta dal popolo, per quanto detesti quel ruolo e ciò che comporta. Il suo regno tuttavia è costantemente minacciato dalla St...