Eravamo insieme e bastava.

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Era l'estate del "sigarette la mattina",
l'estate del "stavolta mi godo l'estate, senza pensare a nessuno."
Del "voglio conoscere gente nuova, ma non voglio impegnarmi."
Era la mia estate, la mia voglia di rinascere, lasciare le delusioni alle spalle e ricominciare da capo una nuova vita che non ho mai sentito mia.
I giorni avanzavano, ed agosto arrivó.
Aria calda bussava alle porte, e tu..
Tu che bussavi alle porte del mio cuore, io che non volevo ne facessi parte. Eppure da quel giorno, divenne la nostra estate.
Tu, come me.
Ed io, l'esatta metà.
Tu che mi hai allungato la mano e mi hai portata nel tuo mondo, nel tuo cuore, nella tua quotidianità, nelle tue parole, nei tuoi gesti, nei tuoi pensieri. Facevo parte di te ed io non ti volevo.
Forse per codardia, ti ho lasciato andare.
Ti ho lasciato andare e mi sono sentita morire.
Trascorsero giorni e giorni, inspiegabilmente ci ritrovammo, e credimi se ti dico, che in quel momento ti ho fatto posto nella mia vita, ti ho aperto il cuore e ti ci ho buttato dentro, negli angoli più remoti, così che tu possa rimanerci a lungo.
Ti ritrovai, e non avrei mai voluto che qualcosa ci separasse, in quell'istante stesso in cui ho incrociato i tuoi occhi per la prima volta, mi sono sentita viva.
Ho iniziato a vivere nell'esatto momento in cui mi hai presa tra le braccia e mi hai sussurrato "mannaggia a te."
Già, mannaggia a me.
Mannaggia a me che ti ho lasciato fare, eppure sentivo di appartenere a te, sentivo di far parte di te.
Non scorderò mai quel giorno di settembre, la dolce agonia di quell'attimo prima che le nostre lingue danzarono a ritmo, forse io troppo impacciata, che col tuo modo di fare mi hai rassicurata. Non c'era d'avere paura, avevi ragione.
Hai messo a tacere i miei demoni nell'esatto momento in cui hai poggiato una mano sul mio petto, e hai potuto constatare tu stesso, quanto in quel momento potesse far rumore.
"Senti come batte forte."
Giá, batteva forte.
E a te?
Anche a te batteva forte?
Se avessi avuto una briciola in più di coraggio, avrei provato a cercare il tuo. Chissà se anche a te batteva così forte.
Non scorderò mai il sapore dei tuoi baci, al gusto di sigaretta e tanta tristezza.
Mi hai preso per mano e mi hai portata lontano.
Mi hai fatto assoporare, anche se per poco, il sapore della felicità.
E credimi se ti dico che con te, la felicità aveva un sapore dolce.
Dolce come i giorni che mi regalavi.
Non scorderò mai tutto il tempo che mi hai dedicato, che ti ho dedicato e che ho continuato a dedicarti.
Così come ho deciso di dedicarti questa piccola ora, a parlare di noi, ricordare che si poteva esser felici insieme e invece non era il nostro momento, non era il nostro tempo.
Da quando mi hai mandata via mi sono spenta.
È come se non stessi vivendo sta vita, come se tutto ciò che mi circonda fosse frutto di un illusione, come se fossi imprigionata in una bolla, dove devo far finta che non sia successo nulla.
Far finta che i miei occhi non hanno mai avuto la gioia di incrociare i tuoi.
Eppure far finta non basta, perché ogni qualvolta che tu, ti rifai vivo, io metto da parte le parolacce, le bestemmie, le offese, la nostalgia e la mancanza.
Ma soprattutto metto da parte l'amore che provo e che comunque vada, non potrò mai darti, come meriteresti.
Avrei voluto condividere ancora le mie giornate con te, avrei voluto renderti partecipe dei miei successi e delle mie sconfitte.
Avrei voluto fare tutto insieme a te, tutti i nostri sogni, progetti.
Ogni volta che ne realizzo uno vorrei tanto potertene parlare,
poterti dire "Sai? ce l'ho fatta, sono felice, ma non a pieno finchè non sei con me."
Ogni volta che prendo quel treno, il mio cuore di riempie di nostalgia sentendo l'altoparlante che nomina la tua fermata e che puntualmente si ferma sotto casa tua.
Ogni volta spero che tu sia lì fuori, spero sempre di rivedere il colore dei tuoi occhi, scuri abbastanza da specchiarmici dentro.
Vorrei tanto baciarteli quei sorrisi che fai nei selfie, quei sorrisi che una volta ero in grado di scatenarti e che ora posso vedere solo tramite un social network.
Sai, volevo dirti che nella vita ho fatto tante di quelle cazzate, che se tornassi indietro non saprei dove mettere le mani per poter sistemare tutto, ma una cosa è certa.
Il nostro lo lascerei così com'è.
Perché è questo che siamo.
Siamo due casini.
Così pieni di insicurezze e vestiti di tristezza.
Insieme siamo il Caos.
Siamo il male che genere il bene e viceversa.
Volevo dirti, che tra le tante cazzate, non sono riuscita a riportarti nei miei giorni.
Che in primavera scesi da quel treno prima che partisse, prima che mi riportasse di fronte a te.
Non mi sentivo pronta.
Non mi sentivo in grado di sostenere il tuo sguardo, una volta incrociato.
Perdonami se non l'ho fatto,
ma che senso ha inseguire ancora qualcosa che non è più mio?
Anche se per poco tempo, anche se ci siamo tenuti male, sei stato mio.
Non c'era cosa più bella che svegliarsi la mattina e pensare "Ho lui con me."
Eri la cosa più bella che avevo. Ma a me, le cose belle sfuggono via poco a poco,
tu troppo velocemente. Talmente in fretta che non ho avuto il tempo di abituarmi al tuo profumo.
Ed è così che va.
Siamo stati un disastro, ci siamo tenuti male, eppure siamo stati qualcosa.
E a distanza di un anno, non ho ancora dimenticato ciò che è stato
ciò che non tornerà.
Abbiamo avuto il nostro momento, anche se il più sbagliato. Ma l'abbiamo avuto, e l'abbiamo sprecato.
Il problema è che tu sei ancora nella mia quotidianità, sei in tutte le cose che faccio e che dico.
Chiamala come vuoi, io la chiamo "Nostalgia dei giorni felici."
Ovunque tu sia, qualunque cosa faccia, sarai parte di me.
Parte di una vita che non vivo più
Di una vita che non mi vuole protagonista con te.
Una vita che non mi lascia vivere come vorrei.
Chissà se ogni tanto quando senti il mio nome cosa fai, magari abbassi lo sguardo, ti torno in mente e allora simuli un mezzo sorriso, ma sai che non si può più e allora scacci via ogni pensiero su di me, e soprattutto me.
Chissà se hai trovato qualche mia somiglianza con qualcun'altra, dal modo di arricciare il naso, a quello di arricciare i capelli. E chissà soprattutto, se mi pensi ancora, se anche tu come me vorresti ricominciare da quell'attimo lasciato a metà, in attesa di esser ripreso.
Ti sei allontanato in silenzio,
ed ogni volta che torni scateni scateni ogni mio pensiero. Pensieri che fanno troppo rumore e che non mi lasciano dormire.
La verità è che finché mi sei dentro, non vado da nessuna parte.
Sei in ogni sospiro.
Come dire "Menomale."
Menomale che ci sei tu, menomale che sei con me. Menomale.
Ma se invece dei sospiri creassimo respiri?
Non possiamo rimanere in apnea, non ne siamo capaci.
Siamo bravi ad allontanarci, per poi riprendersi a tratti.
A lasciarci negli angoli e  sempre li ritrovarci.
non siamo fatti per stare distanti, in fondo lo dissi anche tu.
Ma non c'è distanza peggiore, di una presenza assente.
Ed è questo ciò che siamo, io e te.
Presenze assenti, mai più presenti.

Caro Diario, ti racconto di lui. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora