VENTICINQUESIMO CAPITOLO...

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-Dovresti farti una doccia- borbottò il ragazzo distogliendo lo sguardo.
Akira continuava a guardarlo, un sorrisetto, pieno di malizia e desiderio si espanse sul viso -vieni con me...-.

Nate alzò gli occhi al cielo arrossendo un po' senza rispondere.

Il viso di Akira si avvicinò a quello di Nate, sfiorandolo -non è un no- sussurrò sorridendo ancora in modo malizioso. Nate arrossì ancor di più mentre il cuore batteva a mille, impaurito da una strana sensazione che gli invadeva ogni parte del corpo. Mi chiedo se mi sia ai sentito così con qualcun altro...

Si rese conto che Akira aspettava seriamente una sua risposta. Non sapeva se dare retta alla testa o alle sensazioni che provava. Anche se la testa, spesso, aveva ragione. E spesso le aveva dato retta.

-Mi piacerebbe...- bofonchiò come se non ne fosse entusiasta di ciò che gli diceva la testa. Anzi tutto l'opposto. Per un attimo anche Akira ne fu sorpreso. Si prese qualche secondo prima di assimilare la sua risposta. Sorrise -bene- prese il mento del castano, posizionando il suo viso verso la propria direzione. Le loro labbra si scontrarono. Era come se non accadesse da secoli.
Anni in cui l'una aveva sentito la mancanza dell'altra, e viceversa.
-Qualcosa di divertente Shonen- affermò il ragazzo dai capelli bianchi sorridendo ancora di più. Veloceente, lo prese sistemandolo sulla sua spalla.

-Akira- urlò Nate sorpreso -cosa stai facendo?- domandò confuso -hai detto che t

i piacerebbe, non era un no- ridacchiò. Nate rimase quasi paralizzato nel sentirlo ridacchiare. Così lo sto rendendo felice...? Non sapeva come rispondersi. Rimase in silenzio, lasciando fare all'albino.

Sentiva nuovamente il senso di colpa trafiggergli il petto.

L'aveva fatto... era sicuro di aver ferito profondamente Akira. Non riusciva darsi pace.
Forse non lo aveva capito, o forse Akira non lo amava poi così tanto. L'aveva già dimenticato. Come se non fosse nulla...

Akira lo mise giù, Nate sentì i piedi poggiarsi delicatamente sul pavimento del bagno.

L'albino si apprestò ad aprire l'acqua calda, mentre Nate strinse la sua maglia, senza rendersene conto. Akira lo guardò in modo dolce -sei piuttosto appiccicoso- disse ridacchiando di nuovo. Gli do' fastidio? Di nuovo una fitta al cuore. Fa così male...

Nate rimase in silenzio, non sapeva cosa dire e non riusciva a pensare. Lasciò la sua maglia, Akira si avvicinò a lui notando il suo strano comportamento. Il silenzio non era proprio da lui -che succede Shonen?- gli chiese preoccupato. -Ti do' fastidio?- era quasi certo di quello che stava dicendo -sei sicuro di provare qualcosa per me? Sei geloso?- un pizzico di preoccupazione accarezzava le sue parole mentre le pronunciava. Aveva paura di una risposta crudelmente sincera, aveva paura della verità che era sicuro di conoscere.

Sentì il sospiro dell'altro, quel gesto non fece altro che aumentare la sua preoccupazione.

-Davvero mi stai facendo delle domande tanto stupide?- domandò infastidito. Nate tenne la testa bassa, non volendo incrociare il suo sguardo. Improvvisamente sentì le mani di Akira sfiorargli il collo e accarezzare lentamente le sue guance -te l'ho detto in tutte le lingue con cui lo so dire- il suoi pollici accarezzavano lentamente le guance dell'altro, cercando di confortarlo. -Te lo ripeterò all'infinito se serve...- mormorò per poi alzargli il viso per unire le loro labbra. -Ti amo- sussurrò in modo dolce, -sii consapevole di questo.- lo ribaciò di nuovo.

Nate sentiva la sua lingua. Le sue labbra, la disperazione e l'amore. Sentiva i suoi denti... Quei denti stringevano e tiravano leggermente le labbra di Nate. I loro occhi... i loro sguardi... i loro respiri... Era come se fosse la prima volta.

Lentamente indietreggiarono, finendo dentro la doccia.

I vestiti lentamente si bagnavano, ma a nessuno dei due importava davvero.

L'acqua calda scorreva, facendo appannare i vetri della doccia e la finestra.

Akira lo guardò dall'alto in basso mentre Nate evitò di guardarlo, sentendosi in imbarazzo. Cosa dovrei fare adesso? Smettila di fissarmi idiota... Borbottava e borbottava nella sua testa. Quando in verità esitava. Voleva alzare lo sguardo, incrociare quel viso e ammirare il suo guardo intenso, solo suo. Gli apparteneva e gli sarebbe sempre appartenuto. Quei suoi occhi erano solo di Nate.

Provò ad alzare lo sguardo da terra, riuscì ad intravedere i pettorali pallidi ma perfettisotto la maglia bagnata mentre saliva lentamente verso l'alto.

-Se vuoi mi spoglio...- Nate alzò lo sguardo arrabbiato e rosso in viso, imbarazzato.
-Non è per questo che...- si fermò capendo il sarcasmo nella sua frase. Un broncio si formò sul suo viso -imbecille...- bofonchiò. Guardava ovunque tranne che Akira e qualsiasi cosa si trovasse in quella direzione.

L'acqua gli accarezzava la pelle mentre delle mani accarezzargli i fianchi. -Sono geloso anche dell'acqua- sussurrò l'altro, poggiando poi le labbra contro il suo collo e lasciando un casto bacio. Iniziò salire, sempre di più. -Non ti azzardare a fare quello che hai fatto l'ultima volta...- poggiò la testa sulla spalla di Akira che lo stringeva a se. L'altro mugugnò -perché? È il mio marchio...- sussurrò -è un bel modo per dire che sei mio-. Sei mio... quelle parole... Gli sembrava di averle già sentite...

Spazio autrice:

Salve~ ho deciso che d'ora in poi alla fine di ogni capitolo ci sarà una curiosità, non sempre ma solo ogni tanto~

Anyway, iniziamo con la prima:

Yokohono non è proprio muta. Soffre di "Paralisi Isterica". Che cos'è?

Prima di definire la paralisi isterica è importante capire come nasce il disagio psicosomatico. La causa madre dei disturbi psicosomatici è spesso da ricercare nei conflitti personali che possono ripercuotersi negativamente a livello fisico. I soggetti psicosomatici sono solitamente persone che vivono con difficoltà l'espressione delle proprie emozioni e tendono a tenere tutto dentro. Ansia, depressione, traumi trovano una via di scarico immediata nel corpo, dando origine al disturbo fisico. Può comportare diversi tipi di paresi degli organi della fonazione. Dunque è possibile soffrire di:

· mutismo

· afonia

· balbuzie

In poche parole: quando Yoko era più piccola subii un grande trauma che, essendo una ragazza molto emotiva, la portò a questo disturbo che ha come "effetto collaterale" il mutismo.

𝙻𝚘𝚜𝚝 𝚆𝚒𝚝𝚑𝚘𝚞𝚝 𝚈𝚘𝚞 - YAOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora