PRIMO CAPITOLO...

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Si trovavano davanti ad una porta grigia, priva di alcun colore allegro. Non che Nate fosse un amante dei colori.
All'esterno sembrava un condominio come molti altri, ma lui aveva riconosciuto il suo vero genere. Era quel tipo di condominio in cui viveva chi era benestante, questo non gli causava problemi  poiché lo era anche lui, più o meno.
Avvicinò la mano al campanello, con l'intenzione di suonare, però la sua mano venne schiaffeggiata via da quella di Yoko. Gli porse un foglio e quando Nate lo lesse per metà aveva intuito che quella era una "lista di comportamento":

1. Non fare battute
2. Nessun commento
3. Si gentile
4. Niente borbotii
5. Niente sarcasmo
...

E la lista andava avanti in questo modo. Praticamente non devo essere me stesso... alzò un sopracciglio verso la ragazza -non dirai sul serio...- bofonchiò conoscendo già la risposta. Yoko annuì energicamente alla sua domanda pregandolo con lo sguardo di darle ascolto anche quella volta.
Non sono mica un pericolo Borbottò nella sua testa. Yoko gli mostrò il blocco su cui c'era scritto una semplice frase "Sì, sei un pericolo".
Nate alzò nuovamente gli occhi al cielo ma non osò controbattere, anche se nella sua testa non faceva altro che brontolare ancora e ancora.
Si arrese -d'accordo- borbottò a bassa voce e lei sorridendo soddisfatta piggiò il campanello.

Aspettarono per quelli che per Nate parvero secoli, sembrava che non ci fosse nessuno in casa -Yoko non...- la frase venne interrotta dall'apertura della porta che mostrava un ragazzo  sulla trentina, con i capelli bianchi e spettinati, gli occhi socciusi, con addosso una camicia bianca stropicciata con i primi bottoni sbottonati e dei pantaloni eleganti e neri, anch'essi stropicciati.
Nate si sorprese nel vederlo in quello stato. E lui dovrebbe essere il mio probabile coinquilino? Non ditemi che si è appena svegliato! Sono le cinque, quasi! COME DIAVOLO FA A DORMIRE A QUES'TORA!?

Yoko iniziò a gesticolare, muovendo le mani, sfiorando le spalle, le labbra, il mento con le dita e scontrandole di tanto in tanto fra loro. Nate aveva provato ad imparare il linguaggio dei segni per Yoko, ma non riusciva a comprenderlo a pieno e a lei non importava molto, diceva che preferiva scrivere. Faceva prima... anche se a lui piaceva l'idea di comunicare con lei oltre il suo blocco. L'essere muta magari per lei era un peso.

Nate guardava il ragazzo dai capelli bianchi, che non con molto interesse osservava i segni di lei, con le braccia conserte, uno sguardo strafottente e neanche tanto sveglio, era poggiato sullo stipite della porta. -Mh...- gonfiò le labbra per poi sospirare -va bene, entrate...- borbottò. Yoko sorrise soddisfatta di se seguendo l'albino fin dentro casa insieme al suo amico.

Lui rimase scioccato. Non poteva crederci... Q-questo deve essere uno scherzo... Quello che doveva essere un salone, era la riunione di libri e vestiti per tutta la stanza, soprattutto sul parquet scuro. Le pareti bordò erano spoglie, prive di quadri o poster, nessuna cornice con dentro almeno una fotografia e al centro della stanza si trovavano due poltrone e un divano neri attorno ad un piccolo tavolino in legno con la parte centrale di un vetro cristallino. La stanza era poco più che coperta da un velo di luce e sembrava che dentro ci fosse della fitta nebbia, dava un aspetto tetro insieme a quel silenzio tombale. Ma appariva solo come una grande discarica e Nate credette di aver visto qualcosa muoversi fra i vari oggetti attorno a loro.
Beh... deve essere molto impegnato... Avrà qualche lavoro complesso che lo occuperà per tanto tempo.
La verità era che, l'appartamento, nonostante tutto gli piaceva. E voleva trovare una scusa per poter giustificare tutto ciò che era ingiustificabile. Guardò il ragazzo, e rimase deluso, poiché quell'immagine prendeva a calci la sua teoria di un non solo semplice ozio. Il ragazzo era sistemato comodamente sul divano, un braccio lungo lo schienale, mentre l'altro sul bracciolo. No. È soltanto pigro.
Si dovette ricordare della lista di Yoko. Trattenne la sua lingua anche se i suoi pensieri stavano per uscirgli fuori dalle orecchie con tanto di insulti e giudizi immaturi.
-Oh... io sono Akira...- allungò la mano verso il ragazzo -scommetto che la mia sorellina non ti ha parlato molto di me...- sembrava quasi sicuro delle sue parole. Lo era.
Nate rimase immobile per qualche secondo. S-Sorellina...?
Yoko non aveva mai accennato di avere un fratello maggiore. Eppure, lei e Nate si conoscevano da anni, Nate aveva anche un bel rapporto con i suoi genitori, ma un fratello...
-Nathan...- si presentò senza tanti indugi, tenendosi ben lontano dal stringergli la mano. Si sedette velocemente sulla poltrona nera, notando poi che era in pelle.
-Dalla tua espressione, direi che non ti ha minimamente parlato di me...- constatò ridacchiando. -No...- rispose in modo freddo -di te per niente... e non vorrei sapere il perché...- bofonchiò.
Proprio ciò che non doveva fare. Eppure si era trattenuto così tanto dall'essere scorbutico e saccente.
Loro due fratelli... li osservava attentamente, lasciandosi ai suoi pensieri, mentre il silenzio penetrava la stanza. Non li scambierei neanche per cugini di ottavo grado. Come possono essere fratelli?
-Allora... perché siete qui?- chiese incuriosito l'albino, quel silenzio che si stava tramutando in imbarazzante e inquieto lo interruppe come se non fosse niente. Guardò Yoko, ignorando del tutto Nate. Che si irritò. Come...? Non sa neanche perché siamo qui? Ha sbattuto la testa mentre dormiva?
La ragazza gesticolò contro suo fratello, che sempre con quello sguardo disinteressato, la osservava. Lei, indicò una o due volte Nate, che la guardava spaesato da tutti quei movimenti.
Un semplice gesto del ragazzo riuscì a guadagnarsi un'occhiataccia da lei, che mise le mani a pugno sui fianchi.
Gesticolò ancora con le mani, lui annuì semplicemente in risposa e lei sorrise nuovamente soddisfatta. Prese il suo blocco, ci scrisse qualcosa sopra, fece un ultimo gesto verso Akira che rise e porse il foglio a Nate che era evidentemente confuso.
Prese il foglio e iniziò a leggere "vi lascio soli così potete parlare... Ps. Non fare cazzate" era raro che Yoko scrivesse parolacce o quant'altro, significava che era piuttosto seria a riguardo.
Il ragazzo non ebbe tempo di alzare lo sguardo che non vide più l'amica ma sentì solo la porta dell'appartamento chiudersi.
Nate guardò il ragazzo accanto a lui, c'era così tanta differenza fra i due. Non solo fisica.
Yoko era sempre stata uno spirito libero, allegra con sempre un sorriso. Invece Akira sembrava stupido, scazzato e pigro. Soprattutto pigro. Come possono essere fratelli...?

𝙻𝚘𝚜𝚝 𝚆𝚒𝚝𝚑𝚘𝚞𝚝 𝚈𝚘𝚞 - YAOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora