Aprì gli occhi ritrovandomi in uno strano laboratorio, mi misi seduta, ignorando la fitta di dolore al fianco ed alzai la maglietta per vedere quanto fosse grave la ferita, ma rimasi sorpresa vedendo un bendaggio. Ero stata medicata, però non avevo più le mie armi, a parte il Bow attaccato alla cinta gialla. Un po' preoccupata mi guardai intorno alla loro ricerca, ma inutilmente. Sbuffai e decisi di alzarmi per uscire da lì. Appena fuori, mi ritrovai davanti Donatello con una tazza di caffè fumante, in mano. Sorrisi, avrei chiesto a lui.
-Ehi, ben svegliata! Ma devi ancora riposarti, torna a distenderti.- consigliò gentile con un sorriso, ma io feci no con la testa
-Grazie di tutto, ma ora devo andare. Senti, le mie armi?- chiesi studiando il posto; era molto grande e spazioso, c'era un divano con la TV ed una console, avevano anche una cucina ed un dojo. Notai che infondo c'erano delle porte, e presupposi fossero le stanze dove dormivano.
-No, mi spiace, ma non vai da nessuna parte. Sei ferita!- affermò lui, deciso. Io sbuffai ed iniziai a cercare la mia roba, mentre Donnie mi seguiva, continuando a ripetermi di tornare nel laboratorio per degli accertamenti e, soprattutto per riposare. Per mia fortuna trovai subito ciò che cercavo. Erano nel dojo, però li c'erano anche Leo e Raph con uno strano topo gigante; i due si allenavano, mentre il topo meditava, seduto con gli occhi chiusi e le gambe piegate sotto di sé.
-Vedo che ti sei svegliata.- sbuffò Raph, smettendo di fare flessioni, mentre Leo finì di fare dei kata, entrambi si avvicinarono mentre il topo aprì gli occhi, osservandomi
-Mi vuoi ascoltare? Devi riposare!- riprovò ancora Donnie, stufo.
-Si, si.. Come dici tu.- borbottai prendendo la mia roba
-Ehi! Vedo che ti sei svegliata!- esultò Mikey arrivando gioioso, mi stavo appunto chiedendo che fine avesse fatto.
-Già, ed ora me ne vado.- affermai, incamminandomi, ma nessuno dei tre era del mio stesso parere, infatti mi bloccarono la strada, sbuffai scocciata di tutta quella situazione
-Perché vuoi andartene?- chiese Michelangelo, l'unico che non si era messo in mezzo per impedirmi di uscire, e che si rattristò di colpo. Un po' mi fece pena, era così dolce.
-Se Donatello dice che devi riposare, è meglio ascoltare il suo consiglio.- suggerì il topo, alzandosi e avvicinandosi, sorretto dal suo bastone
-Giusto! Se devi riposare, devi restare!- affermò gioioso Mikey, sorridendo
-Ma certo che.. No.- risposi ragionevole, con sguardo di sufficienza, anche se la ferita aveva iniziato a bruciare, sentivo un dolore lancinate, come se andasse a fuoco. Ma non importava, avevo sopportato anche di peggio.
-Non è saggio uscire in queste condizioni, ma se proprio non riesci a pazientare, i miei figli potrebbero accompagnarti a casa.- disse calmo, il topo ed io sbuffai, volevo solo una cosa: andarmene, perché era così difficile, per loro capirlo?
-Sempre se c'è l'hai una casa.- commentò brusco, Raph, ed io lo guardai truce
-Infatti non c'è l'ho, mio "caro". Da quando ho mollato Shredder vivo in strada, ed ora vorrei tornarci.- proclamai stufa, loro rimasero interdetti e, per un po' restarono in silenzio, basiti
-I miei figli mi hanno raccontato tutto, immagino tu abbia sofferto molto, ma puoi fidarti di noi.- affermò il topo, gentile accarezzandomi la spalla, ma io mi scansai. Fidarmi? Non mi fido della mia stessa ombra, figurati di loro, però il mio sguardo ricadde, involontariamente su Mikey. Mi sembrò preoccupato, e lo era per me. Mi parve così strano, non ero abituata a queste manifestazioni di affetto.
-Uff.. D'accordo topo, hai vinto.- sussurrai, abbassando lo sguardo, ma i miei occhi erano ancora incatenati a quegli azzurri, che mi avevano incastrato, costringendomi a rimanere in quel posto, per me angusto
-Il mio nome è Splinter.- si presentò cordiale, io roteai gli occhi. Come se mi potesse importare il suo nome.
-Si, è uguale.- dissi indifferente, mentre mollai lo zaino, con poca grazia in un angolo della stanza
-Ehi! Vedi di portarli rispetto!- mi ringhiò contro Raph, stringendo i pugni e, avvicinandosi minaccioso
-No, bello. Il rispetto, proprio come la fiducia va meritata.- asserì tranquillamente per farli capire che anche, se restavo non significava che potevano considerarmi una loro alleata. Ero decisa, alla prima occasione me ne sarei andata.
-D'accordo, ma ora mettiti questi. Penso dovrebbero andarti bene.- mi disse Donnie, sospirando per il mio comportamento e porgendomi dei vestiti puliti, poi mi indicò il bagno, mentre Leo cercava di calmare Raph, che, ringhiando se ne andò nella sua stanza, sbattendo la porta. Sussultai, un po' dispiaciuta, ma mi ridestai, entrando nel bagno, togliendomi i miei indumenti ricoperti di sangue e adagiandoli accanto ai panni sporchi. Mi lavai un po', per rinfrescarmi e poi mi misi i vestiti che il genio mi aveva procurato; una maglia lunga, arancione a maniche corte ed un paio di pantaloncini azzurri a cui, poi legai la mia cinta, dove c'era ancora attaccato il mio Bow. Appena uscì, venni presa, per il polso da Mikey, che mi trascinò, in tutta fretta in cucina, porgendomi, poi un piatto di spaghetti
-Sarai affamata!- affermò con un enorme sorriso, mentre riprendevo fiato dallo spavento che mi aveva fatto prendere. Ad un tratto, notai un gatto gelato uscire dal freezer, io fissai incredula prima lui e poi lo strano gatto che stava accarezzando, e mi scappò un sorriso. -Lui si chiama Ice-Cream Kitty- disse, presentando quest'ultimo che miagolò
Io risi, mentre lo ascoltavo parlarmi di come, Kitty era diventato in quello stato, perdendomi ancora nei suoi occhi azzurri, ma mi ridestai di colpo, imbarazzata. E decidendo di mettermi seduta, iniziai a mangiare, mentre Mikey mi raccontava della sua dote culinaria.
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I'm falling apart. I need help. I need you.. please.
FanfictionIn una normale serata Newyorchese, una ragazza con un passato tormentoso alle spalle farà un incontro inaspettato con quattro tartarughe mutanti, una delle quali la colpirà profondamente ma sarà solo una cotta o ne uscirà fuori qualcosa di più?