Non era il mio posto

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Mi svegliai nel mio letto, ma troppo stanca per alzarmi e restai distesa a guardare il soffitto, tentando di tornare a dormire, ma non riuscendoci cercai di rimettere in ordine le idee riguardo ieri sera, e quando mi ricordai del bacio, mi misi seduta di scatto.
Mi sfiorai le labbra, ancora incredula. Era successo davvero, non me l'ero sognato. Osservai i vestiti che avevo addosso; gli stessi di ieri sera, e mi guardai intorno alla ricerca di qualcuno che non c'era, sospirai mettendomi di nuovo distesa, affondando la testa nel cuscino. Avevo combinato un macello, se dovevo andarmene perché cavolo mi ero lasciata baciare? Ringhiai, ero così incasinata, adesso. Andarmene avrebbe comportato ferire lui, ed era l'ultima cosa che non volevo. 
Alla fine, decisa, mi alzai, recandomi in bagno, per poi cambiarmi. Indossai, in fretta una felpa nera con le tasche congiunte, ed un paio di pantaloncini blu, di jeans. Mi pettinai i capelli per poi legarli di nuovo con l'elastico, mentre la mia coda si muoveva, ondeggiando nell'aria, e mi recai in cucina. Stranamente, mi ero svegliata presto; erano solo le sette e mezza. E, appena arrivai mi maledì di aver lasciato la mia tana; il mio letto, vedendo che, purtroppo erano tutti lì.
-Buongiorno. Come mai già sveglia?- mi domandò Mikey sorridendo, io mugugnai sventolando la mano col palmo riverso di lato, non avendo molta voglia di parlare, sopratutto con lui.
-Che hai? Ti senti male?- mi domandò Donnie, allarmando tutti. Io lo guardai con sufficienza.
-No, è che non sono abituata a svegliarmi così presto e, quindi non ho molta voglia di parlare.- spiegai, inventandomi una scusa, per fortuna ero una brava bugiarda, e loro la presero a ridere. Presi di malavoglia un bicchiere, versandoci dentro del latte freddo, appoggiandomi, poi al davanzale, indifferente, chiudendomi nel mio mondo. Ignorarli non sarebbe servito a molto, ma almeno mi avrebbe dato il tempo di riflettere sulle mie decisioni o, almeno così speravo. Il cuore mi diceva che dovevo fidarmi, che non potevo ferirli, non di nuovo, e sopratutto, non Mikey che mi amava come io amavo lui; e poi c'era anche la ragione, che era d'accordo col cuore e mi suggeriva di restare, che lì sarei stata felice. Ma c'era anche quella parte di me, quella benedetta parte che amava e bramava solo e unicamente la libertà, e mi diceva di fregarmene di loro e di scappare, che lì fuori mi aspettava un mondo pieno di avventure e posti nuovi da visitare, da scoprire. Gettai lo sguardo al pavimento, come se da un momento all'altro mi avrebbe dato lui la risposta che tanto desideravo sapere, mentre tutti gli altri erano seduti, e, stranamente silenziosi.
-Come mai, ieri sera siete usciti, voi due?- ci chiese ad un tratto Leo, e a quella domanda, quasi non mi strozzai con il latte, mentre i ricordi ritornarono al bacio. Tutti ci fissarono incuriositi, ed io maledì prima Leo e poi Mikey, ed anche me, perché una parte della colpa, di tutto quel casino nella mia mente era anche mio. Mi morsi il labbro inferiore, mentre Mik se la rideva. Cos'aveva da ridere? Mi domandai isterica nella mente.
-Ecco, mi ha chiesto di uscire, e così..- dissi, all'apparenza indifferente, e loro rivolsero lo sguardo verso il più piccolo, che sorrise ingenuamente; forse felice per quello che era successo ieri. -Ehi, genio, mi controlli le bende?- domandai, prima che loro potessero fare un'altra domanda, o prima che io potessi morire d'imbarazzo. Donnie fece cenno di sì con la testa per poi avviarsi nel laboratorio, mentre io lo seguì in silenzio, ignorando i loro sguardi confusi e quello di Mikey che non faceva che sorridere. Sperai solo che non avrebbe detto niente, o sarei morta davvero di imbarazzo e vergogna. Vergogna perché era stato il mio primo bacio e poteva anche trattarsi solo di una semplice e banale cotta, e non volevo illuderlo, soprattutto perché lo avrei mollato appena guarita, anche se questo era ancora da decidere. Imbarazzo, perché, si insomma, mi imbarazzava far sapere alla sua famiglia che eravamo fidanzati.. No, aspetta. Ci siamo solo baciati, e su questo non abbiamo ancora chiarito, quindi no, non stavamo insieme, cosa ancora più complicata e imbarazzante da spiegare sia a Mikey che al resto della famiglia.

-Beh, sei guarita. Le cicatrici si rimargineranno col tempo.- mi disse il genio, togliendomi le fasciature. Ed io sussultai, certo che oggi era proprio una giornata bellissima; ironizzai nella mia mente. Sospirai irritata, ignorando lo sguardo interrogativo di Donnie. Cosa dovevo fare, ora? Se ero guarita significava che potevo andarmene, però dopo quel bacio, dopo quegli occhi e quel sorriso, anche se fosse stata solo una cotta, come potevo lasciare tutto questo, come fosse niente? Faceva così male anche il solo pensarci. Restai lì a riflettere per minuti che parvero ore, se non di più, ma poi, mi alzai. Avevo deciso, alla fine aveva vinto ancora quella maledetta parte di me. Me ne sarei andata, e lo avrei fatto oggi, con quei pochi ricordi che mi legavano in quel luogo e a lui. Infondo lo avevo sempre saputo, dal primo giorno in cui mi ero risvegliata in quel laboratorio che quello non era il mio posto. Dovevo solo chiarirmi con Mik, cercando di essere chiara e diretta e poi via, di nuovo fuori. Di nuovo libera.
Lo trovai sul divano a giocare con la console, e mi avvicinai lentamente, mordendomi il labbro inferiore, in conflitto con me stessa. Era ovvio che dovevo andarmene, ma non potevo pensare a come l'avrebbe presa, sopratutto dopo quel bacio.
-Mik.. Ascolta, io, insomma, quello che è successo ieri..- sussurrai, sedendomi, ma senza guardarlo in faccia, e mi maledì per questa mia mancanza di coraggio
-Non preoccuparti, non ti metterò fretta. Aspetterò.- disse innocente, con naturalezza, avvolgendomi, poi in un caldo abbraccio. Mi mancò il fiato, e rimasi sorpresa da quelle parole, mentre sentivo un nodo in gola. Lui mi capiva, sapeva che con me ci voleva pazienza e non gli importava, perché avrebbe aspettato. Feci un profondo respiro, scansandolo, mentre guardavo le mie mani appoggiate ai suoi piastroni.
-Mi aspetterai..- sussurrai, osservando il cuscino del divano, mentre i miei occhi luccicavano pieni di emozione. 
-Certo! Ti aspetterò.- mi ripeté, quasi come volesse convincermi che quelle parole fossero veritiere, che potevo fidarmi. Feci un profondo respiro, maledicendo il mio cuore che batteva all'impazzata, e continuando a ripetermi nella mente, come per convincere me e il mio cuore, che, no, lui non mi avrebbe aspettato. Strizzai gli occhi, cercando di concentrarmi sul motivo principale del perché ero lì. Non dovevo fidarmi.
-Senti Mikey, io sono guarita ed è giunto per me il momento di andarmene. Non posso restare. Scusa.- sussurrai l'ultima parola, andandomene di corsa verso la mia camera e chiudendomi la porta alle spalle, accasciandomi al suolo, con la schiena contro essa. Sentì gli occhi pizzicare, mentre mi si formò un nodo alla gola, così decisi di rifletterci un altro po', lo meritava infondo. Potevo restare. Per lui, per il suo sorriso, per i suoi occhi.. No, non era il mio posto quello; mi sarei sentita imprigionata, in gabbia. Stare con lui significava rinunciare alla mia libertà per sempre, e solo perché non volevo vederlo soffrire. No, dovevo andarmene. Sarei fuggita via. Fuori di lì e fuori da New York, era l'unico modo.

Nessuno venne a dirmi niente e ne fui sollevata, e quando loro stavano mangiando, mi recai nel dojo per prendere il mio zaino. Poi tornai nella mia stanza, mettendo lì dentro, in tutta fretta alcuni indumenti, ma non quel vestito, non quello che avevo messo per la serata con Michelangelo. Ogni volta che lo avrei visto mi avrebbe fatto pensare a lui e ne avrei sofferto, quindi, quello restava lì. Socchiusi piano la porta, con lo zaino in spalle, osservandomi intorno. Se ci fosse stato qualcuno, forse mi avrebbe fermato. Ad un tratto notai Mikey, stava venendo qui, con un enorme sorriso stampato in faccia, per portarmi un piatto di pasta. Socchiusi gli occhi prendendo un enorme respiro, per farmi coraggio; era il momento, aprì di scatto la porta e uscì di corsa, fuori dalla tana, lasciandolo lì, sorpreso, con quegli occhi confusi. Sentii un rumore di qualcosa che si infrangeva al suolo, forse aveva lasciato cadere il piatto per raggiungermi, ed infatti, poco dopo sentì dei rumori di passi farsi sempre più veloci, e sempre più vicini. 
Mi voltai, mentre correvo nelle fognature, in quel labirinto, all'apparenza senza uscita, ed un po' maleodorante, anche se, dopo tanto che ci vivi, non ci fai, poi, più così tanto caso; e lo vidi. Mi stava inseguendo, forse per parlarmi, per convincermi, per impedirmi di andarmene, ma non mi avrebbe convinto. Quello non era il mio posto, doveva capirlo.
-Michelangelo mi dispiace, ma questo è un addio!- urlai, uscendo fuori dal primo tombino che vidi, mi arrampicai in fretta e furia su un tetto di un palazzo, per poi gettare lo sguardo verso il vicolo da dove ero sbucata fuori, e notai due occhi lucidi, i suoi occhi di quell'azzurro che avrei sempre continuato ad amare. Mi guardavano supplichevoli e mi si strinse il cuore. Era pomeriggio e, di certo non poteva rischiare di uscire per farsi vedere, così, dopo minuti che parvero secoli per entrambi, se ne tornò dentro, chiudendo, con un tonfo sordo il tombino. Ingoiai un groppo di saliva, mentre mi morsi il labbro inferiore, talmente forte da farlo spaccare. Un rivolò di sangue mi colò lungo il, mento mentre prendevo enormi boccate d'aria per non piangere, non potevo cambiare idea, non più. Quella scelta avrebbe fatto male, sempre e comunque, e mi ci sarei abituata. 
Non potevo sapere che quello che avrei sentito, da oggi in poi, sarebbe stato solo il rimpianto di aver fatto la scelta sbagliata, il dolore della malinconia, e dei ricordi che portava con sé. Il rimorso di non essere rimasta, il rimorso di averlo lasciato. Ed il rimorso, di non essere quello che avrei tanto voluto; libera.
Mi voltai, iniziando a saltare di tetto in tetto, ignorando la stretta al cuore e l'immagine dei suoi occhi che non facevano che tormentarmi la mente. Non pensavo che facesse così male, ma continuavo a convincermi che quello non era il mio posto, e che non lo sarebbe mai stato.

I'm falling apart. I need help. I need you.. please.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora