Stelle

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Dopo cena ero andata in camera mia, per posare i vestiti nuovi nell'armadio. Ero così elettrizzata, e decisi di cambiarmi. Mi misi il vestito blu, con sopra la maglia aperta, a maniche lunghe, che mi arrivava fino alle cosce, e, legandomi i capelli in una coda alta; mi piaceva, il vestito infondo, perché era comodo. Presi un profondo respiro e cercai di calmarmi, sedendomi sul letto. Infondo era solo un'uscita tra due amici, non un'appuntamento, giusto? Sopirai, e, in attesa che, lui mi venisse a chiamare, mi distesi di schiena sul letto, ma, senza volerlo, mi addormentai.
Ad un tratto sentì la presenza di qualcuno vicino a me, capì che era Mikey così non mi allarmai, restando supina, volendo dormire un altro po'.
-Ehi..- mi sussurrò lui, dolcemente, mentre, mi toccò la spalla per svegliarmi. Aprì piano gli occhi, mettendomi seduta, e sbadigliando -Se vuoi possiamo rimandare ad un'altra volta.- mi disse, sorridendo. Solo allora mi ricordai che avremmo dovuto uscire, d'improvviso gli ultimi residui di sonno scomparvero e mi alzai di scatto, imbarazzata.
-No, va bene. Andiamo.- affermai, con la voce ancora un po' impastata dal sonno, avviandomi. Il mio sguardo ricadde, però, su quello che aveva in mano -Uno skateboard?- chiesi confusa, lui fece cenò di sì col capo, euforico; prendendomi per il polso, dolcemente, e correndo fuori, cercando di fare il meno rumore possibile, riuscendoci poco, ma almeno nessuno sembrò svegliarsi.

Appena fuori, mi prese in braccio, lasciandomi basita e, tremendamente imbarazzata, mentre iniziò a volare da un tetto all'altro, con il suo skate. Io, dopo un po' me la presi a ridere, felice di tutto questo, felice di essere lì, con lui.
-Ti diverti?- mi chiese, fermandosi su un palazzo, particolarmente alto, e mettendomi giù
-Come mai in vita mia!- gli risposi, arrossendo un po'; e, per una volta fui io ad abbracciarlo, mentre lo sentivo premermi una mano sulla schiena, strofinandomela affettuosamente -Mi insegni ad andarci?- chiesi poi, staccandomi lentamente, e indicando lo skate
-E' facile, basta stare in equilibrio.- mi spiegò porgendomelo. Io ci salì sopra, mentre lui mi cinse i fianchi, per non farmi cadere ed io, a quel contatto, mi sentì battere forte il cuore.
Dopo un po' mi lasciò andare, ed io ci presi mano, e anche gusto, iniziando a fare certi salti acrobatici sui tetti che non erano niente male. Alla fine, tornai da Mikey, saltellando euforica, tenendo lo skate sollevato con una mano come fosse un trofeo.
-E' troppo forte!- affermai, ridendo insieme a lui, che si congratulo per la mia bravura.
-Ti va di andare a mangiare una pizza? Andiamo da Murakami.- mi disse, e prima che potessi rispondergli, mi ritrovai di nuovo tra le sue braccia, a volare da un tetto all'altro sopra con il suo skate, diretti in questa fantomatica pizzeria.
Entrammo, e per mia fortuna, notai che non c'era nessuno, a parte noi e il proprietario. Era vestito con una giacca da chef, bianca, ed una bustina di carta da piazzaiolo, sopra i capelli grigi; portava anche degli occhiali da sole, e, non ne capì bene il motivo, poi mi balenò in testa che forse era cieco, il che mi sorprese un po'. Aveva iniziato a cucinare da dietro il bancone, qualcosa che, però, per quanto mi sforzassi, issandomi sulle punte, non riuscivo a vedere.
-Ciao Murakami-san! Come stai?- chiese euforico, Mikey che si sedette su uno sgabello.
-Michelangelo-san, da quando tempo. Sto bene, grazie. Vedo, anche, che sei in dolce compagnia, e per questo che sei venuto solo tu, stasera?- domandò, mentre posò il suo sguardo su di me, che ero ancora sulla soglia della porta, troppo sorpresa. Sapeva che loro erano delle tartarughe, ma non gli importava. -Su, non essere timida.- mi disse, con un sorriso
-Ehm.. -Buona sera.- salutai cordialmente, imbarazzata, mentre mi andai a sedere accanto a Mikey.
-Eh, già.- gli rispose Mikey ridendo, mentre mi sporsi per vedere cosa stesse cucinando il pizzaiolo; era l'impasto di una pizza. Sorrisi, se i quattro fratelli andavano spesso lì, significava che il cibo che ordinavano principalmente era la pizza e, di conseguenza lui aveva iniziato a prepararla come consuetudine.
-Cosa posso fare per voi?- domandò, gentile e, subito Mikey ordinò, appunto, due pizze; lui prese quella con il salame piccante, mentre, per me, ordinò, quella con patatine e wrustel.
Non avevo molta fame, ma la mangiai volentieri, però guardando Mikey parlare con il suo amico e, vedendolo ridere, non potei che rabbuiarmi. Sapevo che, appena guarita, sarei scomparsa dalla loro vita, e lo avrei ferito. Ma non potevo restare, non era il mio posto, in più gli avevo già feriti una volta, e, non meritavano di fidarsi di una come me. Ero indomabile, con l'istinto di tradire, di ferire e poi andarsene; ed infatti, lo stavo facendo di nuovo, ma io non potevo restare con gente buona come loro. Non era il posto per una persona meschina come me. Sapevo di non aver nessun altro posto dove andare, e non lo avrei mai avuto, ma era il mio destino; non mi sarei mai sentita, da nessuna a parte, come a casa, perché tutti, prima o poi, iniziavano sempre a odiarmi, a non sopportarmi. Sospirai, chinando il capo; mi sarebbe mancato tutto di loro, la loro gentilezza, i loro modi di fare, le loro litigate da far morir dal ridere, ma sopratutto mi sarebbe mancato lui, Mikey, i suoi sorrisi, i suoi abbracci, i suoi occhi. Ad un tratto sentì le sue mani cingermi i fianchi, e mi voltai a guardarlo curiosa e, imbarazzata. Michelangelo aveva notato il mio sguardo buio e vuoto, così aveva pensato di farmi tornare il sorriso iniziando a solleticarmi lo stomaco, ed io non resistetti, cominciando a ridere e, quando smise sotto le mie suppliche, mi appoggiai ai suoi piastroni, inebriandomi del suo profumo. Già, mi sarebbe mancato.

Appena fuori dalla pizzeria, ci recammo sul tetto del palazzo difronte, ed io mi distesi per terra, osservando le stelle.
-Sono così belle.- sospirai, continuando ad osservarle con un immenso sorriso, mentre lui si unì a me, distendendosi al mio fianco.
-Anche tu.- mi disse ad un tratto, rompendo il silenzio di quell'atmosfera magica. Io mi voltai sorpresa, arrossendo un po', perdendomi nei suoi occhi così pieni di vita e di gioia.
-No, non è vero.. Io non sono bella..- sussurrai, riprendendomi e abbassando lo sguardo, ma lui mi prese delicatamente il volto con la mano, impossessandosi delle mie labbra sulle sue. Rimasi sorpresa, ma poi mi lasciai andare, chiudendo gli occhi, e assaporando a pieno quel momento.
Quando ci staccammo, per riprendere fiato, lui sorrise, ed io mi appoggiai ai suoi piastroni, sospirando sognante, mentre lo sentivo ridere, stringendomi forte a sé.
-Mi piaci, Mayumi.. e tanto, anche.- mi sussurrò nell'orecchio felino, mentre io osservai di nuovo i suoi occhi, lasciandogli un bacio a stampo, sulle labbra.
-Anche tu.. mi piaci tanto.- risposi piano, accoccolandomi meglio in quell'abbraccio, lo sentii ridere, mentre volse lo sguardo al cielo, come sollevato da quella notizia, che aveva, in parte temuto.
-Sai, anche a me piacciono le stelle.- mi disse poi, osservando il cielo immerso di stelle, mentre io chiusi gli occhi volendo, per una volta lasciare andare tutti i miei problemi, tutti i miei dubbi, per poter godere al meglio quel tepore che mi avvolgeva tutto il corpo, come una coperta; facendomi sentire libera, felice, amata. Restammo lì per molto, accollati in quell'abbraccio che non sembrava finire mai, troppo bello e pieno di dolci e mute parole. Finché non lo sentì prendermi di peso, iniziando ad incamminarsi verso casa; piano, senza fretta, volendo godersi ancora quella serata meravigliosa.

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Piccolo avviso:
A breve oggi, pubblicherò il sequel di "Orphan lost". Se vi interessa, passate a leggerlo, si intitola "Alone". ^^
E ringrazio voi che seguite questa storia. 😊😆😆

I'm falling apart. I need help. I need you.. please.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora