30. Camilla

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Dopo esserci bombardati con le palle di neve e aver vinto la guerra, siamo distesi su un manto di neve, lasciando che i fiocchi ci ricoprano interamente.
Stamattina ero arrabbiata con il mondo. Simone, come mi aspettavo, non ha preso affatto bene la notizia che sarei andata in montagna, non tanto perché sarei stata lontana da lui, ma per il semplice fatto che Leo sarebbe stato qui con me. Capisco che possa dargli fastidio, anche io nei suoi panni sarei arrabbiata, ma mi fiderei di lui, cosa che invece lui non ha nei miei confronti. La fiducia, questa estranea. È convinto che io non ricambi appieno i sentimenti che lui prova per me. Il tutto è nato da uno stupido litigio, nato perché mi sono rifiutata di cambiare il mio status su Facebook da single ad impegnata. Ma stiamo scherzando? Pensa davvero che l'affetto si dimostri così, con un'etichetta su uno stupido social network? Questa però è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da lì sono nate altre mille paranoie: "sei innamorata ancora di Leo, vero?", "tu non provi quello che provo io, io sono innamorato di te dal primo istante che ti ho visto", "vuoi passare le feste con lui invece che con il tuo ragazzo", "posso definirmi il tuo ragazzo?", e così via.
Ora, io provo un forte, anzi fortissimo sentimento per Simone, ha cambiato la mia vita in meglio. Non posso ancora dire con certezza che il mio sia amore, ma gli voglio bene, e queste sue inutili paranoie non fanno altro che allontanarmi. Sono grata a Filippo per questi dieci giorni fuori dal mondo, perché penso che la lontananza possa aiutarci solo a risolvere queste stupide incomprensioni. Ho bisogno di respirare un po e di non sentirmi costantemente sotto pressione. Questo non vuol dire che io non senta la sua mancanza, perché, beh, sarebbe una grossa bugia. Mi sarebbe piaciuta condividere questa esperienza con lui. Ci sarà tempo per recuperare.
«Allora, ti senti un po meglio?», domanda Leo disteso affianco a me. Ne abbiamo passate tante io e Leo, eppure alla fine siamo sempre insieme. Ci siamo sempre l'uno per l'altro. Ormai gli ho perdonato quello che mi ha fatto, è stato un errore da parte di entrambi, nemmeno ci conoscevamo così bene. Ora posso dire invece che quest'amicizia può funzionare. Ci impegneremo affinché funzioni.
«Si, molto meglio», gli rispondo sorridendo.
«Non per farmi i fatti tuoi, ma cosa ti ha reso così nervosa stamattina?»
«Niente, ho litigato con Simone», gli spiego.
«Spero niente che non si possa rimediare», esclama. Dal suo viso non lascia trapelare nessuna emozione. Sarà sincero? So benissimo che nemmeno lui nutre dei buoni sentimenti verso Simone, però sa che con lui sono felice, quindi forse prima o poi accetterà la situazione.
«Non gli fa molto piacere sapermi qui con te», gli confesso.
«Ah!», è l'unico suono che gli esce dalla bocca.
«Comunque sia, sono contenta di poter utilizzare per prima l'idromassaggio», esclamo facendogli una linguaccia.
«Hai vinto la battaglia, no la guerra», dichiara Leo alzandosi di scatto e gettandomi una grossa palla di neve, che purtroppo non riesco a schivare.
«Questa me la paghi», ringhio. Con un agile scatto mi riparo dietro un albero e preparo le mie risorse.
Ed ecco che parte un'altra guerra. Lui è più veloce di me, ma io sono più furba. Corro albero dopo albero fino a trovarmi alle sue spalle, ovviamente non sa che io sono proprio lì pronta ad attaccare. Corro verso di lui e gli salto in spalla, ma Leo perde l'equilibrio e ci ritroviamo a rotolare nella neve giù per la collina. Quando finalmente riusciamo a fermarci, il mio corpo è sopra di lui, i nostri visi a pochi centimetri di distanza e lo sguardo fisso negli occhi dell'altro. Il respiro corto, il batticuore e infine una fragorosa risata da parte di entrambi.
«Sarà meglio andare. Ho la vasca che mi aspetta», dichiaro.
«Ti ho lasciata vincere, babbea», puntualizza.
«Certo, come no! È la scusa che utilizzano tutte le schiappe come te», ribatto ridendo.
Comincia a nevicare più forte e siamo costretti a rincasare. Corriamo sotto i fiocchi di neve fino ad arrivare al nostro albergo.
«Salve, la stanza numero 12», chiedo gentilmente al personale della reception che mi guarda quasi inorridito dallo stato in cui sono ridotta, ovvero, bagnata fradicia.
Saliamo velocemente le scale e dopo poco ci ritroviamo avanti al nostro camino seduti a terra in calzamaglia su questo enorme tappeto rosso peloso. Sto ancora tremando dal freddo e Leo se ne accorge subito, poiché si alza e mi posa una coperta sulle spalle.
«Grazie», mormoro, mentre lui mi sorride dolcemente.
Il telefono della nostra camera suona e Leo corre a rispondere. «Pronto? Si! Va bene. Per le 20:30. Grazie», e riaggancia.
«Chi era?»
«La reception, voleva informarci che tra due ore c'è la cena», mi spiega.
«Tra due ore? Oddio, quanto tempo siamo stati lì fuori?», domando incredula.
«Direi parecchio, visto l'ora», conferma ridendo.
«Bene sarà ora di rilassarmi un'oretta nell'idromassaggio, così posso darti il cambio», spiego.
«Peccato non abbia portato con te un costume, ora avremmo potuto usufruire entrambi per due ore consecutive della vasca», mi fa notare.
«Già, peccato», cantileno.
Mi avvio verso il bagno e mi spoglio riponendo i miei vestiti delicatamente sulla mensola.
Mi immergo nella vasca e attivo le bollicine. Oh. Mio. Dio. Fantastico!
«Leo, non puoi capire. È... Oddio...», farfuglio.
«Sembra quasi tu stia per avere un orgasmo», grida lui divertito.
«Già, non mi stupirei se accadesse», rispondo di impulso prima che il mio cervello filtri i miei pensieri.
Il fatto che lui stia ridendo così tanto può solo significare che abbia sentito chiaramente quello che io abbia detto. Brava, Camilla! Continua a fare figuracce!
Lo schermo del mio cellulare comincia a lampeggiare. È Simone.
«Pronto?»
«Ehi, ... Ehm... Come va?», farfuglia.
«Tutto bene. Sono in una vasca idromassaggio»
«Ah, figo!», esclama. «Ascolta! Ho chiamato per scusarmi. Mi dispiace per la mia scenata di gelosia, io mi fido di te, è di lui che ...», continua, ma io lo interrompo.
«Sei perdonato!»
«Avevo paura fossi ancora arrabbiata con me», confessa.
«No ho avuto un po di tempo per svagare la mente, mi sono divertita molto con...», mi interrompo bruscamente. Non posso certo raccontargli di essere stata tutto il giorno con Leo?! E soprattutto, è meglio se ometta il piccolissimo particolare sul fatto che io condivida la stanza, e non solo, con lui. Darebbe di matto e non potrei assolutamente giustificarmi in alcun modo.
«Cami? Ci sei?», chiede Simone attirando la mia attenzione.
«Si, scusa. Dicevo che mi sono divertita molto con i bambini oggi», mento.
«Mi fa piacere»
Improvvisamente Leo bussa alla porta del bagno ed esclama: «adesso è il mio turno!»
Tossisco per nascondere la sua voce. «Arrivo!», grido.
«Chi era?», chiede Simone interessato.
«oh, no. Nessuno. È il... Servizio in camera», balbetto. «Ora devo andare. Ci sentiamo più tardi», e riaggancio.
Sospiro ed esco dalla vasca. Mi accorgo solo dopo di non aver preso né l'asciugamano né l'accappatoio.
«Leo!», grido.
«Dimmi», si precipita dietro la porta.
«Ehm, ho dimenticato l'accappatoio», confesso timidamente.
«E quindi?», mi prende in giro.
«Potresti prendermelo, per piacere?»
«E io cosa ci guadagno?», continua divertito.
«Dai, Leo!», lo ammonisco.
«Facciamo così, se stasera mi fai dormire affianco a te nel letto e non per terra...»
«No, assolutamente no!», lo interrompo.
«Va bene! Prova a vedere se il tuo accappatoio arriva da solo da te», esclama.
Sbuffo e mormoro: «ok!».
«Ok, cosa?», chiede continuando a prendersi gioco di me.
«ok, puoi dormire accanto a me, ma a patto che non venga superata la linea immaginaria che divide il letto», chiarisco.
Dopo poco la maniglia della porta si gira e una mano mi passa l'accappatoio. Lo afferro e richiudo frettolosamente la porta.
«I patti sono patti», grida Leo divertito.
Ok, mi sono cacciata in un bel guaio.

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