Ci avviammo in macchina verso la casa-famiglia.
Durante il tragitto Leo è visibilmente nervoso ed io con lui. Non faccio altro che pensare prima nel bagno, mi sono lasciata andare. Il mio cervello è andato in tilt. Le sue morbide labbra che sfiorano il mio collo, la mia schiena, il mio orecchio, e poi quel bacio appassionato dalla durata troppo breve. Non mi sarei mai staccata da lui, ho provato sensazioni che non pensavo nemmeno esistessero.
Gli avrei voluto dire tante cose, ma le parole sono morte sul nascere quando lui ha detto "...meglio che per il momento rimanga tra noi. Il nostro segreto". Se ne è pentito?! E' stato un errore? Basta Cami è stato solo un bacio, la gente si bacia in continuazione.
Sono appoggiata con la testa al finestrino, immersa nei miei pensieri.
Per fortuna ha smesso di piovere, ma c'è una luce strana, misteriosa, come l'aria che si respira in quest'auto. Mi piacerebbe riuscire a leggere i pensieri di Leo. Cosa stai pensando? Perché sei così silenzioso? Non voglio rovinare quello che c'è tra di noi, qualsiasi cosa essa sia.
«Camilla!» la voce di Leo mi fa tornare alla realtà.
Mi giro di scatto verso di lui, «Scusami» mormoro. Scusami di averti baciato. Scusami se ti ho in testa da quando ci siamo presentati. Scusami se arrossisco ogni volta che mi guardi. Scusami se sto cominciando a provare qualcosa che non so cosa sia.
«Siamo arrivati» mi dice scendendo dall'auto.
Che ci faccio qui? "giocare con quei bambini è salutare" ricorda queste parole Cami.
Ci trovammo di fronte a un imponente cancello in ferro che immetteva in un curatissimo giardino, che ospitava varie giostrine per bambini come: scivoli, altalene, cavallucci con le molle, casette gonfiabili con le palline colorate, e tanto altro. Come vorrei ritornare bambina in questo momento, dove le uniche preoccupazioni erano le ginocchia scorticate.
Attraversiamo il cancello e un gruppetto di bambini corre verso di noi gridando il nome di Leo.
«Ci sei mancato così tanto. Perché non sei venuto a trovarci ieri?» squittisce una bambina dai boccoli biondi e gli occhi azzurri.
«Sono andato alla ricerca di una nuova compagna di giochi. Eccola lei è Camilla.» mi presenta e mi sorride.
«Ciao Camilla, io mi chiamo Ilaria, vieni con me nella casetta gonfiabile?» mi chiede la bambina dagli occhi dolci. Avrà avuto si e no quattro anni. Ma quel suo sorrisetto che accentua le fossette sulle guance e quella vocina così delicata sono irresistibili.
«Va bene» annuisco, «vediamo chi arriva prima alla casetta» la sfido e inizio a correre piano.
«Ho vinto!!» grida Ilaria, «Leo, guarda! Sono arrivata prima.» squittisce.
«Brava, piccolina» grida Leo.
E' così dolce con quei bimbi, lo vedo correre e ridere con loro. E' così premuroso e affettuoso.
«Camilla entra con me. Ti faccio conoscere la mia casetta» mi dice Ilaria prendendomi la mano.
«Oh! Ma è bellissima.» squittisco.
Ci raggiunge un altro bambino dai capelli rossi e ricoperto interamente di lentiggini, «Camilla, ma tu sei la fidanzata di Leo?» arrossisco a quella domanda e mi affretto a negare.
«E tu come ti chiami?» chiedo al bambino lentigginoso.
«Io sono Max, e ho così... anni» mostrandomi la manina con tre dita alzate.
«Max vuoi giocare con me ed Ilaria?»
«Può giocare pure Leo con noi?»
«Se vuole...» non finisco nemmeno la frase che Max sta già correndo verso di lui.
«Leo gioca con me e Camilla! Vieniiiiii!» e lo tira per i pantaloni.
«Va bene! Va bene! Arrivo» ridacchia.
Max entra nella casetta seguito da Leo.
«Max vieni qua dammi la mano, dobbiamo saltare insieme nelle palline» ordina Ilaria.
«Ma io voglio saltare con Leo» mormora Max.
«No. Leo deve saltare con Camilla. Facciamogli vedere come si fa.»
Ilaria afferra la mano di Max, fanno il conto alla rovescia e saltano al centro della casetta.
«Ora tocca a voi!» grida Ilaria.
Leo ed io ci guardiamo e ci alziamo in piedi. Cominciamo il conto alla rovescia ma Max ci interrompe: «Aspetta, aspetta» si avvicina a Leo, prende la sua mano e l'avvicina alla mia, «devi dargli la mano. Capito?».
Leo mi prende per mano, ci guardiamo e iniziamo di nuovo il conto alla rovescia.
«3,2,1... via!» e ci lanciamo nella vasca centrale piena di palline colorate.
«E' da una vita che volevo farlo» squittisco.
Scoppiamo in una fragorosa risata per poi finire a fissarci, in silenzio, negli occhi.
«Bacio! Bacio! Bacio!» gridano i bambini.
Lo sguardo di Leo diventa duro e freddo come il ghiaccio, mi ricorda tanto il primo giorno che l'ho visto. Distoglie immediatamente lo sguardo dal mio. Ma che gli ho fatto?
«Vi state divertendo?!» ridacchia un uomo all'ingresso della casetta. Un uomo molto affascinante. Alto, muscoloso, moro, occhi color nocciola, un filo di barba gli copriva il viso e poi una piccola, ma evidente, cicatrice sulla guancia.
«Ehi» lo saluta Leo.
«Tu devi essere la famosa Camilla!» mi dice l'uomo ridacchiando, mentre Leo diventa bordeaux dalla vergogna. «Ho sentito molto parlare di te. Io sono Filippo.» Si presenta l'uomo. Gli ha parlato di me?!
arrossisco e annuisco dandogli una mano per salutarlo.
«Andate dentro, bambini. E' ora della merenda.» annuncia Filippo.
I bambini annuiscono e corrono verso la maestosa villa che li ospita.Filippo ci fa strada verso la villa fino a raggiungere il suo ufficio.
«Allora, Camilla, che te ne pare di questo posto? Sono così contento di conoscerti. Posso finalmente dare un volto alla "Camilla" dei racconti di Leo» ridacchia divertito.
«Mi piacerebbe visitare la villa, siamo arrivati da poco e ho conosciuto solo la "casetta" in giardino»
«Vieni, ti faccio da Cicerone, a meno che non voglia essere Leo a farlo»
«No, va pure tu. Vado a vedere se c'è bisogno di una mano di là con i bambini» mormora Leo.
Mi stava evitando? Invano, cerco il suo sguardo, mentre Leo si allontana verso un'altra stanza.
«Gli passerà» mi rassicura Filippo.
Chino la testa e lo seguo stanza dopo stanza.
«Sai, Leo, è un bravo ragazzo. E credo ci tenga molto a te da come mi ha raccontato» confessa Filippo.
Perché me lo stava dicendo?
«Non lo metto in dubbio che sia un bravo ragazzo, anche se è abbastanza lunatico»
«Sta passando un momento difficile. E' fatto così, allontana le persone per paura di farle soffrire, sopratutto a coloro a cui tiene di più» continua lui cercando di giustificare i comportamenti di "sguardo di ghiaccio".
«Beh, non condivido questo suo comportamento, non puoi prima baciarmi e poi ignorarmi...» mi tappo subito la bocca per non farmi sfuggire altro. Quanto disperata potevo essere nel parlare con un estraneo dei miei problemi con Leo?
«Finalmente ha capito. Deve solo accettarlo.» ammicca Filippo.
Lo osservo confusa. Cosa stava cercando di dirmi? Cosa deve capire?
«Filippo credo che sia ora di andare per me e Cami. Ci vediamo domani»
«Grazie Filippo per il tour. Spero di tornare presto. Mi piacerebbe dare una mano qui»
«Ah, Leo non te l'ha detto?» chiede Filippo fulminando con lo sguardo Leo.
«Cosa?» chiedo incuriosita.
«Da domani inizi la tua settimana di prova. Potrai venire a fare volontariato qui finché non ti laurei. Dopodiché se ti fa piacere potresti lavorare con noi come Maestra di arte.»
I miei occhi si illuminano e la mia bocca si piega in un enorme sorriso. Saltello sul posto e poi abbraccio Filippo.
«Grazie! Grazie! Grazie, per questa importante opportunità» squittisco felice.«Ringrazia i tuoi santi in paradiso» ridacchia guardando Leo.
Salutiamo Filippo e i bambini e raggiungiamo l'auto.
«Grazie» mormoro imbarazzata.
«Abbiamo bisogno di più gente possibile lì, quindi non ci deludere» mi risponde freddo.«Si può sapere che ti ho fatto? Perché ce l'hai con me?» sbotto.
«Sali in macchina, ti accompagno.»
Presa dai nervi mi volto e mi avvio verso casa a piedi, nonostante non sapessi bene dove andare.
«Camilla, aspetta!» Grida Leo correndo verso me. Mi prende un polso e mi gira verso di lui. Il suo sguardo sembra essersi addolcito. «Scusa. Ti prego torna in macchina.»
Mi libero dalla presa e senza proferire parola mi avvio verso la macchina.Durante il tragitto Leo cerca di rompere il ghiaccio.
«Allora, già sai da cosa mascherarti per la festa di settimana prossima?»
Continuo ad ignorarlo guardando fuori dal finestrino.
«Dai, Cami! Ti ho chiesto scusa»
«Non mi interessa» mormoro seccata.Arrivati sotto al mio palazzo, faccio per aprire la portiera, ma Leo mi tira per un braccio, mi volta verso di lui e con l'altra mano tira il mio mento verso il suo. Le sue labbra morbide si posano sulle mie per poi schiudersi e far spazio alla sua lingua calda che scorre sulla mia. Fa scivolare la mano dietro la mia nuca e mi attira più a se. Mi sento avvampare e quasi mi lamento quando si stacca delicatamente da me.
«A domani Camilla» ammicca Leo.Stordita, esco dall'auto e alzo una mano per salutarlo, ancora incredula per quello che è appena successo.
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Il Filo Rosso Che Ci Unisce
Chick-LitNon so cosa ci impedì di stare insieme. Forse il nostro amore non era così forte come credevamo che fosse, ma ci amavamo davvero: che fosse amore o una semplice amicizia, questo non lo sapremo mai. Una cosa è certa, non potevamo fare a meno l'uno de...