34. Camilla

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La mattina seguente vengo svegliata dall'odiosa suoneria del mio cellulare. Apro gli occhi e mi accorgo di essere ancora tra le braccia di Leo.
Il telefono riprende a squillare. Mi alzo silenziosamente dal letto, afferro il telefono per abbassare la suoneria e sgattaiolo nel bagno.
«Pronto?», bisbiglio rispondendo alla chiamata.
«Ehi, Cami. Buon Natale!», grida Simone dall'altro capo del telefono.
«oh, grazie. Buon Natale anche a te», esclamo ancora a bassa voce.
«Perché bisbigli? Va tutto bene?», chiede preoccupato.
«Si tutto bene. Sono in stanza con Ilaria. Non vorrei svegliarla», mento. Cosa stai facendo, Camilla? Ora inizi a mentire anche tu?
«Capisco. Mi manchi, lo sai? Ieri non siamo riusciti a sentirci. Sei così impegnata. Non riesci a trovare nemmeno il tempo per un benedetto messaggio», esclama con tono deluso.
«Hai ragione, mi dispiace», mormoro.
«Ti manco?»
Mi manca? Non lo so. Sto solo da due giorni qui, questo è il terzo. Non è un tempo un po' prematuro per capire se ti manca o no una persona?
«Camilla, sei ancora lì?»
«Ehm, si! Mi manchi anche tu», mento di nuovo. Non sono poi così diversa da Leo, vero? Sto mentendo al mio ipotetico ragazzo, per non farlo soffrire. Non posso nascondere che qui sto così bene in compagnia di Leo, soprattutto dopo aver chiarito tante questioni in sospeso. Mi piacerebbe che questi giorni non finissero mai. Ma Simone? In sua compagnia sto davvero bene, c'è molta affinità e devo ammettere che anche l'aspetto sessuale non è niente male. Ma allora perché mi sto comportando da stronza?
«Ehi, perché a capodanno non vieni qui? Dopo il cenone, ovviamente», chiedo istintivamente. Camilla, sei seria? Ora sì che sei in un mare di guai. Qualcuno qui si farà del male.
«Tesoro, mi sono già organizzato con Bea e il fidanzato e alcuni nostri amici.»
«Ah, ok», commento abbastanza delusa.
«Sapendoti lì, in montagna, per lavoro, pensavo che non ci saremmo visti per questo...», tenta di giustificarsi.
«Non devi giustificarti. Hai fatto la cosa giusta.»
«Ci sei rimasta male?», chiede con una strana vocina. In un altro momento avrei detto che è adorabile, ma ora come ora la trovo irritante.
«Un po!», confesso.
«Quando torni?»
«Il 2 gennaio»
«Bene! Quel giorno sarai solo mia», esclama euforico.
«Ora devo andare. Devo svegliare i bambini per fargli fare colazione», mento di nuovo.
«Ok! Ti fai sentire tu?», chiede seccato. Come dargli torto.
«Si. A più tardi», saluto e riaggancio.
Cosa sto facendo? E sopratutto, perché?
Esco dal bagno e, guardando Leo ancora dormire, riesco a darmi le giuste risposte ai miei interrogativi.
Non posso svegliarlo, è così angelico quando dorme.
Decido allora di provare la famosa piscina su in terrazza. Infilo il costume e l'accappatoio, prendo le chiavi e mi avvio alla porta. Torno subito indietro e decido di lasciare un bigliettino per Leo.
Scrivo: "Ti aspetto in piscina" e, dopo essermi messa il rossetto, lascio con un bacio l'impronta delle mie labbra sulla carta.

Un addetto alla piscina, un ragazzo giovane dalla bella presenza, inserisce il codice per l'accesso alla terrazza e mi apre la porta.
«Lei è davvero fortunata! Non c'è nessuno oggi in piscina. Ha tutto il tempo di rilassarsi.»
«Sarà un miracolo di Natale», commento divertita. Sono sollevata e al contempo sorpresa che non ci sia nessuno.
Il ragazzo mi porge un asciugamano e con un cenno della testa mi saluta e si allontana.
Non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo posto. La piscina è olimpionica e, attorno ad essa, ci sono file di sdraio, posizionate sui due lati più lunghi. La terrazza è coperta in questi periodi ed è circondata da innumerevoli vetrate che permettono di farci godere della piacevole vista dei monti innevati.
Non posso credere che nessuno in quest'albergo abbia avuto la mia stessa idea.
Stendo il mio asciugamano su una sdraio e vi poggio sopra anche il mio accappatoio.
Il vapore che sale dall'acqua promette bene. Avevo intenzione di aspettare Leo prima di immergermi, ma non resisto più. Mi siedo così a bordo piscina e immergo le gambe nell'acqua calda. La temperatura è perfetta. Man mano mi immergo tutta e mi rilasso appoggiandomi la testa sul bordo della piscina.
«Buongiorno!», esclama Leo alle mie spalle facendomi sobbalzare. «Scusa non volevo spaventarti», sogghigna.
«Entra! L'acqua è magnifica.»
Leo posa il suo asciugamano sulla sdraio affianco alla mia e, una volta liberatosi anche dell'accappatoio, si tuffa in piscina.
«Wow!», esclama.
Dal centro della piscina, nuota verso di me. Mi è praticamente addosso. Mi ingabbia con le sue braccia aggrappandosi al bordo del muretto. Il suo sguardo è fisso sulle mie labbra.
«Ti hanno mai detto che questo rossetto ti dona?», sussurra dolcemente al mio orecchio provocandomi un brivido che percorre tutto il mio corpo. Dopodiché si allontana sogghignando.
Sta giocando sporco. Vuole giocare? Ora gli insegno io come si fa.
Nuoto verso di lui al centro della piscina e gli cingo la vita con le mie gambe. Poso le mie labbra sul suo collo e lo bacio dolcemente, salendo pian piano finché la mia bocca è a un millimetro dal suo orecchio. «Hai appena iniziato una guerra», affermo maliziosa.
Tecnicamente non sto facendo niente di male. Non sono fidanzata, sto solo frequentando una persona in modo da conoscerla meglio. E il mio flirtare con Leo non è che un semplice gioco. Quindi non sto infrangendo nessuna regola. Vero, Cami?
«Sei veramente bastarda!», afferma ridendo. «Ma non finisce qui, tranquilla», esclama con aria di sfida.
Mi mordo il labbro per non scoppiare a ridere e Leo se ne accorge. «Non mi credi?»
«Io non ti ho detto nulla», esclamo ridendo.
«Ti pentirai di avermi sfidato.»
Improvvisamente mi ritrovo di nuovo tra le sue braccia, schiacciata al muretto. La sua bocca si posa sulla mia gola lasciando una scia di baci dalla clavicola al lobo dell'orecchio. Getto indietro la testa lasciandoglielo fare.
«Leo», mi scappa un gemito.
«Ho vinto!», grida staccandosi da me.
«Sei proprio uno stronzo!», mormoro con tono quasi duro. Avrei voluto continuasse. Dannazione!
Mi sbaglio o la temperatura dell'acqua si è appena alzata?
La nostra attenzione è attirata improvvisamente dalla porta che si sta aprendo. Non siamo più soli. Fine dei giochi. Per ora.
Aguzzo la vista e ... Sorpresa! Giada.
«Leo, sapevo di trovarti qui», cinguetta.
Cosa diavolo ci fa qui? Non ha una casa? È Natale, dannazione!
Lascia scivolare il suo accappatoio per terra, mettendo in mostra il suo mini bikini che lascia poco spazio all'immaginazione.
«Cosa ci fai qui?», chiede sorpreso Leo. Grazie per averglielo chiesto, è proprio quello che mi sto chiedendo anche io.
«Sai, il paese è piccolo, siamo tutti amici. E io ho il permesso di venire qui quando voglio.»
Giada si immerge completamente e raggiunge Leo. Gli dà un bacio all'angolo della bocca e mormora: «speravo mi chiamassi.»
«Non ho il tuo numero.»
«In realtà l'ho dato alla tua amichetta qui presente, quando è passata in negozio. Le avevo raccomandato di dartelo», spiega lei guardandomi in cagnesco.
«Si, beh... Ecco... Credo di averlo perso», farfuglio.
«Vabbè non ha importanza, ora sono qui», cinguetta e sorride maliziosa verso lui.
Ora la uccido! No, troppe telecamere. Mi incastrerebbero subito.
Leo sembra in difficoltà, non sa cosa fare e cosa dire mentre la gatta morta si struscia su di lui. Poverino, non è colpa sua, in queste situazioni i neuroni in un uomo smettono di funzionare e lasciano prendere il sopravvento agli ormoni.
«Sai che ti trovo proprio in forma?», chiede mentre gli accarezza il petto e gli addominali. Leo è bordeaux.
«Anc... Anche tu... Stai... Sei in forma», balbetta.
Stomacata e nervosa per la visione squallida di quella scena, esco dalla piscina, infilo il mio accappatoio e mi dirigo verso l'uscita.
«Cami, dove vai?», chiede Leo mentre la gatta porta getta le sue braccia al collo.
«Lontano da qui», esclamo nervosa, e sbatto la porta una volta abbandonato la terrazza.

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