28. Camilla

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Lily mi fissa con quei suoi occhietti maliziosi e al contempo nervosi. Non sono pronta per un vero interrogatorio. In sua difesa però potrei dire che, se fosse stata lei a sparire per un weekend intero, senza mai degnarsi di farsi viva o semplicemente fare una chiamata, avrei sicuramente un'espressione simile alla sua.
Il weekend, almeno per me, è volato. Ho passato gran parte del mio tempo con Simone, approfittando anche del fatto che Bea non ci fosse. Diciamo che abbiamo fatto in modo di recuperare il "tempo perso" finora. E no, non siamo stati solo tra le lenzuola. Anche se la maggior parte, almeno tre quarti del tempo di questo fine settimana, l'abbiamo passata così, e la cosa non mi è dispiaciuta affatto, ho avuto l'occasione di assaggiare anche l'arte culinaria di Simone. Devo dire che è un vero e proprio chef. Ha saputo prendermi per la gola: spaghetti con le vongole e frittura di pesce il primo giorno, mentre ieri, domenica, risotto alla pescatora e gamberoni. Delle cenette davvero niente male. Altro che Cracco.
Nei momenti di relax o di "pausa" mi ha anche dedicato qualche canzone con la chitarra e cantando con quella sua voce dannatamente sexy.
Davvero, non posso chiedere di meglio. Eppure mi torna spesso in mente la scena di qualche giorno fa in bagno con Leo. Perché si comporta da stronzo? Per fortuna non ci siamo né visti né sentiti da allora. Penso che se avesse continuato con quel suo stupido atteggiamento da... Non so nemmeno come definirlo, avremmo finito per litigare ulteriormente. E sinceramente, i nostri continui battibecchi mi hanno davvero stancata. Che poi non capisco cosa vuole da me: sei fidanzato e poi mi fai una scenata di GELOSIA del genere. Sei completamente fuori?
Nonostante questo unico scenario, alquanto fuori luogo nel mio strepitoso weekend, il mio viso non riesce a nascondere un sorriso a trentadue denti e degli occhi che brillano per la felicità. E ovviamente, la mia migliore amica, che mi sta scrutando da quando sono arrivata, l'ha notato ed è in attesa che io le dica qualcosa. O meglio le racconti tutto nei minimi dettagli.
Siamo in giro per negozi. Quale terapia migliore se non lo shopping?! Oggi, per motivi mistici, l'Accademia è chiusa, così ne abbiamo approfittato per fare qualche compera. Credo mi tocchi comprare qualche completino intimo in più, credo proprio che Simone approverebbe.
«Che te ne pare?», chiedo alla mia amica.
Lily mi strappa un maglione dalle mani e sbuffa: «davvero pensi di farla franca così? E no, signorina. Ora andiamo in un bel bar, sedute al tavolino, e mi racconti tutto», mormora esasperata.
«Non c'è niente da sapere», esclamo divertita.
Lily mi prende per un braccio e mi trascina al primo bar che incontriamo sul nostro cammino. Una volta sedute, le racconto del mio fine settimana.

«Aspetta! Tu e... Simone, voi due... E io non ne sapevo niente?», farfuglia. «Sei la peggior amica che potessi avere», sbotta alla fine a braccia conserte. Le scoppio a ridere praticamente in faccia, ottenendo una sua espressione sempre più corrucciata.
«Devo prima viverle le cose per poi raccontartele, no?!», sogghigno.
«Ma quindi, voi due, state insieme?»
«Non ne abbiamo ancora parlato», le rispondo sinceramente.
«Cosa?», chiede incredula. Sa benissimo che sono una persona che ha la mia del controllo, soprattutto in queste situazioni. Ma questa volta è diverso, non ho nessuna voglia di correre e affrontare argomenti ancora prematuri.
«Non capisco perché tutti voi abbiate questa assurda necessità di etichettare ogni cosa», esclamo.
Lily mi guarda perplessa. «Ehi, tu, brutto alieno, che ne hai fatto della mia migliore amica ossessionata dal controllo?», chiede ancora incredula.
Alzo gli occhi al cielo e mi alzo di scatto, dirigendomi verso la cassa per pagare il conto.
«Paghi tu. È la tua punizione per tenermi allo scuro della tua vita sessuale», mormora soddisfatta, raggiungendomi alla cassa.
«Liliana!», l'ammonisco. Mentre lei scoppia in una sonora risata.

Come tutte le volte che si fa shopping con Lily, bisogna fare un pit-stop obbligatorio in libreria.
Lei ha già raccolto un po di libri dallo scaffale dei gialli e si è posizionata beatamente sul divanetto al piano di superiore della libreria per leggerne in tranquillità le trame  e poi sceglierne i fortunati che avrebbe portato con se a casa. Mentre io, più tipa da romanzi rosa sono in giro per gli scaffali, cercando qualcosa che mi colpisca e che, ovviamente, non abbia già letto. Un'ardua impresa. Sono una vera mangiatrice di libri, anche se nell'ultimo periodo, tra accademia, studio e lavoro, non ho avuto molto tempo da dedicare alla lettura. Questo mi fa sentire terribilmente in colpa con me stessa.
So che non si giudica un libro dalla copertina, anche metaforicamente parlando, ma c'è un libro che ha appena attirato la mia attenzione. Peccato che questo sia quasi all'ultimo scaffale e che nonostante sia in punta di piedi non riesca nemmeno a sfiorarlo.
«Dannazione!», impreco tra me e me. «Quando Dio distribuiva l'altezza, io dov'ero?», mormoro, cercando sempre di allungarmi il più possibile per afferrare quel libro. Una presenza alle mie spalle afferra il mio libro. Mi volto e mi trovo davanti il signor "ho la mano fasciata".
«Cercavi forse di prendere questo?», sogghigna divertito.
«Ehm... Si, grazie», farfuglio, sorpresa di vederlo lì.
«Dovresti stare più attenta. Avresti potuto tirarti addosso tutta la parete. E non credo che gli addetti alla pulizia del negozio sarebbero stati felici di pulire il tuo sangue da terra», esclama Leo sarcastico.
«Beh, grazie tante per il libro e per l'avvertimento», rispondo secca, strappandogli il libro dalle mani e voltandomi per andarmene.
«Sai non ti facevo da romanzi rosa», esclama seguendomi.
«Beh, io non ti facevo invece così stronzo». Cami 1 - Leo 0.
«Hai ragione. L'altro giorno mi sono comportato da vero stronzo. Non so cosa mi abbia preso, non lo so mai quando ci sei di mezzo tu... Ma lasciamo perdere. Mi farò perdonare», dice riprendendosi il libro.
«Di grazia, cosa cavolo stai facendo?»
«Forse un giorno di Colleen Hoover, sembra interessante», continua ignorando la mia domanda.
Ci avviciniamo alla cassa continuando, almeno io, il battibecco.
«Salve, è un regalo potrebbe incartarlo?», chiede alla commessa.
«Senz'altro!», cinguetta sbattendo le sue lunghe e folte ciglia. Evidentemente, nessuno è immune al fascino di Mr. Mano Fasciata.
«Grazie, arrivederci», saluta ammiccando Leo. Che dongiovanni.
«Mi diresti, di grazia, cosa hai appena fatto?», ritento.
«Ehi, Cami. Non ti avevo vista. Stavo pensando proprio a te. Ho qualcosina per te. Vorrei farmi perdonare per il mio comportamento spregevole di pochi giorni fa. Ti prego accetta», esclama porgendomi il pacchettino.
Lo fisso confusa per un attimo. «Sei proprio un idiota», e afferro il mio pacchettino. O meglio il mio regalo.
Leo ride divertito, mentre il mio viso si corruccia all'istante.
«Ci vediamo dopo a lavoro, piccoletta»,  esclama divertito e dandomi un sono bacio sulla guancia.
Resto lì, imbambolata, guardandolo uscire dal negozio, mentre le mie guance prendono fuoco. Sa sempre come mettermi in imbarazzo. Idiota.
Salgo al piano superiore per recuperare la mia amica e la trovo immersa tra i libri, distesa sul divano, manco fosse nel salotto di casa tua.
Alza la testa da un libro e sbuffa. «Non c'è nulla che mi attiri. Tu invece vedo hai trovato qualcosa».
«Ehm, si», le dico stringendo forte il libro al petto. «Lily, credo sia meglio andare ora, tra poco devo andare a lavoro», mormoro.
«Va bene! Tanto credo non comprerò nessuno di questi libri», sbuffa alzandosi dal divano. «Ehi, ma ti senti bene? Sei completamente bordeaux», mi fa notare.
«Si, si, benissimo. È che qui dentro fa un caldo bestiale. Sarà meglio uscire. Ho bisogno di aria», mento spudoratamente. Non voglio raccontarle ora quello accaduto poco fa, temo troppo la sua reazione. Ci sarà tempo per farlo, adesso voglio solo tornare a casa e prepararmi per il lavoro.

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