37. Camilla

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Le scorse notti, Leo ha dormito come d'accordo nel letto matrimoniale con me. Avevamo messo una specie di divisorio al centro del letto, ma è stato inutile. Sono cinque giorni che ci svegliamo comunque abbracciati. E non mi dispiace. Mi è sempre piaciuto stare tra le sue braccia e dubito che questo possa cambiare.
Domani c'è il cenone di capodanno e dopo ci sarà una specie di gala.
Ovviamente non ero nemmeno a conoscenza di questo. Ora mi tocca andare a comprare un vestito elegante per la festa. Ho costretto Leo ad accompagnarmi e, come tutti gli uomini, non è così entusiasta dell'idea.
In questi giorni è abbastanza strano, è come se fosse un po' più freddo nei miei confronti. Non gioca più con me come fa di solito provando a provocarmi. Devo dire che un po' mi dispiace, ma forse è meglio così.
Tra tre giorni torniamo a casa. Non so più quali emozioni provare. Da un lato mi dispiace lasciare questo posto magnifico e dall'altro sono contenta di rivedere Lily, mamma e Simone.
Non so come si metteranno le cose con lui. Ci tengo davvero a Simone. So che i suoi sentimenti sono più forti rispetto ai miei, però ci sto davvero bene e, cosa importante, non mi crea mai problemi di nessun tipo. Viviamo questa "conoscenza" serena, senza scheletri nell'armadio, da parte sua. Io il mio scheletro ce l'ho qui ed è difficile sbarazzarsene.
Tra tre giorni tutto ritornerà alla normalità. Questa convivenza con Leo deve finire. A volte sono tentata di lasciarmi andare alle sue provocazioni. Ma tutto questo deve finire, non è giusto nei confronti di Simone e nemmeno di Leo. So che è innamorato di me, ma io non sono pronta a fidarmi di lui. Non so se i suoi sentimenti sono realmente sinceri oppure sono solo temporanei in quanto si è sentito accettato e "amato" da qualcuno, come se volesse ricambiare il "favore".
I bambini sono con gli animatori, mentre io e Leo siamo in giro per il paese guardando vari negozi di vestiti.
Non capisco perché Filippo abbia preteso che venissimo anche noi qui in montagna, se alla fine i bambini sono tutto il giorno sotto la supervisione degli animatori. Non li ho praticamente mai visti da quando siamo arrivati ad oggi , se sporadicamente a pranzo è una o due volte a cena.
Un vestito color lavanda attira la mia attenzione e solo dopo mi accorgo di essere avanti al negozio dove lavora Giada. Sarebbe meglio non entrare. Non voglio che i due si incontrino di nuovo. Lo ammetto, sono gelosa. Ma lei è troppo appiccicosa nei suoi confronti e la cosa mi urta troppo i nervi.
Lancio un'ultima occhiata al vestito e proseguo, ma Leo resta indietro.
«Secondo me dovresti provarlo», afferma.
«No, dubito mi stia bene»
«Abbiamo visto tante vetrine, sarebbe ora che tu prova almeno un vestito, soprattutto se questo ha attirato la tua attenzione.»
Ha ragione, è l'unico da stamattina che ha fatto si che mi fermassi più a lungo avanti ad una vetrina.
Magari sarò fortunata e oggi Giada non sarà di turno. Ma in quanto a fortuna non sono proprio messa molto bene.
«D'accordo»
Entriamo in negozio e per fortuna non vedo nessuna chioma bionda nei paraggi.
«Posso esserle da aiuto?» chiede gentilmente una commessa avvicinandosi.
«Si, grazie. Mi piacerebbe provare quel vestito esposto lì in vetrina», le dico indicandolo.
«Si accomodi dentro. Scelga un camerino e le porto subito il vestito.»
«Grazie»
Scelgo il mio camerino e inizio a spogliarmi, mentre Leo è seduto sulla panchina proprio di fronte alla mia porta.
La ragazza si avvicina e mi porge il vestito. «Se questo non le dovesse piacere, le porterò altri vestiti», e si allontana.
Indosso il vestito e guardandomi allo specchio, quasi non mi riconosco. È la taglia giusta, la lunghezza giusta, il colore giusto. È il vestito giusto.
Apro la porta esclamando: «Che te ne pare, Leo?»
Ma lui non è più lì dove l'avevo lasciato. Dove si sarà cacciato?
«Le sta veramente bene, un incanto», cinguetta la commessa avvicinandosi. «Non credo abbia bisogno di provare ulteriori vestiti. Questo sembra essere stato fatto apposta per lei.»
Arrossisco e le faccio un inchino principesco per ringraziarla.
«Mi scusi, ha visto per caso il ragazzo che era qui con me? Vorrei farglielo vedere», esclamo allungando il collo oltre le sue spalle.
«Si, è all'entrata del negozio che sta parlando con una mia collega. Venga così le fa vedere quanto è bella», mi dice sorridendo.
La seguo e trovo Leo in compagnia della gatta morta. Surprise!
«Allora stasera alle otto ti vengo a prendere e andiamo a cena, ok?», chiede Leo rivolgendosi a Giada.
Cena? Lui e Giada da soli? Sento il sangue ribollire per la rabbia. Calmati Cami! Calmati!
Non si sono accorti della mia presenza essendo troppo presi a guardarsi, o meglio a mangiarsi con gli occhi.
«Mi scusi, signore. La sua amica voleva farle vedere come le sta il vestito», esclama la commessa.
Gli occhi di entrambi puntano su di me, le loro pupille si dilatano e le loro bocche restano aperte. L'unica cosa che riescono a dire all'unisono è: «Wow!».
Piccola vittoria per me!
Giada si avvicina, mi prende le mani ed esclama: «Sei davvero stupenda!»
Avrei apprezzato quel complimento da chiunque, anche da Vicky, ma non so perché da lei non riesco a farlo. È così falsa.
«Lo so!» le rispondo con un ghigno.
«Io non ho parole, davvero», esclama Leo avvicinandosi. «Lo prendiamo», dice rivolgendosi alla cassiera.
Torno nel camerino, mi sfilo con calma il vestito e rimetto i miei abiti da omino Michelin. Al mio ritorno Giada se n'è già andata.
«Possiamo andare», conferma Leo.
«Dovrei prima pagarlo», lo informo.
«Già fatto!»
«Cosa?!»
«Il suo ragazzo le ha fatto un regalo», mi spiega la cassiera.
«Leo, perché?» chiedo sorpresa.
«Arrivederci e buon anno», esclama uscendo dal negozio e ignorando la mia domanda.
Afferro la busta, saluto e corro verso Leo.
Restiamo per un po' in silenzio. Stiamo raggiungendo di nuovo il nostro albergo. Forse deve prepararsi per la cena di stasera. Quanto vorrei che lui le desse buca per stare con me. Ma da quello che ho sentito, è stata un'idea di Leo.
Rompo il silenzio ed esclamò: «Grazie!»
Leo mi guarda e mi sorride dolcemente. Se solo le cose tra noi fossero andate diversamente. Se lui non fosse stato con Vicky e io non avessi conosciuto Simone, forse a quest'ora staremmo insieme. Infondo è un bravo ragazzo.
Siamo in stanza e Leo scampare in bagno. Dallo scroscio dell'acqua capisco che sta facendo una doccia.
Non sapendo cosa fare, indosso il costume ed entro in bagno.
«Ti dispiace se, mentre tu fai la doccia, io mi immergo nell'idromassaggio?»
«Sei venuta per vedere se anche io faccio l'elicottero sotto la doccia?» chiede ridendo.
«Cretino», mormoro.
«Comunque fai pure, tanto ho quasi finito.»
Mi rilasso nella vasca, mentre Leo canticchia qualcosa sotto la doccia. Sembra felice. Buon per lui.
«Dove andate a cena?» chiedo curiosa.
«Non lo so ancora. Ha detto che è una sorpresa»
«Capisco», mormoro.
Se fosse stata una normale cena tra amici, mi avrebbe invitato. È invece sembra tenerci così tanto a questa cena solo loro due come ai vecchi tempi.
«Tu cosa farai stasera?» chiede infine. Forse mi sbagliavo. Sta per chiedermi di andare con lui.
«Non so. Non ci ho pensato», confesso.
«Beh, potresti sempre chiamare Simone», esclama.
Resto un attimo scioccata da questa sua affermazione che, dopo un breve silenzio, gli dico: «Si, chiamerò il mio ragazzo.»
Il mio scopo era farlo ingelosire, arrabbiare o comunque provocare una qualsiasi reazione in lui. Ma invece sembra essere calmo e controllato, quasi disinteressato alla cosa.
Esce dalla doccia e corre in camera a vestirsi.
Dopo poco fa capolino dalla porta del bagno ed esclama: «Buona serata. A più tardi, piccola. Non mi aspettare sveglia, non so che ora faccio.»
Viene a darmi un bacio sulla fronte e corre via senza nemmeno aspettare una mia risposta.
Che nervi!

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