Capitolo 1

190 15 6
                                    

La cosa che ricordo meglio è la luce, era così intensa e accecante quel giorno.Anche i miei genitori erano presenti ma non se la ricordano affatto, mi dissero che probabilmente mi ero lasciata condizionare dalla dimensione della stanza e dalle pareti bianche. Ogni volta che ci ripenso, rivivo un sentimento di estraneazione e di malinconia. Il mio cuore batteva forte spingendo contro la cassa toracica, le orecchie mi fischiavano e passo dopo passo le budella si contorcevano sempre più. Stringevo forte la mano calda e callosa di mio padre, divenuta così dopo tanti anni di addestramento. Camminavo con il mento sollevato verso l'alto, osservando estasiata il soffitto a cupola della grande sala di vetro.Mi sembrava il più bello che avessi mai visto, vi era dipinto un cielo infinito dove chiunque avrebbe sognato di volare per sempre. Mio padre si accorse della mia curiosità e avvicinatosi mi raccontò di aver volato in un cielo così,quando era solo un giovane cadetto. I suoi occhi erano così verdi e intensi,come quei boschi di cui mi parlava sempre prima di darmi il bacio della buonanotte,tutte le sere da quando ne ho ricordo. Adoro il mio papà riesce sempre a calmarmi e farmi stare meglio, mi basta una delle sue storie di soldato alle prime armi. Ma quel giorno nemmeno quelle riuscirono a mettermi a mio agio, anche mia madre si accorse della mia indisposizione e, guardandomi con i suoi occhi morbidi color cioccolato, mi disse:<< tranquilla tesoro, vedrai che sarà un'esperienza emozionante, l'abbiamo affrontato tutti e quando arriverà anche il tuo momento, sarà il giorno più bello della tua vita. Ora cerca di rilassarti,dovresti essere fiera e contenta di tua cugina, avanti fammi uno dei tuoi bei sorrisi...>>.Lo feci ma fu il più finto che avessi mai fatto, c'era qualcosa dentro di me che si muoveva e non riuscivo a controllarla, avevo un disperato bisogno di correre via da quel luogo così soffocante. Era il giorno dell'iniziazione di Sofia, a 16 anni questa era la prassi... ogni adolescente sarebbe dovuto presentarsi all'oracolo della terra nativa, dove il suo drago si sarebbe manifestato per la prima volta. Sapevo a memoria come avveniva l'operazione: i prescelti venivano vestiti nell'uniforme per il cambiamento, si sarebbero dovuti presentare a un'ora stabilita nel centro di ritrovo e sarebbero stati chiamati da uno degli operatori dell'estrazione per essere condotti nella stanza ovale dei vetri, lì sarebbe avvenuto il risveglio della propria anima di drago. Essa si manifestava solo in alcune parti del corpo, come attorno al braccio e sulla schiena avviluppandosi sul collo. La famiglia si sarebbe seduta sulle gradinate disposte tutte attorno, come a teatro si sarebbe potuto vedere e sentire tutto perfettamente da qualsiasi angolazione. I posti erano assegnati e così mi sedetti in mezzo ai miei genitori, di fianco a mia sorella. Era molto più tranquilla e sicura di me nonostante avesse solo otto anni, muoveva avanti e indietro le gambe sulle poltroncine di velluto rosso scandendo un ritmo orecchiabile sul quale mi concentrai, per cercare di tranquillizzarmi. Ma neanche così ci riuscì anzi, pochi secondi dopo cominciò a risultare al quanto fastidioso; i minuti passavano inesorabilmente lenti e con loro cresceva in me una sempre più opprimente agitazione. Tutti i miei sensi erano amplificati, come se fossero già preparati per uno scontro imminente. Finalmente dopo infiniti minuti si sentì il suono dell'inno che annunciava la tanta attesa iniziazione, a causa del soffitto alto e bombato la musica si propagò per tutta la stanza con un'immediata velocità. Da un lato era appostata la banda delle cerimonie con la loro inconfondibile tunica dorata, i loro visi risultavano rossi per lo sforzo e lo sguardo era concentrato sullo spartito. L'acustica era talmente studiata nei minimi dettagli che, anche quando ebbero smesso di suonare, si poteva ancora udire una traccia sbiadita della melodia. I grandi portoni in legno,finemente decorati con le scene del rito, si aprirono cigolando leggermente tirate da due addetti. Sofia entrò in tutta la sua bellezza, con i capelli rossi e lisci sciolti sulle spalle; indossava un abito corto rosso, aperto sulla schiena. Era così appariscente che strideva con l'ambiente così bianco e antico, aveva un sorriso a trentadue denti che le illuminava il viso. Gli occhi scuri, come quelli di mia madre, brillavano di luce propria. Venne il suo turno.Si vedeva che era emozionata, il giorno prima per l'occasione era venuta a dormire da me e avevamo fatto le ore piccole, ma la stanchezza non l'aveva fermata.Entrò nella sala di vetro, si sdraiò sulla poltrona pieghevole situata nel mezzo della sala e i medici le misero delle ventose su tutto il corpo per poter registrare i battiti cardiaci e i suoi parametri vitali, del prima e del dopo.La mia ansia si fece immediatamente opprimente, gli occhi cominciarono a bruciarmi e un principio di mal di testa si formò in mezzo agli occhi,appannandomi la vista. Una mano robotica calò da quello che mi sembrava il soffitto,cosa improbabile constatato che le dimensioni della sala non lo permettevano,posandosi sul suo petto che si abbassava e alzava ad un ritmo preoccupante. La macchina emanò una luce tremenda che accecò tutta la sala, tutti i miei familiari si coprirono gli occhi, io non lo feci. I miei occhi non bruciavano come quelli di tutti gli altri, erano fissi sull'immagine di mia cugina che urlava e inarcava la schiena, stritolando i poggia braccio con le mani ossute e affondando le unghie nel tessuto. Dopo che la luce tornò ad essere normale,l'ultima cosa che vidi fu il suo viso: il sorriso era sparito, un drago era avvinghiato al suo polso e si muoveva sinuosamente fino alla spalla. Quando alzò lo sguardo, notai che era diventato improvvisamente duro e maturo. Un battere collettivo di mani si sollevò, così rumoroso da farmi male alle orecchie. Cominciò a girarmi la testa e poi venni inghiottita dalle tenebre.J'{

Dragon's SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora