Lisa camminava avanti e indietro da almeno mezz'ora, aveva la testa china e le braccia incrociate mentre calcolava il tempo che i dottori avrebbero impiegato a sistemare il malleolo fratturato di Riccardo, il tutto a voce alta. Ogni volta che completava il giro e ripartiva mi meravigliavo di come il pavimento non avesse ancora cominciato a cedere, formando una piccola fossa. Smisi di guardarla, ormai con gli occhi che bruciavano e la testa che girava. Eravamo nella sala d'attesa, completamente sole, del reparto DONATORI DEL SANGUE E CURA GENERALE, una delle tre e uniche sezioni dell'ospedale dei non evoluti adatte per la nostra cura collocatosi nell'ala ovest dei sotterranei; le altre, la zona delle NASCITE e quella per LE MALATTIE INFETTIVE \ RICERCA IN LABORATORIO, nell'ala est. La nostra società per poter sopravvivere in tutti questi secoli rimanendo ben nascosta ha attuato la strategia della mimetizzazione, creando una serie di condotti e passaggi sotterranei collegati tra di loro e agli edifici dei non evoluti. Usufruiamo dei loro stabilimenti senza destare il minimo sospetto, grazie a rampe simili ad ascensori situate ad ogni entrata e uscita al confine di ogni nostra città. Le nostre case sono anch'esse costruite sottoterra, situate in enormi cavità scavate nel corso delle due grandi guerre mondiali dei non evoluti; mentre loro si distruggevano e si massacravano a vicenda, noi ci stavamo organizzando per poter sopravvivere studiando ogni loro mossa per non poter mai rischiare di fare i loro stessi errori. Siamo una razza organizzata, che impara in fretta, capisce dove sbaglia e agisce di conseguenza; come uno studente che ha appena iniziato una scuola nuova, in un nuovo paese. Sempre all'erta, sempre pronti... per qualunque cosa. Mi ha sempre incuriosito quel periodo della nostra storia chiamato l'ERA DELLE RINASCITA O RIORGANIZZAZIONE, ma forse in nessun libro di storia viene riportata la nuda e cruda verità, il solo e unico motivo dello scoppio di entrambe le guerre: la nostra venuta al mondo. Erano i primi di giugno del 1914, quando nell'aria già si sentiva la pressione di un'imminente scontro che nessuno avrebbe creduto creasse così tanta violenza e distruzione. La nostra era una razza numericamente inferiore a quella umana e perciò più controllabile dall'alto, per questo potevamo permetterci di nasconderci e dileguarci senza essere visti. Questi erano i piani, guardare senza reagire, registrare ogni mossa... d'altronde non avevamo che un misero 20% di materiale genetico in comune. Ci avevano sempre disprezzato, per quale motivo immischiarci nei loro casini e manie di onnipotenza? Bella domanda... il mio libro di storia mi rispose così, con brevi e coincise frasi, lasciandomi con l'amaro in bocca... con quella sensazione che ci sia di più: un gruppo di rivoltosi, provenienti dai centri di recupero erano stati in grado di recuperare le notizie sull'imminente guerra e con l'aiuto di qualche soldato corrotto, riuscirono a forzare la sicurezza, evadere e allearsi con i non evoluti per rovesciare l'intero sistema e annientare l'Assemblea. Come un nastro trasportatore su cui scorrono pacchi, al mio conscio fu presentato un nuovo quesito, un altro problema, un altro paio di cuffiette da districare. Mi resi conto che ero sprovvista di un alibi, per lo meno abbastanza decente e convincente. Decisi perciò di chiedere aiuto all'unica persona presente con me in quel momento, Lisa. Mi alzai dalla sedia grigia di ferro battuto, mi avvicinai a lei circondandola in un grande abbraccio. Si appoggiò a me sospirando forte e facendo scorrere la sua mano lungo la mia schiena, capivo il suo stato d'animo. Non centrava solo l'incidente di Riccardo, era anche preoccupata per quello che i suoi genitori le avrebbero detto una volta rincasata. I nostri genitori si conoscono da sempre, le nostre madri furono ricoverate nella stessa stanza alla nostra nascita: noi, le prime due Nuovi Draghi nate del millennio a distanza di un giorno l'una dall'altra. Ci dicevamo tutto, non avevamo segreti tra noi, non ci mentivamo mai, fregandocene della 12 regola della nostra costituzione nella quale era scritto a caratteri cubitali, spiegato ovviamente in modo accurato e con molti giri di parole: non mentire, il succo era quello. Noi ci eravamo fatte le nostre regole, valevano molto di più ed erano molto più efficaci. Mi scostai da lei quel poco che bastava per prenderle il viso tra le mani, asciugarle quelle lacrime amare e dandole un grande bacio sulla guancia. La feci sedere accanto a me su quelle bruttissime sedie della sala d'attesa e le feci appoggiare la testa sulla mia spalla. Rimanemmo così abbracciate per alcuni minuti, però lei aveva bisogno di distrarsi e il modo migliore per aiutarla era darle un problema e lasciare che lo risolvesse; ma non uno di quegli insulsi problemi algebrici, i veri problemi... quelli della vita vera, che ti permettono di sopravvivere:<< Lisa ascoltami, smettila di andare avanti e indietro perché ormai mi hai fatto diventare strabica e con il mal di testa. I tuoi ragionamenti non aiuteranno i medici nel loro lavoro, perciò adesso vieni con me a prendere qualcosa da bere alle macchinette là in fondo. Hai dei soldi per caso?>>. Questa piccola distrazione le servì per smettere di pensare, facendola concentrare nella ricerca delle monetine, sparse per tutto il suo astuccio color Tiffany completamente ricoperto da scritte e disegnini, per la maggior parte miei. Io presi una cioccolata calda e lei un caffè macchiato, diceva di avere bisogno della caffeina per restare sveglia e attiva. Ci sedemmo in silenzio sulle sedie di quel metallo freddo e grigio, le gambe accavallate e le mani attorno al bicchiere di plastica marrone. Bevemmo a piccoli sorsi quelle calde bevande, osservando annoiate il fumo che saliva velocemente verso l'alto fino a dissolversi completamente. Sbuffai rumorosamente. Odiavo trovarmi in queste situazioni. Cioè situazioni che comprendevano imprevisti spiacevoli come questi, dei quali era completamente in balia e dai quali facevo una gran fatica ad uscire. Guardai l'ora sul display del cellulare, le quattro in punto. Eravamo lì da sole da solamente mezz'ora, ma sembrava essere passata un'eternità. Mi girai e la guardai con uno sguardo implorante, sperando che mi capisse al volo come faceva sempre e invece in tutta risposta lei aggrottò ancora di più le sopracciglia, in un'espressione ansiosa. Accidenti, pensava ancora a lui... e io che pensavo di averla distratta. Mai lasciare una ragazza triste per più di 10 minuti a pensare, potrebbe cadere in uno stato di depressione cronico. Le scossi il braccio energicamente e la chiamai per nome:<< Lisa, sono sicura che è andato tutto bene. Stai tranquilla dopotutto era solamente una frattura, niente di così grave>>. Mi rispose con un cenno d'assenso misto a gratitudine. Bene. Forse adesso sarei riuscita a farmi aiutare con la questione del: non farmi scoprire da mia madre per evitare un linciaggio, che sarebbe stato imminente, se non avessimo pensato subito a qualche scusa ben architettata. Nessuna delle due, fece però in tempo a formulare un pensiero che, dalle porte verdi antincendio, uscì il chirurgo che aveva operato Riccardo e con ancora la mascherina verde chiaro calata sulle labbra ci disse che l'operazione era terminata. Inoltre ci spiegò che avrebbero impiegato meno tempo se solo non si fosse agitato così tanto. Si potevano confermare le sue parole osservando il suo drago che gli fluttuava attorno sbuffando e facendo vibrare i lunghi baffi, chissà da quante ore stava lavorando per essere così nervoso:<< abbiamo dovuto somministrargli una dose di anestesia totale, perché solo con la locale non riusciva a stare tranquillo. Di sicuro questo ragazzo da grande non farà mai il dottore, posso assicurarvelo signorine. Ora vado che ho un altro intervento se volete vederlo è nella stanza 114, arrivederci>>. Prendemmo i nostri zaini, avvolgemmo alle scarpe i sacchetti di plastica azzurri che ti danno in donazione, per non sporcare, e ci dirigemmo verso l'entrata. Iniziai a spingere il maniglione della porta quando il dottore ci chiamò di nuovo:<< aspettate un secondo, vi sembrerà strano ma io ho già visto una di voi. Tu non sei la figlia di Annalisa del reparto Malattie infettive? Dovresti chiamarti Irene se non mi sbaglio>>. Non passarono neanche due minuti che dall'ascensore, posto vicino alle macchinette, uscì mia madre con in mano delle cartelle. Perfetto, ora che scusa mi inventavo? Già non ero capace a mentire e in più dovevo pensare nel giro di pochi secondi cosa dirle. Il dottore pensò bene di girarsi, chiamandola per nome e attirando così l'attenzione dalla nostra parte. Lisa mi spinse dentro al reparto un attimo prima che mia madre sollevasse lo sguardo dai suoi incartamenti, finì per andare a sbattere contro al muro rischiando di cadere per terra, lei teneva la porta semiaperta facendomi scudo con il suo corpo, la sentii scusarsi con il dottore perché si era fatto tardi e salutare mia mamma. Disse che era venuta a vedere Riccardo dopo che era caduto dalle scale mentre usciva da scuola e che l'aveva accompagnata sua cugina, momentaneamente andata in bagno. Rientrò poco dopo, non dando il tempo a nessuno dei due di poterle rispondere e, facendo un bel sorriso che dichiarava finita la discussione, chiuse bene la porta. Mi prese per il polso strattonandomi e cominciammo a correre per il corridoio infilandoci nel primo bagno che vedemmo, per fortuna non incontrammo nessuno:<< grazie mille Lisa, sei stata geniale>> le dissi con il fiatone:<< stai tranquilla, so che non sei capace di mentire così su due piedi allora sono subentrata io. Spero solo di non averti fatto male spingendoti... ricorda sempre che il modo migliore per fingere, è sempre ammettere un po' di verità>>. Impiegammo diversi minuti nella ricerca della stanza 114, dovemmo chiedere aiuto all'infermiera perché ci eravamo già perse parecchie volte. Rispetto ai non evoluti le nostre problematiche erano tutte curabili, dalle malattie del genoma a quelle infettive e quindi non necessitavamo di varie aree ospedaliere specializzate, come accade nel loro caso; I nostri vari reparti sono quindi ridotti e molto ampi, con lunghi corridoi che li collegano fra loro. Trovammo la stanza alla fine del corridoio che avevamo imboccato all'inizio, Riccardo stava ancora dormendo a causa dell'effetto dell'anestesia, le sue gambe erano distese sul lettino completamente guarite. Appoggiammo gli zaini per terra vicino all'appendi abiti, ci togliemmo i giacconi e prendemmo le due sedie che trovammo vicino alla sua postazione sedendoci accanto a lui, Lisa alla sua destra gli prese le mani accarezzandole con il pollice mentre lo guardava con occhi preoccupati. Mi sedetti dall'altra parte e gli accarezzai dolcemente il ciuffo di capelli biondi, arruffati e appiccicati alla testa dal sudore, guardandogli le gambe vi venne in mente ciò che ci aveva detto il dottore a proposito della sua indole fifona quando si trattava di ospedali e scoppiai a ridere. Lisa mi lanciò uno sguardo di rimprovero ammonendomi di abbassare la voce altrimenti lo avrei svegliato. Continuando a sorridere le dissi:<< ti ricordi cosa ha detto il medico? Ti rendi conto che hanno dovuto sedarlo perché se la stava facendo sotto dalla paura?>>, portò anche lei lo sguardo sulle sue gambe e le scappò un debole risata quando mi rispose:<< Si che ricordo e sicuramente avranno dovuto anche tenerlo fermo in otto, quando sarà stato il momento di mettergli il catetere venoso!>>.
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Dragon's Soul
Fantasy"Il tuo drago fa parte di te, è composto dalla stessa essenza delle tua anima. Negli anni dell'infanzia è rimasto nascosto ma con l'iniziazione ha potuto manifestarsi, puoi parlare con lui, confidarti, discutere di qualsiasi argomento, quando ti sen...