Parte 6

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SOFIA'S POV

Andrea si è chiuso in camera mia a chiave in segno di protesta, così sono stata costretta a dormire sul divano con Lorenzo schiacciata come una sardina.

 Non che mi sia dispiaciuto eh!  

Comunque, torniamo al mio caro fratellastro... che strano chiamarlo così. Vuole a tutti i costi andare a vedere i pappagalli.
- Andrea ti prego non essere infantile! - urla Vanessa da dietro la porta e per tutta risposta riceve una pernacchia. Non so come faccia ad avere tutta questa pazienza con lui, davvero, non lo capisco. 
- Non ti piace l'idea della baita? - 
- No! Zoo - 
- Andrea hai sei anni? Esci dalla stanza di Sofia! - 
- No! - 

- Andrea! Dai vieni a fare colazione! - lo chiama scuotendo la scatola di cereali come se stesse attirando un animaletto. 
- Non esco da qui fin quando non mi dici che andremo allo zoo -
- Per favore esci e ne parliamo -
- No -
- Andrea! - 
- Pappagalli! - 
Li lasciamo da soli mentre continuano a urlarsi parole a caso da una parte all'altra della porta e andiamo in cucina ridendo sotto i baffi. Quei due hanno fatto così per tutto il tempo da quando siamo tornati a Firenze, io ci ho fatto l'abitudine ma Lorenzo continua ad essere un po' perplesso e non riesce facilmente a dimenticare quel pugno che Andrea gli aveva dato quando ancora pensava che io gli piacessi. 
- Certo che sono cambiate un sacco di cose - dice infatti scuotendo la testa.
- Lo so, ma meglio così - sorrido.
 Mi viene in mente quel giorno, il giorno in cui avrei dovuto avere il mio primo appuntamento con Lorenzo... e quella pazza di Martina... menomale che adesso è abbastanza lontana da non dare fastidio a nessuno.

Anche se ammetto che mi divertiva parecchio.

Verso il latte nella mia tazza con il caffè e inizio ad osservarlo mentre cerca di capire perchè il suo cornetto abbia meno crema rispetto a quello raffigurato nella confezione.
- Per quanto tempo pensi di restare? - gli chiedo diventando cupa all'improvviso. 
- Sono appena arrivato e già mi mandi via? - smette di analizzare la sua colazione e mi guarda.
Allunga il labbro inferiore facendo una finta espressione triste, io gli do un colpetto nel braccio mormorando uno "stupido", quando finalmente Andrea esce dalla mia stanza e Vanessa lo tiene per un orecchio fino a quando non ci raggiungono. 
- Mi hai fatto male - dice aggrottando le sopracciglia.

- Non ho stretto, comunque ti ho tenuto per sicurezza, prima che ritornavi lì dentro - gli sorride beffardamente, lui si ammorbidisce e la abbraccia. 
- Allora piccioncini, quando si parte? - chiedo riportando la loro attenzione su di noi.
 
- Domani mattina, facciamo... verso le cinque? - ci guarda Vane in cerca di approvazione. 
Io annuisco, Lorenzo non ha niente da obiettare, mentre Andrea sbuffa. 

Non gli va mai bene niente. 
- Cosa c'è? - gli chiediamo.
- Niente... - risponde appoggiandosi alla spalla di Vanessa.

- Sicuro? - 
- Sì... - 
Sta in silenzio per qualche minuto, so per certo che tra poco esternerà i suoi disagi. 

- Pensate che in montagna ci siano pappagalli? - ecco, appunto.
È stato investito da un coro di "Oooh!" scocciati da parte di tutti e tre, così ha ricominciato a lamentarsi.

- Informati sulla fauna locale - gli dice lorenzo sembrando quasi serio, poi però aggiunge - Magari trovi tuoi simili e vai a vivere con loro... che ne so... marmotte, volpi no di certo, però i cinghiali, i porcellini d'india... -
- Facoceri - intervengo con molta autoironia.  
- Magari scopri di essere una pianta! - esclama Vanessa per poi correggersi - Ah no, le piante sono silenziose e immobili. E non disturbano -. 
- Bravi, bravi, scherzate... pappagalli, vi troverò - fa Andrea stringendo la sua mano in un pugno e portandola al petto. 

- Attenzione, la faccenda si fa seria - interviene Lorenzo prendendolo in giro, al che Andrea si alza e allarga le braccia come se stesse mimando un aeroplano, poi inizia a correre intorno al tavolo dove siamo seduti e inizia a urlare - Flatulenza! Flatulenza! - poi si ferma dopo dieci, undici giri e riprende fiato.

- Avreste dovuto vedere quel video - dice poi facendo alzare Vanessa prendendola per mano e iniziando a ballare - Ve ne sareste innamorati anche voi -.  

Poi ero io quella pazza, giusto? 

CARL'S POV

- Spechio di stanza non rendere, sono tropo, tropo beautiful... now I vado a provare quelo di mrs Martina -. 


MARTINA'S POV

Strano a dirsi ma ho dormito bene. 
Devo ammettere che questo letto è davvero comodo.
Beh, non posso dire altrettanto del cuscino, piatto come un'asse da stiro, ma non si può avere tutto dalla vita. Sospiro.  

Oggi dovrò mettere di nuovo in atto il mio piano, ma stavolta rapirò Sofia senza intoppi, nessuno deve più mettersi in mezzo.
Niente Carl, niente poliziotti, niente alberi, niente donne senza un occhio e soprattutto niente ascensori bloccati. 
Sbadiglio per l'ultima volta e mi alzo dal letto, preparo sulle lenzuola i vestiti che dovrò mettermi e mi dirigo verso il bagno ma mi blocco quando sento dei rumori strani provenire dal suo interno. 

Che diavolo succede? 
Un topo? No, quasi impossibile. 
Forse proviene dalla stanza accanto. 
Più mi avvicino, più sento canticchiare. 
Giuro che se è un ladro gli sferro la mia super mossa di ju jitzu e lo atterro. 

Ma quale ladro canterebbe dentro un bagno? 

- Chi c'è? - chiedo afferrando la maniglia e facendo scorrere la porta, e quando si ferma a metà, sento un urletto da donna.
Mi è preso un colpo, ho fatto un balzo all'indietro. 
Ma che cavolo...
Non capisco.
Mi sporgo per vedere meglio quando mi trovo faccia a faccia con Carl. 
Carl.
- Cosa - apro la porta - Ci - la apro un po' di più - Fai - entro - QUI? - urlo. Gli schiaccio quasi un piede per quanto mi sono avvicinata con fare minaccioso. 
Come pensavo lui inizia a ridere.
- Tuo spechio is better then mine - dice. Abbasso lo sguardo e vedo che ha in mano il mio pettine di Dora l'esploratrice. 
- Come hai fatto ad entrare? - chiedo sedendomi sul bordo della vasca, rassegnata. 
- Oh ahm... I don't know - si siede accanto a me. 
Perchè? 

- Mrs Martina, tu pensare che io sono belo? - che cavolo di domanda è? 
- Io penso che tu sia Carl. Un fastidiosissimo, molesto, disturbato, fuori di testa, insensato, inutile e stupido Carl - rispondo tranquillamente girandomi verso di lui. 
- Tu sbagli - dice serio. 
- Come? - 
- Sbagli. I am... beautiful, simpatico, atraente, perfeto... - lo fermo con un gesto della mano, non voglio sentire altro con quello stupido accento inglese. Lo spingo fuori dalla mia camera e finalmente posso prepararmi, ragazzi, già un Carl di prima mattina è troppo... speriamo vada meglio il resto della giornata.
Faccio una bella doccia rilassante e calda... okay, troppo calda... basta così... TROPPO CALDA... BRUCIA MALEDIZIONE. 
Mi vesto e appena esco dalla stanza vedo Carl che mi aspetta davanti l'ascensore e tiene qualcosa in mano. 
- For you - dice porgendomi una rosa rossa. Cosa sta cercando di fare? 
La prendo e la osservo per bene, potrebbe essere un dei suoi soliti scherzi idioti. 
Niente spine, niente acqua che spruzza, niente puzze insolite o scosse. 
Strano. 
Molto strano. 
Lo guardo ancora con diffidenza e lo ringrazio, lui mi sfoggia un sorriso smagliante. 
Pfh. 
In ascensore mi fissa. 
- Carl, sei inquietante, smettila - dico giocherellando con la rosa. 

Rimane in silenzio, cosa che mi desta numerosi sospetti e andiamo a fare colazione.
Ha spostato la sedia per me, mi ha versato l'acqua e prima di entrare in macchina ha pure aperto lo sportello per farmi entrare. 
Qui c'è qualcosa che non va. 
- Carl, per caso ci stai provando? - chiedo facendo una smorfia di terrore. 
- Maybe... or maybe not - 
- Carl? - 
Senza rispondere accende la radio e parte "Dragostea din tei" a palla, al che lui apre tutti i finestrini e inizia ad urlare le parole della canzone.
Mi faccio piccola piccola nel sedile, spero seriamente che non mi veda nessuno. 


Favij // A volte ritornano (2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora