Parte 20

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MARTINA'S POV

- Questo lo dico alla nonna, stanne certa - si lamenta Eustorgio accarezzandosi il petto, che schifo ragazzi, esperienze da non rifare. Gli faccio segno di stare un po' zitto, dato che se ci scoprono rischiamo grosso, ma non so come, nessuno ci ha sentiti.
Tiro un sospiro di sollievo - Tieni gli occhi aperti, se vedi Sofia o Carl non esitare a correre ed eseguire la tua super mossa da gigantesco gorilla quale sei - sussurro affacciandomi da un angolo della casa, in giardino sembra non esserci nessuno, ma è quello principale, dovrei andare a controllare quello sul retro prima di tentare di entrare in casa. 
- Assolutamente no - fa lui incrociando le braccia e guardandomi storto - Non rischierò di sgualcire le mie unghie per colpa di uno dei tuoi stupidi piani - 

- Che stai dicendo? Ti prego non è il momento di scherzare - 

- E chi sta scherzando? Guarda che proprio due giorni fa sono stato da Melissa Mangiapane, una famosissima stilista che abita vicino casa mia, sai, è un po' bruttina ma ci sa fare - 
- Eustorgio ti prego... - dico cercando di distogliere i miei pensieri da quel cognome, dovevo restare concentrata. 

- No! Lasciami finire. Appena sono entrato avevo solo intenzione di rimproverarla, dato che aveva parcheggiato la sua motocicletta in doppia fila di fronte la mia moto d'acqua - 
- Moto d'acqua? - 
- Sì, storia lunga, te la racconto più tardi. Come stavo dicendo, ho aperto la porta con tanta rabbia, poi lei è venuta verso di me e ha tentato di strangolarmi. Non me l'aspettavo. Giuro Martina, avrà avuto la forza di sette uomini molto grossi e inferociti... mi ha sbattuto per terra e poi ha preso la rincorsa e si è lanciata sul mio stomaco con il gomito, tremendo, ho visto la morte. Poi però mi ha aiutato a rialzarmi e siamo diventate amiche - 

- A-amiche? - 

- Proooooprio così! Ed è per questo che non voglio per nessuna ragione rovinare il suo preziosissimo lavoro, no, no e no! -. 
Mentre continuava a blaterare mi sono allontanata e ho deciso di continuare il piano da sola. Dio che strazio, sono circondata da persone inutili, fastidiose, che sanno solo mettermi i bastoni tra le ruote. Mi avvicino a quella che dovrebbe essere la porta che dà sul retro, quando sento delle voci. Quella di Sofia la riconoscerei tra mille, devo affacciarmi da una delle finestre per vedere cosa sta succedendo. In punta di piedi riesco ad afferrare il davanzale e ad allungare il collo fin sopra i vasi, c'è un uomo, è vecchio, e Carl disteso sul divano che dorme, oppure è svenuto, da lui mi aspetterei di tutto. La ragazzetta insulsa è in cucina e credo stia preparando un infuso a base di tristezza, visto che puzza da morire e mi fa venire da piangere. Potrei ri-rapirla e poi ucciderla sul serio stavolta, così non rappresenterà più un problema, ma non sono così idiota, mi scoprirebbero sicuramente visto che il soggiorno, dove si trovano loro, è collegato alla cucina. Pensa Martina... pensa... come posso evitare che lascino la casa per raccontare tutto alla polizia? 
GENIALE! Li farò esplodere! 

- Ehm... Martina, scusami se ti disturbo ma mi fai paura. Hai l'espressione che di solito fai quando pensi a qualcosa di brutto, e non mi piace - dice incerto Eustorgio raggiungendomi, credo sia gay, più passa il tempo, e più mi viene il dubbio. 

-Evidentemente mi conosci bene, hai per caso della dinamite? Del tritolo, alcolici, un accendino, molotov, granate o roba simile? - gli chiedo sperando in una risposta positiva, anche se da lui mi aspetterei più "No, ho delle bambole, un pupazzetto di Topo Gigio che canta la ninna nanna, delle caramelle, un portachiavi a forma di panda, una bottiglia di aceto balsamico e una foto di nonna". 
- Ma sei pazza?! - esclama invece portandosi le mani alla testa - Vuoi ammazzarli? - 
- Oh ma che intelligente il mio Eustorgino! - lo prendo in giro, per poi ricordarmi che sto sprecando del tempo inutilmente. 
- Lascia perdere, faccio io - dico rimettendomi a pensare. Ce la devo fare, non posso perdere così, io vinco sempre! 
Mi guardo intorno per trovare una soluzione, potrei procurarmi una pistola, o... rubare... quel... meraviglioso... fucile... che vedo! 
- Giò! - lo chiamo - Fammi da base di appoggio, entro! - lui sembra perplesso ma rassegnato fa quel che dico e si china. 
- E che schifo... compra dei pantaloni a vita alta ti si vede il sedere... - dico disgustata, ma lui sembra aver fatto un voto di silenzio sentendosi in colpa per star partecipando ad un omicidio, infatti non dice niente. 
Sguscio in cucina dalla finestra e faccio segno a Giò di andare via, ma lui non capisce e resta lì impalato dietro al vetro, che cretino...

Senza far rumore mi avvicino al fucile che quell'idiota di un vecchio deve aver lasciato incustodito sul tavolo e lo prendo. 
Wow, è così strano tenere un'arma in mano, dà una sensazione di potere ma allo stesso tempo fa paura, non so nemmeno come si usa, ma va be, magari ho il tempo di cercare su internet delle istruzioni. Mi siedo in un angolo abbastanza nascosto, e cerco di accedere a google.

Dannazione non c'è il wi-fi! 

E ora come faccio? 

Mi arrangio. 
Mi alzo e preparo in mente alla svelta ciò che avrei detto una volta puntato il fucile contro tutti loro, ma sono troppo nervosa, così mi precipito sulla soglia della porta senza pensarci due volte e urlo - Nessuno di voi uscirà vivo da questa casa! -. 
In un primo momento il volto della sgualdrina sembrava spaventato, ma doveva essere solo l'effetto d'ombra di una nuvola passeggera, perché subito dopo ha iniziato a picchettare sul braccio di Carl, che a sua volta si è messo a sedere sul divano accanto a lei e tutti e tre cominciano a fissarmi. Che ansia.

- È lei la pazza di cui parlavate? - dice il vecchio come se non ci fossi.
- Sì - rispondono loro due in coro.
- Immaginavo - fa senza scomporsi, poi si gira di nuovo verso di me - È scarico - fa indicando il fucile. 
Ecco che inizio a sentirmi la persona più ridicola al mondo.

Ho appena minacciato tre persone con un fucile senza munizioni, messo lì probabilmente come esca, e come se non ci fosse fine al peggio, entra Eustorgio dalla porta sul retro, che era aperta, e io ero entrata dalla finestra. Bene. 

- Salve - dice comparendo alle mie spalle - Ciao Carl - dice poi salutandolo con la mano. Lui ricambia con un gesto della testa. 
- E tu chi saresti? - domanda il vecchio.

- Eustorgio, piacere - dopo di che il silenzio tombale. Non so cosa dire o fare, è una situazione troppo imbarazzante e all'improvviso mi rendo conto che forse restare a Torino, magari tentando semplicemente di clonare Lorenzo invece che volere quello vero a tutti costi, sarebbe stato meglio. All'improvviso si sente un forte rumore proveniente dalla pancia di Eustorgio. 

- Scusate - dice non appena smette, per poi aggiungere - Non è che avresti una merendina qui da qualche parte? - e il vecchio, un po' sorpreso risponde - Oh... ma certo, secondo sportello in alto a destra -. 
Lascio cadere il fucile a terra e sospiro, ma non riesco a parlare, provo troppa vergogna. 
Quanto vorrei sparire e far dimenticare a tutti della mia esistenza? 
- Sofia, Carl, voi andate pure, io e la vostra amica dobbiamo fare due chiacchiere - dice ad un tratto accompagnandoli fuori, si salutano, poi insieme entrano in una macchina parcheggiata nel vialetto e vanno via, ed io lentamente inizio a vedere di fronte ai miei occhi tutto quello che ho fatto, in maniera quasi impeccabile, andato in fumo, scivolato via dalle mie mani per colpa di un misero e stupido errore commesso all'ultimo. 
L'uomo mi invita a sedermi sul divano, mi fissa per cinque minuti in silenzio, poi sorride - Lo sai, vero, che tra qualche ora sarai in prigione? - mi chiede. Io annuisco.
- Beh, non è poi tanto male... oppure sì, lo è, è un incubo, il peggiore degli incubi - fa avvicinandosi.
- Lei come lo sa? - deglutisco.
- Come lo so? Ci sono stato - ed ecco che inizia ad avere come un tic all'occhio, al che mi allontano leggermente, sono per caso chiusa in casa con un pazzo criminale? 

Favij // A volte ritornano (2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora