Parte 21

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DUE GIORNI DOPO 

SOFIA'S POV

- Non ti lascerò mai più da sola quando Lorenzo andrà via, mi sei mancata troppo, non potrei sopportare un altro rapimento - piagnucola Vanessa abbracciandomi. In effetti anche se per pochi giorni, stare lontano da tutti loro, da casa mia, è stata una delle esperienze più brutte in assoluto, nonostante la pazza criminale fosse una demente come Martina. 

- Ben detto, per adesso ci sono io, non resterò ancora per molto ma almeno adesso avremo un po' di pace - Lorenzo si sdraia sul divano appoggiandosi ad Andrea, sembrano due innamorati, devono aver legato molto mentre mi cercavano. 

Come non detto. 
- Puoi togliere quella tua testa piena di capelli dalle mie ginocchia per favore? -
- Perché? Ti do fastidio? - 
- Sì, tanto - 

- Non credo che lo farò, sei comodo - 
- Vedremo quanto sarò comodo dopo che ti avrò rasato a zero allora! -

- Avanti, fallo! Che aspetti? Se mi tocchi la testa giuro che ti compro un pappagallo e me lo mangio! -
- COSA?! -
- Non hai sentito? Sei sordo? - 
Era una scena veramente troppo esilarante, io e Vanessa non riuscivamo a smettere di ridere e loro due si agitavano come due galline spennacchiate sul divano, ad un tratto suona il campanello. 
- Chi sarà a quest'ora? - chiedo guardando l'orologio, sono le dieci di sera, dovrei preoccuparmi? 
Faccio per andare ad aprire ma Lorenzo mi ferma - Tu resta qui con Vane, ci penso io - fa un sorriso rassicurante, io annuisco, poi si dirige verso la porta seguito da Andrea. 
Tento di ascoltare bene per capire chi sia, quando sento una voce familiare dire - Sofia sta bene? -. È mio padre. 
Lorenzo sembra arrabbiato - Oh non lo so, me lo dica lei - dice. 
Mi sporgo leggermente dal corridoio per vedere cosa succede, e noto Andrea che blocca il passaggio per non farlo entrare.

- Non so a cosa tu ti stia riferendo ragazzo, comunque questa è casa mia, non potete lasciarmi fuori - 
- Possiamo eccome, tu e mia madre ve la siete spassata a Ibiza o quello che era, mentre tutti noi qui passavamo momenti terribili, perché non ci tornate e ci fate un enorme favore? - 
- Andrea, non essere maleducato e facci entrare immediatamente - gracchia quella vipera di Francesca spuntando da dietro. La Sofia di una volta sarebbe di certo intervenuta, ma mio padre ne aveva combinate tante, troppe, se lo meritava, così restai lì a guardare e ridere sotto i baffi.
- Non credo che lo farò - replica Andrea a braccia incrociate, con un sorriso divertito stampato in faccia. 
- Ora se volete scusarci, avremmo delle cose da fare - prosegue, e Lorenzo - Già, come allagare il bagno, dare fuoco ai tappeti, fare battaglie con la marmellata o la nutella, organizzare dei rave... cose così, passate una buona serata! - e chiude la porta. 
Mi dirigo verso di lui ridendo e battendo le mani - Siete stati fantastici - dico asciugandomi le lacrime, dopo di che lo abbraccio e lascio che con una mossa veloce mi porti sulle spalle. 
- Abbiamo un compleanno da festeggiare o sbaglio? - domando poi guardando tutti dall'alto, Vanessa si illumina e Andrea sta per dire qualcosa sui pappagalli, ma si corregge e propone di andare a mangiare una pizza e restare fuori fino a tardi cercando delle candeline da far spegnere alla mia amica.

CARL'S POV

Non so perché ho impiegato così tanto tempo per decidere, ma alla fine, alle dieci e mezza, mi sono convinto ad andare da Sofia e chiederle delle sentite scuse. Come ho potuto passare del tempo con quella pazza? Che ne ho fatto della mia vita? Io non sono così.
- Signora, le sembro stupido? - chiedo ad un'anziana che sta camminando molto lentamente accanto a me, almeno attacco bottone, la strada è stretta e più avanti c'è un'altra coppia di vecchietti con un carrellino, rischierei di rimanere bloccato di nuovo se tento di sorpassarla.
- No, mi shembri shtraniero - risponde, io non capisco cosa c'entri con la domanda che le ho fatto e spero non sia qualcosa di razzista, ma annuisco - Beh, sì, sono inglese -.
- Io ho avutho un fidanzhato ingleshe - inizia a raccontare - Shi chiamava Kartur - 
- Artur? - domando credendo di non aver sentito bene, ma lei si ferma e mi afferra un braccio, con sguardo serissimo.
- No, Kartur - fa, poi stringe la presa e tenta di farmi abbassare per raggiungere il mio orecchio - Con la K - dice - Kartur - e poi ha iniziato a fare "KH... KH... KH... KA... KA... KARTUR".
- Sì sì, ho capito - tento di allontanarmi, molto strana questa signora. 
- Molto bhene, era un bhel giovanottho, come the - sorride, ha un dente, grazioso. Eppure mi sembra di averla già vista da qualche parte.
- La ringrazio - dico guardando per l'ennesima volta l'orologio.
Percorriamo un tratto di strada in silenzio, anche se credo di averla sentita parlare da sola, ma non ne sono sicuro, quando probabilmente per un raro colpo di fortuna incrociamo Lorenzo, Sofia ed altri due ragazzi. 
- Ciao Carl - dicono sorpresi entrambi, io ricambio il saluto e vedo che la vecchietta sta facendo strani gesti verso Lorenzo, dopo di che mi giro un secondo, poi mi rigiro e lei è sparita. 
Rimango confuso per un po', ma ormai ho smesso di farmi domande su certe cose, così ritorno al discorso scuse. 

- Sofia... - inizio a dire, ma poi sento una fitta al petto e cado a terra. 
Che sta succedendo?

SOFIA'S POV

- Oh mio Dio - urlo portandomi entrambe le mani alla bocca, subito dopo mi fiondo su Carl precipitato a terra un secondo prima. Di fronte a noi c'è Martina che impugna una pistola, grida delle frasi come "Maledetto, volevi passarla liscia ed io invece chiusa in prigione? Ohhh, te lo scordi!" ed altre cose incomprensibili, e nel frattempo non capisco se stia piangendo o ridendo. Due poliziotti l'hanno fermata subito dopo e l'hanno portata via.
Io tremo e tento di tenere sveglio il povero Carl - Chiamate un'ambulanza! - dico in preda al panico, circa dieci minuti dopo ne arriva una e decido di accompagnarlo in ospedale. 
È successo tutto in fretta, non mi aspettavo niente di tutto questo. 
- Lei deve aspettare fuori - dice uno dei medici toccandomi la spalla, forse per rinsavirmi, devo essermi paralizzata per lo shock - Preparate la sala quattro! - urla poi ai suoi colleghi e li vedo sparire dietro una porta con Carl. 
Non posso crederci. Non posso. 
Il rapimento, e va bene. Mi ha abbandonata di notte nel bosco, e va bene. Le minacce, e va bene. Ma da qui a... non riesco a dirlo. Ha sparato all'unico amico che aveva. Perché? 
Potrei fare mille teorie su questo. Forse perché aveva capito che Martina fosse squilibrata, ed aveva deciso di allontanarsi da lei prima che fosse troppo tardi, così lei ha pensato bene di vendicarsi. Forse è solo pazza. 
Forse semplicemente sadica, e tanto stupida da non capire la gravità di certe sue azioni. 
Ma stavolta ha davvero esagerato, perché Carl potrebbe anche non farcela. 

Mi accascio su una sedia pensando a quanto lui sia stato gentile con me. Mi ha liberata, ha aspettato il momento giusto per venire a cercarmi ed accompagnarmi a fare la denuncia, mi ha chiesto scusa centinaia di volte e per lui non erano mai abbastanza. Scommetto che stava venendo a chiedermelo ancora, divorato dal senso di colpa. 
Ho passato dei momenti orribili e di certo questo corridoio, le luci fredde, l'intonaco spento non mi aiutano a non pensarci. 
Sono qui da sola, e spero che Carl ce la faccia. 


Favij // A volte ritornano (2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora