Parte 1

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LORENZO'S POV

Il biglietto ce l'ho.
Il cellulare è in tasca... anche il portafogli.
Lì c'è il mio borsone, i miei occhiali da sole, le mie cuff... - DOVE SONO?! - neanche il tempo di mettere piede sull'aereo, inizio ad avere un attacco di panico. Ero sicuro di averle prese, le avevo in mano cinque secondi fa! 
Mi alzo e comincio a cercare ovunque, sotto i sedili, in mezzo alla gente, domando a tutti i passeggeri, ma niente. Mi porto le mani ai capelli "Sono un idiota" penso tra me e me, forse l'ho anche detto ad alta voce dato che ho sentito bisbigliare un "sì infatti" . Ritorno al mio posto maledicendomi, poi mi giro e inizio a domandare anche ad una vecchietta seduta accanto a me, la quale probabilmente non sa nemmeno cosa siano delle cuffie... ma tanto vale fare un tentativo. 
- Signora per caso ha visto le mie cuffie? - chiedo  visibilmente agitato. Lei mi guarda, mi guarda per bene, come se mi stesse facendo una radiografia con gli occhi, come se volesse rubarmi l'anima o robe simili (il passo da vecchietta a strega è molto breve) poi apre la bocca in un sorriso che mi fa rabbrividire. 
Un dente. 
Solo uno.

Di sotto.
Visione mistica.  
- Shao caro - dice continuando a fissarmi con quell'espressione. Io con molta perplessità inarco le sopracciglia ed attendo una risposta, quando mi viene in mente che forse sarebbe meglio ripeterle la domanda.
- Sì, salve, ha per caso visto delle cuffie? - chiedo allora cercando di sfuggire a quello sguardo terrificante.
- Chuffie? -

- Cuffie, le mie cuffie - cerco di scandire bene le parole.
- Le tue chuffie, ho capito, le tue chuffie - le mie chuffie. Credo che da oggi in poi non riuscirò mai più a pronunciare questo termine in modo normale. Da cuffie a ciuffie. Eccellente.
Faccio un lungo sospiro - Non fa niente, ne comprerò un altro paio a Firenze - mi giro verso l'oblò dell'aereo e provo a calmarmi.
Devo decisamente rilassarmi, sto andando da Sofia, le farò una sorpresa, non posso arrivare da lei innervosito o preso dal panico. Inspiro ed espiro, inspiro ed espiro quando...
- Shai una cosha? - la voce della vecchietta interrompe i miei esercizi di yoga aerea.
Ossia lo yoga che si pratica sugli aerei, quello ad alta quota, proprio quello che praticano gli psicopatici o i Lorenzo.
- Cosh... cosa? - questa donna sta seriamente tentando di farmi dubitare sulla reale pronuncia delle parole.
- Cosha? - mi sta prendendo in giro?

- Lei ha detto "sai una cosa?" e io ho chiesto "cosa?" - cerco di spiegarle inutilmente, dato che mi sta guardando molto male e se c'è una cosa che ho imparato nella mia vita è mai e dico mai, fare arrabbiare una vecchietta sconosciuta che tenta di rubarti l'anima.
- Ah shi, scusha shono un po' rimambita shai con l'età... - dice agitando una mano verso la mia faccia, sto per entrare di nuovo nel panico.

Aiuto.
Non capisco se vuole toccarmi la guancia o sta solo gesticolando con molta enfasi. 

Sorrido nervosamente e tento di spostarmi più in là con dei movimenti quasi impercettibili.
- LA MIA MANO! MI HAI TOCCATO LA MANO! - sento dopo nemmeno cinque minuti.

Un viaggio tranquillo eh!

Mi giro e vedo un tipo piuttosto in carne con un berretto a strisce rosse e bianche e una maglietta con su scritto "Le donne... mistero della vita", che inveisce contro un ragazzo che gli siede accanto. Ha la faccia tonda e rossa dalla rabbia e la sua voce mi ha ricordato molto quella del coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie. 

- MI HAI TOCCATO LA MANO! - urla tremolando. Il ragazzo lo guarda stranito, è in imbarazzo perchè si sono girati tutti a guardarlo, nel frattempo una bambina inizia a piangere nei posti in fondo. Noto che sta per dire finalmente qualcosa in sua difesa quando il tipo impostato mi vede e si blocca all'improvviso.
- Ciao io sono Lino - mi dice poi porgendomi la mano. Io temo che se la toccassi lui ricomincerebbe ad andare fuori di testa, ma gliela stringo, per paura che se invece non lo facessi lui mi mangerebbe. 
- Ciao Lino - dico incerto. 

- Io odio quando mi toccano la mano senza permesso - si gira verso il ragazzo che è ancora più confuso di prima guardandolo storto, stava per ridiventare rosso quando rivolge nuovamente la sua attenzione a me. 

- Io ti conosco - mi sorride, oh, un mio fan? 
- Davvero? - 
- Sì, tu sei quello che fa le televendite dei materassi... com'è che si chiamano? - dà una spallata al ragazzo che per poco non vola due sedili più in là - EMINFLEX! - urla come se avesse avuto un'illuminazione. 
Eh sì, sono proprio io, Giorgio Mastrota, mi hai scoperto. 

Dopo avergli  improvvisato un autografo sul berretto mi sono accorto che l'aereo sta già atterrando. 
Sospiro di sollievo questa volta e mi affretto ad uscire dall'aeroporto per raggiungere al più presto Sofia. 

SOFIA'S POV

- Troppe cose da fare e troppo poco tempo a disposizione, non credo di farcela, sto per morire... -
- Andrea, devi solo scegliere un regalo per Vanessa - dico raggiungendolo, si è lasciato cadere su una panchina di fronte ad un negozio di bigiotteria. 
- E siamo usciti di casa praticamente dieci minuti fa - gli faccio notare battendo l'indice sull'orologio digitale che ho al polso. 
- Sì, ma mancano solo due giorni e io non so cosa prenderle! - piagnucola. 
Per me non è mai stato un problema scegliere il regalo per Vane, la conosco ormai da molto e non ha gusti troppo difficili. In genere le piacciono i libri romantici, gli orecchini che nessuno al mondo oserebbe mai indossare (come quelli che hanno tutte le caratteristiche di un lampadario), le cover del cellulare che raffigurino almeno un gatto, i gatti, le cose che hanno a che fare con i gatti... 

- Se le regalassi un profumo? - dice ad un certo punto come risvegliandosi dall'oltretomba. 
- Geniale e... diverso, non le ho mai regalato un profumo - 

- Vedi? Non sono poi così scemo - alzo gli occhi al cielo e inarco le sopracciglia - Andiamo - dico iniziando a camminare, lui mi segue a ruota. 
Non sono triste, ma non sprizzo neanche gioia da tutti i pori. Andrea e Vanessa stanno così bene insieme che anche se mi fanno compagnia, mi sento piuttosto sola senza Lorenzo. 
Vorrei vederlo, abbracciarlo e dirgli che mi è mancato... non sarebbe male passare del tempo con lui, fare delle uscite a quattro, fargli visitare la mia città anche se credo ci sia già stato... dovrei evitare di fermarmi a pensare, ma è impossibile. 

- Qualcosa non va? - chiede Andrea notando il mio sguardo perso nel vuoto mentre cammino, penso anche di aver pestato una cacca di cane e di non essermene resa conto, che puzza incredibile!
- Tutto okay - sorrido di sfuggita mentre controllo le scarpe e per fortuna non ho portato con me nessun ricordino puzzolente. Dà un'occhiata veloce anche Andrea alle sue, dopo di che proseguiamo verso la profumeria. 

MARTINA'S POV 

Ma che cavolo! Tutte a me! 
Maledetta cacca! 
Trascino i piedi sul marciapiede cercando di togliere questa cosa fetida da sotto le mie bellissime ballerine nuove, devo fare in fretta se no perderò di vista quella ragazzetta insulsa. 
Questa volta me la pagherà, ho un piano perfetto. 
Solo che quel tipo stupido potrebbe rovinare tutto... devo cogliere il momento giusto e - BAM! - urlo spaventando dei piccioni e facendo ribaltare un bambino su un triciclo. 

Quando è sola la prendo alle spalle e la addormento, poi la porto nella macchina dell'autista Carl che è straniero quindi non capisce niente di quello che gli dico (tanto lo pago quindi che importa) e poi niente... niente più Sofia, Lorenzo tutto per me.
- MUHUAAHAHAAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHA -
Ho riso così forte che lo stesso bambino di prima ha iniziato a pedalare più velocemente verso sua madre, devo contenermi altrimenti il piano andrà in fumo. 
Mi siedo e aspetto che escano dalla profumeria, con tutta questa puzza vorrei farci un salto anch'io ma... discrezione Martina, discrezione e soprattutto sopporta, perchè tra poco tutto finirà. 

Favij // A volte ritornano (2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora