capitolo 11

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Non riesco a togliermi dalla mente la questione del nonno. Ma io devo concentrarmi per l'esame di danza. DEVO.
Inizio a ripetere gli esercizi alla sbarra mantenendomi alla mensola stracarica di libri della mia camera e concentrandomi su ogni passo.

Successivamente ripeto qualche ballo vecchio, passi che potrebbero servirmi per la prova al centro.

Quando dalla mia playlist di canzoni capita "Danza della fata confetto di
Tchaikovsky" delle lacrime minacciano di uscire per la nostalgia di quei tempi. Quando nonno mi suonava questa canzone al pianoforte, che diceva era la preferita della nonna quando era giovane, e io ballavo su quelle dolci note un ballo tutto mio e io da piccola ballerina usavo sempre dire al nonno  "il mio ballo, la  tua canzone", al che lui sfoderava il suo sorriso piú bello.

Mi diceva che gli ricordavo la nonna, gli ricordavo il suo corpo slanciato e magro, e il suo modo soffice ed elegante di danzare. Mi diceva che ero la sua reincarnazione.
Scaccio via i pensieri e inzio.
L'entrata consisteva in 3 Grand jete di seguito, per poi cadere a terra e da li fare tutti i passi possibili per risalire su, per poi iniziare la parte principale del ballo.
Lo ricordo bene, e come facevo a dimenticarlo?
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Oggi è il gran giorno, e mi sento super carica. L'adrenalina mi scorre nelle vene e non vedo assolutamente l'ora.
Metto le cuffiette nelle orecchie per il tragitto a scuola e ascolto Numb dei Linkin Park a tutto volume. Ho deciso di non andare con lo scuolabus ma di fare una lunga passeggiata cercando di scaricare lo stress.

Appena arrivo a scuola mi avvio verso l'aula di fisica, pronta per una noiosissima lezione. Devo dire che la fisica mi risultava incomprensibile in italiano, immaginate in inglese. Quindi per il resto dell'ora fantastico su come andrà l'esame.

Alla seconda ora sono arrivata un pó prima nell'aula d'inglese dove c'era una ragazza, seduta ad un banco infondo all'aula, che si accingevo a finire frettolosamente i compiti dimenticati della professoressa piú temuta della scuola: Ms. Baylee Flores.

《Hey》dico accompagnando il saluto con un cenno del capo.
Lei alza li sguardo posando la penna e mi porge la mano presentandosi 《piacere Katie》
《Piacere Camilla》
《Mm... Camilla?》esclama con un accenno buffo《non sei del posto vero?》mi chiede.
Sicuramente avrá colto la mia pronuncia scorretta, o forse solo il nome, ma bhè, ha indovinato e per paura che per questo possa discriminarmi comincio ad agitarmi.
Mi scosto una ciocca ribelle di capelli avanti gli occhi e le dico 《ehmm, si sono italiana》
《WOOOW》quasi urla per lo stupore. Una reazione alquanto inaspettata. 《Io amo l'Italia! Se fosse per me mi sarei trasferita lí da tempo, ma purtroppo mia mamma non vuole. E, per mia sfortuna, ho avuto la possibilità di vedere solo Roma e Pisa. Che mi sono piaciute tantissimo. Vorrei ritornarci a tutti i costi》

Mamma mia che parlantina!  Parla cosí veloce che riesco a malapena a seguirla e a capire quello che mi dice.
《Io abitavo vicino Roma, e devo ammettere che l'Italia è un posto magnifico. Peccato che io abbia compreso la sua immensa bellezza solo ora che non ci vivo piú. Perchè in effetti la gente, quando ci vive in un posto, tende sempre a vederne i lati negativi e le bellezze gli passano sempre inosservate. Ad esempio anche questo è un posto fantastico, era un posto da sogno prima per me》
《in effetti hai ragione》disse lei con aria pensierosa《io ad esempio considero questa città veramente brutta》
Dopo qualche minuto di silenzio Katie mi dice 《sai, mi piaci proprio Camilla》
Bene, sono riuscita ad avere almeno un'amica.

Il resto del giorno fila liscio come l'olio e alle 16:15, quando sono fuori da scuola, salgo sull'autobus diretta a casa. L'autobus si ferma a pochi isolati da casa mia perciò faccio una corsa, non vorrei mica essere in ritardo il giorno delle audizioni!

Entrata a casa corro in camera, infilo i collant, il body nero che usavo a lezione e indosso una tuta. Infilo in una sacca mezze punte, punte, cerotti, salvapiedi (anche se il nostro vecchio maestro non ce li faceva usare quasi mai perchè diceva che bisogna sentire una a una le dita che vanno in punta, cosa che con il salva piede non si può sentire perché hai tutte le dita unite), bottiglietta d'acqua, asciugamano, codino e forcine di sicurezza.
Afferro la spazzola e mi lego i capelli in uno stretto chignon basso.
Corro giù per le scale e mi chiudo la porta di casa alle spalle. Controllo il telefono : sono le 17:00.
Ho mezz'ora per essere lí.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 05, 2016 ⏰

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