8.

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-Tu...Cosa?-
Riduco la mia voce a un sussurro strozzato. Luke non mi guarda.
Ha un'espressione triste e desolata, e continua a fissare le mattonelle sporche e grigie del pavimento.
-Stai dicendo sul serio?-
Luke mi ignora, resta impassibile.
Gli sfioro la mano per provocare in lui una qualsiasi reazione, ma si sposta disgustato.
-Non toccarmi- ringhia.
-Voglio solo aiutarti Luke!- mi alzo e gli urlo contro.
Deve smetterla di fare il difficile.
-Aiutarmi? Tu non sai niente Aria, quindi ti prego, vattene e torna a fare la tua vita perfetta, in una casa perfetta, con genitori perfetti, voti eccellenti, amica perfetta e, oh, certo, fidanzato perfetto- sputa queste parole con odio, poi si alza, valuta la mia espressione, e mi sembra che stia per dire altro, ma corre via dalla biblioteca.
I pochi presenti mi guardano sbigottiti, e anche io sono sconvolta.
Questo ragazzo è più difficile di quello che pensavo, e forse dovrei smetterla di volerlo aiutare per forza.
Anzi, in realtà è stato lui ad ammettere di vivere a scuola, senza che io gli dicessi niente.
È così incoerente, è un assurdo controsenso in tutto.
Semplicemente non ci sopportiamo a vicenda, rapporti del genere non funzionano neanche se forzati.
Ripenso all'odio e alla ferocia con cui Luke mi ha sputato addosso quelle parole rabbiose, ma decido di andare avanti in questa dannata storia.
Ormai ci sono dentro, ho insistito, lui mi ha urlato contro con cattiveria e ho visto il dolore dietro i suoi occhi azzurri, non posso fare finta di niente, anche se vorrei.
Mi avvicino alla panca dove lui armeggiava poco fa e la apro, rivelando il contenuto composto da libri e da alcuni sacchetti.
In ognuno di loro c'è del cibo, alcuni panini e cibi in scatola, oltre a qualche frutto.
Decido di aprire anche l'altra panca, e oltre ad una grande quantità di libri antichi, trovo un borsone verde contenente uno spazzolino da denti, del dentifricio, e due flaconi di shampoo e bagnoschiuma.
Sul fondo sono depositate anche due felpe, di cui una è quella nera che ho visto addosso a Luke qualche giorno fa.
Apro anche la terza ed ultima panca e stavolta trovo lo zainetto rosso che Luke aveva alla partita, una bustina trasparente con alcune banconote, due asciugamani, e una foto incorniciata da una cornice argentata.
Prendo la foto in mano e analizzo l'immagine: un uomo alto, vestito elegantemente, stringe a sè una bellissima donna dai capelli biondi e lunghi, avvolta in un raffinato vestito viola scuro.
I due innamorati abbracciano due piccoli bambini: un maschio e una femmina.
La femmina è una minuta bambina dai capelli dorati, e anche lei ha un carinissimo vestito bianco. Accanto a lei, c'è un bambino, a cui stringe la mano.
Il bambino, anche esso biondo, indossa una camicia azzurra, e sorride felice all'obiettivo della fotocamera.
Mi bastano pochi secondi per capire che quel bambino adorabile e sorridente era stato una volta Luke.
Libero la foto dalla cornice e la infila nella borsa, poi chiudo la panca ed esco dalla biblioteca.
Devo parlare con Luke, e credo di sapere esattamente dove trovarlo.

Quando arrivo al campo da basket, lo trovo deserto e silenzioso.
Tutti gli studenti sono a lezione, e anche Luke dovrebbe, ma se ne sta a palleggiare sul cemento.
Lo guardo senza avvicinarmi, non si è accorto ancora di me.
Tira a canestro ma la palla rimbalza sul tabellone, e così per tutti i tiri successivi, fino a quando, innervosito, non scaglia la palla lontano e si siede, prendendosi il viso fra le mani.
Faccio silenziosamente il mio ingresso in campo, ma Luke sente ugualmente la mia presenza avvicinarsi ed alza il capo. Noto che ha gli occhi arrossati, sta trattenendo le lacrime.
Non avrei mai pensato di poter vivere a lungo da vedere Luke Hemmings piangere.
Mi siedo e rimango in silenzio, mentre lui singhiozza.
Non voglio che si metta ad urlarmi contro di nuovo, ma non resisto all"impulso di consolarlo almeno un pò.
Poggio una mano sulla sua spalla, e, con mia grande sorpresa, non si dimena infastidito.
Dopo poco, smette di piangere e si calma.
-Sono andato via da casa quando avevo 12 anni: ero entrato in un brutto giro, e i miei mi scoprirono. Mi dissero che erano delusi e feriti, e per poco non mi cacciarono di casa. Nonostante questo, loro non mi vedevano più come ero prima e sentivo di essere un peso, così scappai e andai a vivere con mia nonna. Ho vissuto 4 anni con lei, e non ho più visto i miei genitori; sarei rimasto con lei ancora, ma quest'estate è morta-
Luke tradisce un altro singhiozzo e io lo abbraccio.
-Così, visto che non entro in casa mia da 4 anni, ho deciso di arrangiarmi e vivere da solo. Avevo un amico qui, Calum, così ho pensato che trasferirmi qui fosse una buona idea, perché almeno avrei avuto qualcuno. Lui però non poteva ospitarmi, così adesso vivo qui a scuola. Non che abbia alternative, sono altri due anni che non sento i miei per telefono e non si sono mai presi il disturbo di chiedermi di tornare-
Fa una pausa e si volta per valutare la mia espressione.
-Mi dispiace tanto, io, non immaginavo...-
-Tranquilla Aria, va tutto bene-
Sì asciuga le lacrime con il dorso della mano.
Vorrei dire qualcos'altro per consolarlo, per farlo stare bene. Vorrei che sapesse che adesso ci sono io con lui oltre a Calum, e che per qualsiasi cosa, può contare su di me.
-Non voglio la tua compassione Aria, sono solo più indipendente dei comuni sedicenni- mi dice, e mi prende la mano, stringendola.
Il mio primo impulso è quella di lasciarla, a me piace Noel.
Però mi chiedo da quanti anni non abbia più abbracciato, baciato o detto un "ti voglio bene" a qualcuno, e se adesso si sente di fare un gesto affettivo come stringere una mano, non voglio fermarlo.
Sembra rilassato, e non voglio rovinare tutto. Stringo più forte la sua grande mano.
-Per qualsiasi cosa puoi contare su di me- gli sussurro, e lui mi fa un sorriso pieno di gratitudine.
Sto per dire qualcos'altro ma veniamo interrotti.
-Ecco dove eri fin...-
La voce di Noel rimbomba nel campo e si spezza, il suo sguardo gelido cade sulle nostre mani intrecciate.
Guarda prima me, poi Luke, poi di nuovo me, con uno sguardo misto fra il ferito e l'arrabbiato.
Libero immediatamente la mia mano da quella di Luke e raggiungo Noel.
-Non è come sembra, lo stavo solo consolando- dico.
-Consolando? Veramente? È questo che fai quando non sei con Spencer, passi il tuo tempo a "consolare" lui?- urla. Stringe i pugni, tanto che le nocche divengono bianche.
Fissa Luke alle mie spalle con odio, serrando la mascella. Sembra un leone affamato pronto a saltare addosso all'innocua gazzella e a sbranarla.
-Noel, ascoltami...- lo richiamo.
Finalmente mi guarda negli occhi e fa un sorrisetto malato.
-No Aria, non ti ascolto. Solo perché nessuna ragazza lo calcola non significa che devi essere tu a "consolarlo"- sputa.
Vorrei reagire e urlare quanto è stupido a pensare questo, ma non voglio peggiorare le cose.
Noel è furente, e mi guarda con disgusto.
-Fammi almeno spiegare- lo supplico, ma lui continua a fissarmi con cattiveria, come se fossi una stupida che adesso sta implorando il suo perdono dopo essersi concessa ad un altro.
La voce mi si sta incrinando, sento che potrei scoppiare a piangere da un momento all'altro.
Gli occhi mi si fanno lucidi e mi pizzica il naso, poi la prima lacrima solca la guancia sinistra.
-Noel...- farguglio.
-BASTA, ARIA! SONO STANCO DI TE, DEI TUOI CONTINUI SEGRETI, SOTTERFUGI, DELLE TUE SCUSE E SOPRATTUTTO DEL FATTO CHE TU PREFERISCI LUI A ME! - mi urla contro, arrabbiato come non lo avevo mai visto.
Abbasso il capo, desolata, e lascio che le lacrime mi bagnino il viso.
Sento la macchina di Noel sfrecciare via, e, quando mi volto, non c'è più traccia neanche di Luke.
Cado a terra, sola e distrutta.

Basement || Luke Hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora