[1] Denny il puzzone e Derph il mangione

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Era una giornata ventosa, grigia e cupa, una di quelle che ti mettono tristezza. Concordava con il mio stato d'animo.

Non pensiate che io sia una di quegli adolescenti tutti nero e rosso, ma a volte anch'io avevo diritto ai miei momenti "no", non credete? Avevo bisogno soltanto di una persona: me stessa. Peccato che la suddetta fosse circondata da un centinaio di altri suoi simili, seduti, con cinture allacciate, i braccioli torturati, tante storie diverse e una destinazione in comune: Portland, Maine.

Dov'era la solitudine quando avevo bisogno di lei?

Sospirai ed appoggiai la testa sull'oblò, godendo della vista aerea: un'enorme distesa d'acqua salata si allungava sotto di noi. Venni colta da un brivido di paura, che mi scese giù per la schiena come una goccia d'acqua gelida, l'Oceano Atlantico incuteva timore soltanto standosene tranquillo.

Ad ogni modo, non permisi al brutto tempo di condizionare ulteriormente il mio umore, finché il cielo, così cupo e instabile, avesse resistito, io avrei fatto lo stesso.

"...colazione, signorina?"

Ero talmente assorta nei miei pensieri da non rendermi conto che un'hostess guidava un carrello, ora fermo davanti alla mia fila. Mi tese un vassoio, con un contenuto tutt'altro che invitante, che io ritirai ringraziando.

"Gradisce anche qualcosa da bere? Abbiamo tè, latte, caf-"

"Solo dell'acqua, grazie"

Un'espressione confusa si disegnò sul suo volto, "Oh... Calda?".

La guardai stranita e risposi: "No, acqua naturale, in bottiglietta".

Dopo trenta minuti, il vassoio stava sul tavolino, ancora intatto, con una bottiglia vuota, tutta accartocciata, di fianco. O almeno, così pensavo. Quando lo stomaco era ormai riuscito a convincere il cervello a mangiare giusto qualcosina, mi girai verso il tavolino dell'aereo e vidi, anzi, non vidi niente.

"Avevi detto che non lo mangiavi, l'avevi detto, no?"

Guardai il mio compagno di viaggio che si puliva la bocca con la punta della lingua.

"No, non l'avevo detto"

Si lasciò scappare un rutto, "In effetti questa è la prima volta che ti sento parlare. Sai, iniziavo a pensare che fossi muta, o sorda, o affetta da quella malattia di cui si parla nell'episodio 33 di FoodahMan..."

Le mie orecchie smisero di ascoltare ed iniziai ad osservarmi intorno. Su una cosa il mio vicino aveva ragione, sebbene i miei occhi fossero funzionanti, ero stata cieca su ciò che mi stava attorno fino ad allora.

Mi trovavo circa a metà lunghezza dell'aereo, supponendo dalla vista dell'oblò. Il mezzo era grande e spazioso, immaginai fosse nuovo. Mio padre si trovava poco più avanti, sulla sinistra, assieme a Stefania. La compagna si era addormentata sulla spalla di lui, il quale la guardava con dolcezza. Spostai lo sguardo e localizzai Nicole, mia sorella acquisita, due file dietro di loro e una avanti a me in diagonale. Mi sembrava di giocare a battaglia navale.

Un bambino non la smetteva di piangere perché voleva vedere un'altro episodio di Peppa Pig. I genitori, disperati, non sapevano che fare: A) accendere i dati cellulari sull'iPad e rischiare di far morire tutti, mandando l'aereo a sbattere contro qualcosa, o B) lasciare che il figlio non la smettesse di frignare. Nessuna delle due proposte era allettante. Alla fine, il padre si tolse un calzino ed improvvisò uno spettacolino con "Denny il puzzone" come protagonista.

"Comunque, piacere, mi chiamo Derph" disse il mio vicino porgendomi la mano. Non capii se fosse unta o semplicemente sudata, ma la strinsi lo stesso per non sembrare scortese e subito me la pulii sui jeans, ormai dichiarati da lavare.

The Cherry Chronicles -Back to the originsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora