Il paesaggio si faceva sempre più confuso, vedevo gli alberi, le strade e gli edifici passarmi accanto sempre più velocemente.
Il cielo era grigio e minaccioso, non sembrava giugno.
Il rumore del treno cresceva, e questo mi spinse ad aumentare il volume della musica.
Mi chiamo Jàzmin, ho quindici anni, sono mora con dei capelli lunghi e con gli occhi di un marrone scuro. Ho tanti sogni e tanti dubbi, mi capita spesso di farmi alcune domande di cui ignoro completamente la risposta.
Mi rannicchiai sul sedile, affondando nella mia amata felpa nera e iniziai a guardare fuori dal finestrino.
Roma mi metteva tanta tristezza.
Cercai di distogliere la mia mente da tutte le cose che aggiungevano al mio umore ulteriore malinconia e mi concentrai sulle vacanze che mi attendevano.
Per il mio sedicesimo compleanno avevo chiesto ai miei genitori di andare in America, mi andava bene qualsiasi cittá, dopotutto, quello era il continente che amavo e nulla poteva sembrarmi brutto.
"Italia's got talent, magari" pensai, leggendo un cartellone pubblicitario che annunciava l'apertura delle audizioni del talent show.
Avrei tanto voluto andarci.
Amavo cantare, suonare la chitarra, il pianoforte, insomma, amavo la musica.
Avevo sempre avuto abbastanza paura di ciò che pensava la gente di me, e questa era probabilmente l'unica causa per cui non mi ci presentavo.
I miei genitori inoltre, non amavano molto questa idea, quindi rimanevo soltanto la quindicenne che pubblicava le cover su Youtube.In sostanza, una come tante altre.
Il treno si fermò.
Era la mia fermata.
Mi alzai dal sedile blu e mi feci spazio tra gli altri passeggeri, poi aspettai che le porte si aprissero e scesi.
Anche la fermata mi metteva tristezza.
Come fosse possibile? Non so.
Dal cielo scendevano delle piccole goccioline, che poi si trasformarono in un diluvio.
Iniziai a correre, scesi le scale della stazione velocemente e poi mi avviai verso casa mia.
-Sono a casa...!- dissi entrando nel grande salone.
-Finalmente! Hai visto che pioggia?!- mi disse mio padre.
-Eh giá, l'ho notata- risposi, con tono sarcastico.
Salii le scale che portavano verso il piano di sopra ed andai in camera mia.
Amavo quella stanza. Era una sorta di posto sicuro per me, un posto dove rifugiarsi da tutto e da tutti.
Le pareti bianche erano decorate con foto e poster, che davano loro un po' più di allegria.
Di fronte alla porta c'era un grande letto matrimoniale e accanto ad esso un comodino con un abat jour. Sulla parte opposta della parete c'era inoltre una finestra che dava sul balcone.Sugli altri lati della stanza c'erano invece un armadio nero e una scrivania, mentre sul parquet era presente un grande tappeto viola scuro.
Nulla di troppo eccezionale, ma per me il tutto era perfetto.
Mi tolsi i vestiti bagnati per metterne altri asciutti e poi mi buttai sul letto.
Iniziai a pensare.
Pensare a cosa ne sarebbe stato della mia vita, se sarebbe migliorata o peggiorata.
Vi capita mai di immaginarvi da grandi?
Vi capita mai di chiedervi se riuscirete a realizzare gli obbiettivi che vi siete posti?
A me capitava spesso.
Il pensiero che aleggiava più frequentemente nella mia testa era quello di non riuscire a diventare ciò che avrei voluto essere, non volevo svegliarmi a quarant'anni insoddisfatta di ciò che avevo fatto o meno.
Mi alzai dal letto e poi presi il computer, quindi mi sedetti di nuovo.
Controllai subito Facebook e poi mi spostai su Twitter, più che altro per vedere se Hayes Grier aveva pubblicato qualcosa.
Dato che non c'era nessun aggiornamento, andai in salotto e non potei fare a meno di notare che c'era un buonissimo profumino di pizza.
Iniziai a camminare velocemente verso la cucina e vidi mia madre che riscaldava delle pizze.
Di colpo mi era tornato il buon'umore.
-Mamma e quelle...?- chiesi con l'acquolina.
-Beh, non so, tuo padre era andato a prenderle poco fa ma si erano raffreddate, noi volevamo mangiarle ora, ma non credo che a te vada, giusto?- le sorrisi, poi entrò mio padre e si sedette a tavola con un sorrisone, erano davvero molto allegri.
Si guardarono per diversi secondi e mi sembravano parecchio... strani.
-Ehi, ci siete?- chiesi schioccando le dita.
-Ehm, si, e abbiamo sorpresa.- rispose mio padre.
Mi sedetti subito a tavola e mia madre portò le pizze.
Iniziai a bere un po' di Coca-Cola ma mio padre non iniziava.
-Parla.- gli dissi e poi continuai a bere.
-Okay, vedi, cercherò di essere diretto ed esplicito, in poche parole, dopodomani partiamo per l'America!-
In quel momento rischiai di sputare tutto, so sicuramente che mi stavo strozzando, iniziai a tossire fortissimo, mi mancava l'aria.
-Hey, tesoro, tutto bene?- mi chiese mia madre.
-Si, credo- risposi, poi mi resi pienamente conto di quello che mi avevano appena detto.
-DOPODOMANI PARTIAMO PER L'AMERICA!!!- urlai alzandomi dalla sedia e iniziando a saltellare e a correre per tutta la cucina.
I miei genitori iniziarono a ridere e quando mi fermai li seguii a ruota.
Cavolo, stavo per partire verso il continente che avevo sempre sognato di vedere!
Cenammo e decidemmo di guardare un film, amavo quei piccoli momenti tutti insieme.
La mia famiglia era importantissima per me.
Qualsiasi cosa succedesse sapevo di poter sempre contare sui miei genitori, e la stessa cosa valeva per loro.
L'affetto che provavo nei loro confronti era immenso, e anche se alcune volte c'erano delle discussioni, non li avrei cambiati per nulla al mondo.
Al termine di Fast&Furious 7, ritornai in camera mia, chiusi la porta e guardai il poster di Hayes e poi quello dei Magcon Boys, attaccati sulla parete accanto al mio letto, e arrivarono i collegamenti.
America, Magcon, Hayes.
Calma, respira.
America. Magcon. Hayes.
Okay, stavo sclerando, o meglio fangirlando.
Misi la musica a palla, e iniziai a cantare.
"Something big I fell it happening, out of my control, pushing, pulling and it's grabbing me, fell it in my bones like oh, woah, oh oh oh oh..."
Shawn mi dava la carica, sempre.
Presi il telefono e aprii Snapchat, controllai le storie di Nash, di Cameron, di Matt e di Carter, chissá se avrei avuto la possibilitá di incontrarli.
Inviai uno snap alla mia migliore amica, Emma:
"Non puoi capire quello che sta per succedere!🦄"
Poi spensi il telefono e andai a dormire, quella mi era sembrata una giornata triste e noiosa, invece era solo l'inizio di un nuovo capitolo della mia vita.
Solo l'inizio.
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The American Boy - Hayes Grier
Fanfiction"Chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi, era abbastanza difficile, ero troppo emozionata. Il respiro caldo di Hayes mi rilassava. Quando finalmente sentivo di essermi quasi addormentata, sentii Hayes, che mi accarezzava ancora i capelli e nell'o...