-Chapter 8

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Pan era di nuovo sparito sotto il mio naso, dopo avermi portato dei vestiti.
Pantaloni di pelle nera, una specie di giacca in pelliccia corta e i soliti stivali, fatto con quello che si trovava in giro, come tutto il resto, d'altronde.
Anche i vestiti di Pan erano "naturali". Una giacca verde scuro, che sembrava di cotone, pantaloni di pelle e una sorta di stivali con le stringhe intrecciate.
Diciamo che ci si arrangiava con tutto ciò che era a portata di mano.

Mi vestii e poi mi distesi sul letto in attesa di potermi risvegliare nella mia vita reale.
Continuavo a voler credere fosse solo un sogno.
Ripensandoci, volevo andarmene da lì e l'ultimo mio problema era la probabile reazione non molto aggraziata di Pan. Ma cosa poteva farmi se tanto era tutto frutto della mia fantasia?

*Writer's pov*

La notte fece spazio alla luce calda del sole che si innalzava lentamente e la cui luce si rifletteva sulle acque calme e limpide dell'isola.
Pan, intanto si trovava da qualche parte nella giungla per controllare che tutto fosse come lui ordinava.
Era stranamente scosso quella mattina. Il pensiero di aver salvato la vita a quella ragazza rischiando la sua, lo stava facendo impazzire. Non poteva credere al gesto che aveva commesso.
Avrebbe potuto farla uscire dall'acqua con un semplice schiocco delle dita, ma non l'ha fatto. Aveva deciso di rischiare pur di salvarla.
Che iniziasse a provare dei sentimenti per lei?
Ma che si va a pensare, Peter Pan non prova sentimenti. Ma la domanda era sempre nella sua testa. Perché avrebbe dovuto rischiare la sua stessa vita per lei?

Volò fino dall'accampamento, dove ancora tutti erano addormentati.
Entrò dentro la stanza posando subito lo sguardo verso il letto, ma Jane era sparita.
Si guardò attorno in preda all'ansia.

"DOVE CAZZO È FINITA." urlò, facendo svegliare tutti i bimbi sperduti.
Felix fu il primo a materializzarsi nella stanza, seguito dal resto del gruppo.

"Felix, trovatela! -ghignò Pan completamente logorato dalla rabbia, prendendo il ragazzo per il colletto della mantella in cotone verde- o vi giuro che mi implorerete in ginocchio per la vostra vita."
Detto ciò, tutto il gruppo iniziò a sparpagliarsi per la giungla alla ricerca della ragazza.
Non poteva lasciarla fuggire.
La sua vita, la sua immortalità, il suo essere...tutto dipendeva da lei.
Non rendendosene ancora conto, Peter Pan stava provando dei sentimenti.
Con tutta la forza che aveva in corpo, spiccò il volo con la speranza di trovarla sana e salva.

***

Jane correva senza sosta da più di 4 ore nella giungla, scappando da un qualsiasi pericolo la stesse seguendo.
Arrivò fino alla spiaggia, dall'altra parte dell'isola e non crebbe ai suoi stessi occhi. Dinanzi a lei, un enorme vascello pirata era ancorato alla riva.

*Jane's pov*

Non ci credevo. Ero salva. Quella nave mi avrebbe riportata a casa, lontano da quell'isola maledetta.
Senza esitare, mi arrampicai su per la catena dell'ancora, arrivando sul ponte della nave. Sembrava non ci fosse anima viva.
Ma poi iniziai a sentire un pianoforte provenire dalla cabina e mi avvicinai.
Be', ci raccontano sempre dei pirati come persone dai visi orribili e innumerevoli cicatrici. Dimenticatevi tutto.
Al pianoforte vi era un uomo incredibilmente affascinante, con vestiti di non so quale epoca ed un uncino al posto della mano.
Non ebbi dubbi riguardo a chi fosse. Chi poteva essere il pirata con un uncino sull' Isola che non c'è, se non Capitan Uncino?

"Oh, a quanto pare abbiamo visite. -disse lui- con chi ho l'onore di parlare?" continuò.

"Mi chiamo Jane...Jane Cassidy...e voi?"

Connected. #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora