-Chapter 1

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A volte vorresti solo farla finita, ma non ne hai il coraggio. Vorresti che nulla sia contro di te, ma ti sembra solo un' alibi.
E io non facevo eccezione.
Avevo appena compiuto 10 anni quando iniziai a commettere piccoli furti nei negozi. Prima un braccialetto, poi una collana, un giocattolo, fino ad arrivare ai soldi, direttamente dalla cassa.
Tornavo a casa sempre con qualche mucchietto di roba nelle tasche dei pantaloni.
Poi iniziarono delle vere e proprie rapine verso i 13 anni, nelle banche o nelle gioiellerie più fornite. Uscita sempre illesa da ogni furto.
Vedevi nei giornali sempre gli stessi titoli a caratteri cubitali:
LADRA MINORENNE NON IDENTIFICATA.
FURTO IN BANCA.
LA LADRA COLPISCE ANCORA.

In pratica questa era la mia vita fino a due anni fa.

Poi, quella maledetta notte invernale di fine febbraio, inspiegabilmente, inconsciamente e senza nemmeno pensare, commisi l'atto più orribile che un essere umano possa fare: uccisi un uomo.
Non c'era un motivo apparente, ma solo una voce oscura nella mia testa che sussurrava: "Uccidilo." e il corpo agiva senza nemmeno esitare.
Quell'uomo si chiamava Liam Jones. La polizia indagò per circa 7 o 8 mesi per trovare l'assassino, ma inspiegabilmente non trovarono nemmeno un indizio che li portasse a me. Avevo gettato l'arma da fuoco non molto lontana dal luogo dell'omicidio, dove tornai più volte a cercarla, ma non ve ne era una minima traccia.
Scomparsa nel nulla.

Da quella notte, commisi altri orribili atti, uno dopo l'altro, troppi per raccontarli ognuno, coordinati da quella voce nella mia testa, senza mai respingere i comandi. E sempre senza nessuna spiegazione, la polizia non mi trovò mai.
Si finiva per raccontare alla stampa di vari suicidi avvenuti in circostanze assurde. Nessuna arma, nessuna impronta digitale che mi appartenesse, nessun motivo per suicidarsi, ma evidentemente per loro non vi era altra spiegazione.

Tornai a casa dopo aver ucciso di nuovo una persona, con le mani sporche di sangue e sempre gli stessi vestiti di pelle nera.
Ancora non ero consapevole di cosa avessi fatto a soli 15 anni. Ma quella voce continuava a ordinarmi cosa fare in quelle circostanze.
Mi guardai allo specchio del bagno. Di colpo scesero un'infinità di lacrime nere dai miei occhi rossi e corrosi dalla disperazione, unendosi alle gocce di sangue nel lavandino.
Ero sola. Completamente e del tutto sola.
Vittima degli ordini di quella maledetta voce nella testa, ero in trappola.
Mamma, papà, insegnanti...tutti mi avevano abbandonata, perché avevano paura di Jane Cassidy. Esatto, il mio nome.
Non so nemmeno che fine abbiano fatto i miei genitori.
Vivevo in una casa abbandonata vicino ad un bosco, non so neanche per quale motivo mi sia venuto in mete di vivere lì dentro.
So solo che non avrei mai voluto commettere cose orribili come queste.
Mentre uccidevo, sembrava che qualcuno avesse preso il controllo di tutti i miei movimenti, un manipolatore, un esperto in queste arti oscure.
Non ero io.
Quella notte, tra le lacrime e gli urli soffocati nel cuscino, la finestra si aprì di colpo.

To be continued...

Ragazzi sono tornata dopo un infinita quantità di tempo, con una storia completamente nuova. Spero abbiate intuito di chi si tratti quella voce in testa alla nostra cara Jane, ma se in caso non fosse così, ci consiglio di seguire la storia😃.
Bacioniiii
Laura Maria

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