-Chapter 7

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La notte calò sull'isola ed iniziò ad annuvolarsi. Sembrava dovesse arrivare un temporale. Si vede che Pan non era di buon umore.

Erano passati all'incirca 4 o 5 giorni dal mio arrivo su quell'isola, ma già non ne potevo più.
Forse era il fatto di non potermi lavare con del sapone e dell'acqua calda? O di dover cacciare per mangiare e quasi morire per due gocce d'acqua? Oppure quei ragazzini a cui piaceva giocare a chi moriva per primo? O forse era Pan?
Certo, anche le altre ragioni influivano, ma lui era forse la principale.
Era un demone che correva selvaggio nella giungla, preoccupato solo della sua esistenza.

*Writer's pov*

Jane si sbagliava su questo. Anche se lui non se ne rendeva conto, Peter Pan aveva sempre una parte della sua mente occupata a pensare a lei.
E ogni volta che si rifiutava di ammettere di poter amare qualcuno, scoppiava a piangere.
In fondo, era ancora un bambino dentro di sé, ma nonostante i secoli passati, dimostrava solamente 17 anni. 17 anni per l'eternità.

La pioggia iniziò a cadere dal cielo. Non era frequente che Pan piangesse, anzi, non era mai successo. Fu forse la prima volta che pianse, in quei secoli.
Era alla Rocca del teschio, insieme alla sua ombra e osservava la gigantesca clessidra dorata che segnava il suo tempo sull'isola. Non restava ancora molto.
Peter Pan stava morendo e Jane gli serviva per sopravvivere. Ma a differenza di come egli credeva, non sarebbe stato il cuore fisico della ragazza a salvarlo, ma una cosa ben più potente che lei possedeva e che solo lei potesse dargli.

*Jane's pov*

La pioggia mi era sempre piaciuta, sin da bambina. Mi piaceva saltare nelle pozzanghere e sporcarmi tutti i vestiti nel fango.
Forse ero l'unica bambina di 5 anni presente sul pianeta che amava andare al parco giochi quando non c'era nessuno e quando pioveva. Mia madre mi considerava strana e non aveva tutti i torti, secondo tutta la gente che ci circondava.

Rimasi sotto la pioggia per un bel po', assaporando il sapore dolciastro delle gocce d'acqua che grondavano dal cielo.
Poi però iniziai a sentire freddo, a causa del vento gelido che iniziò a soffiare.
Pan doveva essere davvero a pezzi per scatenare un temporale simile e chissà per quale assurdo motivo.
Mi diressi verso l'accampamento apparentemente disabitato. Non so dove fossero finiti i bimbi sperduti, ma la stanza dove dormivo era vuota. Mi arrampicai sulla scaletta che portava al suo ingresso e mi sedetti accanto alla finestra, che alla fine era un buco scavato nel tronco dell'albero.
Immersa nei miei pensieri, non smettevo di guardare la pioggia che scendeva con grande fracasso.
Pensavo a lui. A Pan. A ciò che aveva detto Felix il pomeriggio prima. E se fosse così? Potrebbe combaciare il fatto che stesse diluviando da ore.
Ma non volevo illudermi. Pan non potrebbe mai amare. Non dopo quello che aveva fatto.
E nemmeno io avrei potuto amare. Ecco perche odiavo il fatto di sentirmi così attratta da lui, perché sapevo che io non sarei mai potuta arrivare a provare sentimenti.

Avevo i vestiti fradici e ricoperti di fango. Dovevo lavarmi. Ovviamente la Laguna delle sirene non era una buona idea, dato che avevo rischiato di morire, se solo Pan non fosse arrivato in tempo.
Già, in tempo...
Comunque, dopo vari pensieri, mi accontentati dell'acqua salata dell'Oceano senza fine che si vedeva dalla finestra.
La pioggia si era placata da pochi minuti e il cielo notturno iniziò a tornare limpido.
Mi spogliai e mi immersi nell'acqua, facendomi una nuotata.
Poi mi resi conto di non aver nulla da mettere una volta uscita dall'acqua. Ma come sono intelligente.

Ed ecco apparire d'improvviso sulla riva un grande telo per asciugarmi. Forse non dovevo dimenticare che sull'Isola che non c'è tutto era possibile.
Mi asciugai e con il telo mi diressi nuovamente verso l'accampamento, sperando di non essere seguita, per poi entrare nell'albero cavo.
Nessuno era tornato.
Distrutta, cercai qualcosa da mettermi, dato che ero ancora mezza nuda e con i vestiti sporchi a qualche passo da me.

"Tieni."
Una voce mi fece sussultare e mi voltai di colpo. Era Peter.

"Mettiti questi, sono puliti." continuò lui.
Afferrai i vestiti.

"Grazie...come facevi a saperlo...?" chiesi titubante.

"Semplice...-si avvicinò all'ingresso della stanza-..ti seguivo." e detto questo se ne andò, sparendo.

Mi stava seguendo? Mi aveva spiata tutto il tempo? Perfetto, non si può più fare nulla in santa pace, che Peter Pan mi segue.
Diciamo che da una parte non ne ero felice, d'altronde avrei voluto un po' di privacy, ma dall'altra parte ne fui come compiaciuta.
Avrà avuto le sue ragioni, per farlo...non volevo illudermi. Ecco perche dovevo andarmene da lì, prima che sia stato troppo tardi.

*Writer's pov*

Quando se ne andò, Peter rimase a vagare nella giungla senza una meta precisa. Pensava. Pensava ancora all'accaduto con la sirena.
Lei voleva andarsene da quell'isola, prima di potersi innamorare. Innamorarsi di Peter pan.

To be continued...

Buuum bitch. Guys rieccomi, scusate sto capitolo non è un granché, ma del resto eheheh PAN È STUPENDO.
Okay la pianto.
Bacioniii

Laura Maria

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