-Chapter 6

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L'episodio con quella sirena della notte scorsa mi faceva venire i brividi al solo pensiero. Il fatto di essere stata quasi mangiata da una creatura per metà pesce era imbarazzante, ma pur sempre da brivido.
Ma la cosa che più mi faceva girare la testa era sempre lui. Quei dannati occhi verdi che ogni volta mi rendevano del tutto vulnerabile. Ogniqualvolta che li incontravo, era come se la mia mente smettesse di funzionare.
Ma lo odiavo. Odiavo il fatto che io mi stessi sentendo attratta da quel demone o che la sua sola presenza mi mettesse a disagio, nonostante non volessi ammetterlo.
Era tutto così insopportabile. Come potevo sentirmi attratta da chi mi ha rovinato la vita facendo di me una ladra e un' assassina?
Che ironia della sorte.

Il sole era alto nel cielo e Pan non si era più fatto vivo. Era quasi ora di pranzo e l'ultima, nonché unica cosa che avevo mangiato in quei giorni era una lepre cacciata il giorno prima. Ma la fame rende cechi, come l'amore, dopotutto.
Al momento,era meglio il cibo.

Scesi dall'albero e mi aggregai nella mischia dei bimbi sperduti, che a quanto pare non esitavano a farmi ingelosire. Su un lungo tavolo in legno vi erano le più svariate quantità di cacciagione presenti sul pianeta. Maiale, tacchino, pollo, manzo e come se non bastasse, una lepre, per la quale per poco non morivo per mangiarla. Che disgraziati. Ma comunque avevo parecchia fame e mi resi parte del gruppo, addentando una coscia di pollo.
Gli sguardi dei ragazzi erano su di me. Potevano avere dai 10 ai 19 anni e diciamo che ero l'unica donna dell'isola, senza contare le sirene.

"Allora...-esclamò uno dei ragazzi- come te la cavi con le armi, Jane?"
Era un tipo sui 18 anni massimo, alto e biondo, con una grossa cicatrice sul volto e uno stecchino tra le labbra sottili.

"Me la cavo abbastanza bene...credo.." farfugliai.

"Dopo ogni pasto, noi organizziamo delle specie di gare. -disse un altro più piccolo- bisogna allenarsi qui sull'isola che non c'è."

"Allenarsi per cosa?" chiesi io.

"Qui può spuntare un pericolo da un momento all'altro e ovviamente meglio prevenire che curare."
Sembravano parecchio socievoli e gentili. Magari era perché non era presente Pan. Ogni cosa, durante la sua presenza, era come se cambiasse forma, persino l'aria diveniva più pesante.
Finimmo il pasto e poi iniziammo a preparare quelle gare o allenamenti che fossero.

"Avanti ragazzina -mi derise il biondo porgendomi una spada- vediamo cosa sai fare."
Un bimbo sperduto sempre sui 18 anni, tirò fuori un'altra spada per poi mettersi davanti a me.
Non gli avrei fatto del male, era solo un allenamento.
Ma evidentemente non avevano afferrato il concetto di 'allenamento'.

"Che razza di esercitazioni sarebbero queste?!" chiesi sbigottita quando il ragazzo mi colpì violento senza che me ne rendessi conto.

"Qui anche agli allenamenti devi essere bravo a sopravvivere." ghignò.
Il ragazzo iniziò a colpire con violenza e prontamente rispondeva ai colpi per difendermi facendo tutto fidandomi del mio istinto, finché non gli feci scivolare di mano l'arma ed andai in vantaggio.
I bimbi sperduti attorno a noi esultavano e borbottavano tra di loro.
Puntavo la spada al petto del mio avversario, ma non avevo intenzione di fargli del male. D'improvviso il volto del ragazzo si impallidì, come terrorizzato.

"Non ti ferirò...sta tranquillo." dissi.

"Dovresti farlo...se Pan scopre che mi hai risparmiato, mi farà fuori lui...a lui non importa nulla."
Quasi tremava nel parlare.
Poteva un ragazzo incutere così tanto timore?
Esitai prima di chiedere.

"Quanti di voi ha ucciso..?"
Si guardarono tra di loro per poi rispondere.

"Eravamo in tantissimi prima, più o meno sulla cinquantina...poi lui ha ucciso i più deboli e si circondò solo dei più forti. Ecco tutto quel che è rimasto..." disse allargando le braccia indicando il gruppo.
Ne aveva uccisi più di 10.

"Mi dispiace.." mormorai.

"Aaah, non iniziare a fare la moralista -il biondo sembrava odiarmi-...per non parlare di ciò che hai fatto tu, Jane. Sei come lui, ecco perché tra di voi c'è come un odio reciproco. Ma tu stai iniziando a cambiare e Pan non può fare a meno di te!" nella sua voce si poteva percepire una sola cosa: rabbia nei miei confronti.

"Ti prego...-dissi quasi canzonatoria- Pan non sarebbe in grado di tenere a nessuno, se non a sé stesso."

"Questo era vero fino a ieri notte dopo che lui ti ha salvata da quel mezzo pesce."
Iniziavo a non capire. Quel pomeriggio stava diventando insopportabile.
Gettati la spada a terra e me ne andai da lì, sparendo nella giungla.

*Writer's pov*

Felix non aveva poi tutti i torti. Era vero che Peter Pan iniziasse a tenere a lei e ciò lo faceva imbestialire. Perche lei sì e lui, che era sempre stato al suo fianco e lo aveva sempre appoggiato in ogni cosa, invece no?

Jane, intanto, camminava per la spiaggia osservando il mare calmo dinanzi a lei.
Troppe questioni irrisolte nella sua testa vagavano senza una meta precisa.
Che il biondo la facesse sentire ancora più in colpa di quanto già non lo fosse?
D'improvviso apparve Pan dietro di lei, senza che lei se ne accorgesse, solo per osservarla da vicino e prima che lei si potesse voltare, sparì.
Odiava il fatto di iniziare a provare qualcosa. Credeva che l'amore fosse solo una debolezza e i deboli sull'isola che non c'è vanno eliminati.
Ma voleva ancora credere di non poter provare nulla.
Odiava quel sentimento che invece tutti amano.
Odiava l'amore.

To be continued...

Ciaaaaaaaaao persone. Oggi non mi va di parlare, quindi vi lascio così, perche sono crudele MUAHAHAHAHA.
Bacioniii

Laura Maria

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