17. Perla

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PERLA - La perla non è una pietra, ma si forma all'interno dei molluschi (soprattutto bivalvi) che ricoprono i corpi estranei all'interno del loro guscio con una secrezione. La maggior parte delle perle che si trovano sul mercato sono coltivate e non di formazione spontanea. E' il simbolo dell'amore e della purezza d'animo. Gli orientali ritenevano che si formasse dalla rugiada nel cielo, mentre gli indù pensavano provenisse dalla pancia degli elefanti.
Significato onirico: amici fedeli.

Le mani vagavano in mezzo ai cocci di vetro, impavide, senza paura di tagliarsi, di sporcare il pavimento con gocce scarlatte.
Il labbro inferiore era sanguinante, un pezzo di vetro aveva bucato il centro di esso, rendendo la saliva salmastra. Con una mano trovai il coccio e lo tirai verso il soffitto, ma come risposta sentii la carne di nuovo spaccarsi, seguita da un male lancinante. Un'altra lacrima fece capolino dalla piega dell'occhio e uscì definitivamente dalla gabbia che l'aveva intrappolata. Scese lungo lo zigomo, per poi andare a depositarsi sotto l'orecchio.
Le dita bruciavano, le mani tremavano, ma non si sentiva alcun gemito di dolore. Tutto era silenzioso, come se fosse già finita.

Aprii un poco gli occhi, che misero a fuoco cosa davanti a me avevo provato a dimenticare, a non credere fosse vero.
Avevo la bocca secca, bramavo liquidi, mi sentivo le membra che piano piano si disidratavano, lasciando soltanto giri di testa.
Con le mani mi appoggiai tremante al pavimento. Non riuscivo a vedere nulla, era tutto offuscato e era impossible concentrarmi sulla moquette per riprendere la vista nitida. Guardai il pavimento, ma senza successo.
Piegai i gomiti, per avvicinarmici, ma nulla andò per il verso giusto.

Le gambe della sedia che poggiavano su un tappeto azzurro e grigio, erano traballanti.
«Cerca di concentrarti.»
La visuale della sedia fu interrotta dagli occhi verdi e spenti di Sam.
«Non ce la può fare. Stiamo solo perdendo tempo con lei.» Appoggiato al muro, come se non gli interessasse minimamente, Christopher schiacciava come un antistress la pallina nera carbone.
Aveva più volte fatto cadere il capo all'indietro, per appoggiarsi al muro, infondendomi tutto tranne che autostima.
«Tu stai perdendo tempo.» Ammise Sam, che ancora teneva la pupille dritte verso i miei occhi, quando invece tentavo di sviarle.
«Rosalie, guardami. Ce la puoi fare.» Con le dita mi alzò il mento e puntò i miei occhi stanchi verso i suoi, aspettando una reazione, che non ebbe. Forse era lo spavento, la paura, la morte, che avevo visto tanto da vicino.
«Lei è umana.» Ringhiò Christopher, come per dare fine alla prova, anche se notai nella sua voce un tono raro, come se fosse quasi spazientito.
«Allora puoi pure lasciarla andare, visto che ne sei così sicuro.» Gli rispose Sam, terminando il contatto con i miei occhi, che si erano incollati ai suoi, come quando l'avevo abbracciato, solo che questa volta la sensazione era più intensa, lui era concentrato su di me soltanto. Rilassai il volto quando persi il calore delle sue dita sul mento.
«Forse è solo stanca.» Sviò Sam, volendo evitare un'altra azzuffata, poiché aveva visto gli occhi del moro incenerirsi.
Vedevo quello che il biondo vedeva e percepivo tutto ciò che lui provava. Desiderava andarsene. Se allungavo un po' la mano avrei pure afferrato i suoi pensieri.
"Portala via, ti basta solo una parola..rompi il contatto." Le avevo ascoltate, le sue parole. Le mani appoggiate al pavimento mi si strinsero.
"Non è molto carino, sai Rosalie?" Pensò di nuovo. Oh no, se n'era accorto. Le labbra cominciarono a tremarmi. Lui però non tagliò il contatto, come se si stesse fidando di me ciecamente. Posi lo sguardo su altro, per distrarmi dalle file di lettere e frasi che si creavano nella mente di Sam. Vidi un vaso di ceramica, così mi concentrai su di esso e feci scivolare gli occhi sulle foglie disegnate a pennello, contornate da spine rosse.
Misi le mani sul viso, coprendomi gli occhi, per poi chiuderli, assaporando il momento di pace.
«Nessuno le ha mai insegnato nulla, come fai a pretendere così tanto?» Sentii con l'orecchio sinistro la parole sussurrate di Sam.
«Perché mi serve ora.»
«Tutte le altre erano addestrate o sapevano come vedere oltre. Lei non lo é, potrebbe morire sotto la dose che vuoi darle. Non rischiare, potrebbe essere quella giusta.»
«Non penso che lo sia.»
«Esatto, lo pensi, ma se ti è stato ordinato da lui..» stavo per cadere in un sonno profondissimo, ma mi mantenni sveglia, strizzando gli occhi sotto le mani, anche se era buio per me. «Allora vuol dire che del potenziale c'é.»
«Le Furie sono ancora in giro, le informazioni ci servono, adesso.»
«Da chi le otterresti se lei non ce la facesse? Anche la mia casa è coinvolta. Chi cercheresti dopo di lei? È l'ultima delle figlie, non c'é più nessun'altra.»
Tutto quello che Sam utilizzava per ribattere sembrava dare successo, però non mi soffermai su quello che l'avrebbe convinto dal lasciarmi. Avrei pure sostenuto Sam, senza sapere il motivo, ma mi tratteneva il male lancinante alla testa, ero davvero stanca.
Christopher sbuffò, poi percepii uno schiocco di dita.
«Non puoi provare che non sia una di loro»
«Un'umana?»
«Non solo,» calò il silenzio. «Che non abbia ancora dentro di se la ninfa.» Dopo quell'ultima frase, caddi per terra e quel filo sottile che mi aveva tenuto sveglia si spezzò. Non vedevo nulla. Ero caduta nelle braccia di Morfeo.

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