10. Agata

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AGATA - L'agata è una pietra che è possibile trovare in numerose forme e colori, proprio per la sua varietà i nostri antenati l'hanno considerata come simbolo delle infinite manifestazioni del soprannaturale e come simbolo della crescita spirituale. Nel medioevo si riteneva inoltre che chi la portava con se non poteva subire alcun maleficio con le erbe. Per la cristalloterapia l'agata ha un effetto calmante e rassicurante, scioglie le tensioni dello stomaco e, messa sotto il cuscino prima di prendere sonno, favorisce sogni tranquilli.

Sentii un brivido percorrermi la schiena.
Sam aveva cominciato a far vagare le sue dita dall'alto verso il basso, seguendo passo dopo passo la mia spina dorsale.
Portò le mani su e giù un paio di volte, ma la reazione che si aspettava da me fu contraria.
Mi irrigidii un poco con il busto e mi sentii mancare quando anche lui colmò lo spazio vuoto dell'incavo del mio collo con il capo. Fu pochi secondi dopo che mi accorsi di quello che avevo fatto.
La realtà ricadde con un balzo su di me e non potei lasciar correre. Mi sentii fremere, volevo tanto staccarmi quanto rimanere ancora attaccata al suo corpo.
Mi aveva ancora di più attirata a se e non lo sentivo più soffrire come prima.
I sussulti che avevano avuto origine dal suo petto pochi minuti prima erano cessati e lo sentii respirare piano sul mio collo. Il suo respiro caldo e profondo aveva fatto attivare dei recettori sulla parte vicina al collo, che mi facevano prudere tutta quella zona, volevo avvicinarmi per grattarla, ma lui al contrario, ci soffiò sopra, provocando un'ulteriore reazione: mi avvicinai ancora di più e lo strinsi più forte. Probabilmente era stato un movimento di reazione naturale, ma quando ebbi un poco la mente lucida mollai la presa, anche perché mi ero accorta che con le braccia non riuscivo ad arrivare a toccare le mie mani alla fine, tanto grande era per me lui.
Spostai il capo sulla sua spalla, talmente dura che avrei voluto cambiare posizione.
Ero sicura che avesse solo sedici anni?
Sembrava che solo adesso avessi capito, tastandolo, che il suo corpo era più robusto e atletico di quando pensassi. Portava da quando l'avevo conosciuto dei maglioni, che non avrebbero fatto intravedere neanche agli occhi più esperti che avesse un tale petto tonico. Mi sentii le orecchie improvvisamente calde.
Quell'abbraccio che sarebbe dovuto durare attimi stava diventando molto lungo e posso dire che ci fossimo tenuti stretti per più di un paio di minuti.
Ad un tratto smise di portare la mia maglietta allo sgualcimento totale, con il movimento continuo delle sue dita e mi abbracciò da sotto, facendo scontrare i suoi addominali con la mia pancia.
Mamma.
Sentii una scossa improvvisa, ma mi limitai a stare in silenzio e far finta di non sentire un calore disumano al petto.
Mi alzò da terra e mi trovai sollevata.
Mi venne da muovere incessantemente i piedi, per ritornare a toccare il terreno, ma scoppiai in una risata che contagiò pure lui, che fino a quel momento si era concesso qualche sospiro di sollievo.
Non ridevo così da non sapevo quanto.
Sentii riempirmi quel buco che mi ero ripromessa di ricucire con le mie mani, però in quel momento era proprio Sam che lo stava facendo.
«Giù!» urlai, facendomi scappare un altro sbuffo, che si trasformò in una risata. Sentii un riso cristallino prendere spazio tra la clavicola e il petto.
Sentendolo ridere mi sentii appagata, per quello che avevo fatto, anche se sapevo fosse stato un grave errore, che avrebbe originato altri.
Portando il busto all'indietro cercai di staccarmi dalla sua presa, che era irremovibile, ma l'unico risultato che ebbi fu rivedere la sua pelle del viso, ormai ritornata al colore naturale.
La presa delle sue mani sembrava acciaio e la mia esile corporatura, per quanto si dimenasse, non riusciva a fare una piega.
Lo vidi alzare le sopracciglia e inviarmi uno sguardo che non riuscii a capire, ma che intuii fosse malizioso.
Lui aveva le guance color latte e le mie, ci avrei messo la mano sul fuoco, erano talmente rosse e calde da poterci cucinare una bistecca.
Sì, mi ero fatta prendere troppo dall'affettuosità di quel ragazzo e lui se n'era accorto, urca se se n'era accorto.
Aumentando la presa sulla parte lombare mi fece spostare in avanti, verso il suo capo, ma fu un movimento dolce e non mi fermò il sangue che scorreva nella parte bassa della schiena, come invece aveva fatto Christopher, per ben due volte al braccio.
Riusciva ancora a non tenermi in contatto con il pavimento e mi ritrovai alla sua stessa altezza, sentendomi quasi sul suo stesso piano, visto che non sembravo più un piccolo nano, come sembravo quando ero vicino a lui.
La distanza si era ristretta e riuscivo a sentire il suo respiro sulla faccia, accompagnato da un sorriso sincero dato dal suo giochetto inaspettato.
Fui costretta in quella posizione a vedere per la prima volta le sue labbra, così sottili, ma allo stesso tempo sarebbero state per chiunque in quel caso davvero invitanti e ebbi un pensiero inspiegabile in quel millesimo di secondo. Lui aveva notato che lo stavo scrutando con una certa serietà, ma non troppa. Una volta resami conto del suo sguardo concentrato sulle mie, invece, mi morsi il labbro inferiore e spostai lo sguardo altrove.
Spinsi con le mani il torace di Sam, per allontanare il suo viso dal mio e nascosi il capo che stava ormai fumando al lato della sua testa. Pensai che neanche lui avesse mai programmato che sarebbe arrivato a fare un gesto del genere con me.
Mi ero impegnata a sembrare una persona intoccabile fisicamente, ma vidi in quei occhi verdi la voglia di esprimere qualche affetto, non solo con le parole.
«Che c'è, ci vergognamo?» mi prese in giro, facendo risuonare nel corridoio ormai vuoto del sesto piano un'altra fragorosa risata. Gli diedi un piccolo colpo con il pugno e lui capii che mi doveva lasciar andare, così allentò la presa e scivolai piano sul suo corpo.
Stavo letteralmente andando in fiamme e non sarei di sicuro riuscita a guardarlo in faccia prima di calmarmi completamente. Era stato un modo per dimenticarsi di tutto, sì, ma quando spostai il mio sguardo sui suoi occhi, sentii la voce nella mia testa che io stessa avevo pronunciato.

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