20. Quarzo Rosa

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QUARZO ROSA - Questa bellissima pietra è considerata fin da quando la si conosce come pietra dell'amore, della fertilità e della generosità. Ha anche l'effetto di diminuire l'aggressività, sconfiggere i blocchi emozionali, donare equilibrio spirituale.

Mi rialzai a fatica dopo minuti interminabili di agonia.
Il continuo pulsare di elettricità nelle mie braccia, anche se oramai alleviato rispetto all'iniziale scarica, mi rendeva i passi impossibili da compiere anche solo nel più semplice e primitivo movimento di flessione.
Con le gambe che ancora tremavano dal timore che lui potesse ritornare in camera per darmi il resto del ben servito, mi diedi una spinta secca, di cui mi pentii secondi dopo. Ruotando in direzione del letto finii per cadere a peso morto sul materasso duro e decisi che mai più mi sarei spostata da lì.
Ero rotta, ero stata resa un'automa, fracassata. Da una bambola delicata e intoccabile di porcellana ora figuravo me stessa come tanti piccoli pezzi dimenticati da tempo sulla terra umida. Mi chiesi chi sarebbe stato l'unico che avrebbe avuto il coraggio di pulire e raccogliere i resti. Ero sicura che nessuno avrebbe deciso di ricongiurli gli uni con gli altri. Già mi ero scheggiata in passato e dietro il mio cammino avevo lasciato quello che mi apparteneva, prima di perderlo nel nulla. Non avrei più ritrovato e riconosciuto niente di me stessa alla fine, di questo ne ero estremamente certa.
Quando la scossa ebbe abbandonato il mio corpo come quando il vento spira davanti ai nostri occhi, sfiorai con il palmo della mano le coperte rimaste intatte. Lo sfregare degli esserini rotondi e grigiastri contro il tessuto mi diede conforto, come se ci fosse lì con me il calore di una mano umana. Era diafana e segnata dalla vecchiaia da marchi indelebili color porpora scuro. Accarezzai il dorso trepidante e avvicinai il palmo alla guancia. Chiusi gli occhi al tocco leggero e fresco e il mio viso si tramutò in un'espressione di cordoglio.
Gettai fuori ciò che non potevo più trattenere. Non tenni fede alla mia promessa, anzi, dimenticai di aver conficcato dei paletti intorno al mio terreno sterile. Oramai ero arrivata a infilare gli ultimi nel cerchio ma uno di questi si spezzò proprio lì, sotto i miei occhi, e anche se la punta era ancora visibile dall'alto nel suolo, si poteva scavalcare oltre la metà frantumata. Alzai il piede scosso da temolii e feci un passo fuori dalla circonferenza, ma piante rampicanti affiorarono dalla terra e, con uno schiocco subitaneo, afferrarono piegandosi all'indietro il mio piede destro prima di strattonarlo e assicurarsi che non gli fosse concessa la libertà.
Ero tra due spazi colmi, ma al centro regava il vuoto eterno.
Con le dita tremolanti mi avvicinai al comodino e composi il numero di mia madre.
Singhiozzavo ancora ma non me ne curavo, poichè pareva essere l'unico esterno che calzava a pennello con me. Perché mi liberavo per diventare più intrepida e forte nel modo in cui toccavo il picco della debolezza?
Il telefono squillò ma non ricevette risposta. Non contai più le volte che ripigiai lo stesso dito sullo schermo prima di portare il telefono all'orecchio, che era diventato rosso fuoco dallo strusciare contro i tasti dello smartphone.
Strinsi le coperte fino a sentire le unghie dividersi dalla carne e urlare per il male.
Dopo le numerose chiamate ignorate non feci altro che girarmi su un fianco e aumentare lo strazio che s'incrementava attraverso i frammenti di sighiozzi che mano a mano, molto lentamente, diminuirono fino ad abbandonarmi d'improvviso quando lasciai chiudere le palpebre pesanti e doloranti dal tanto riversare lacrime.
Fu solo buio da lì in poi, il mio primo sonno senza sogni.

***

Il campanello della portineria riempì di un suono assordante gli scoppiettii d'olio nelle padelle e lo scontrare delle posate contro i bicchieri, facendo rimbalzare sul posto mia mamma, che stava nel frattempo appoggiando un piatto con estrema cura al centro del piano, mentre gettava di tanto in tanto un'occhiata sul mio lavoro.
Ripiegavo la stoffa ruvida dei tovaglioli in una complicata e unica piega che solo io assieme alla fortuna del movimento spontaneo eravamo a conoscenza. Proprio per questo, ogni volta, per giustificarmi appena stava per mettere le mani sul mio complesso, sostenevo che ognuno degli invitati dovesse avere una piega differente rispetto alla sua personalità. Oltre ad un'occhiata incredula mi veniva rifilato un sorriso dolce ma che accoglievo a braccia aperte.
«Oh!» Le scappò al secondo squillo e si precipitò subito dopo avermi chiesto con aria colma d'ansia: «Sono a posto?» Indicandomi l'acconciatura con una carezza sotto al capo e un movimento repentino del polso per lisciare il vestito.
«Sei sempre bella, mamma.» Risposi senza curarmi troppo dell'importanza che avesse per lei il mio giudizio. Perché i bambini non menton mai. Quando si è davanti ad un fanciullo è come veder riflesso il proprio volto allo specchio.
Respirò a fondo e si raddrizzò con il petto per poi andare ad accogliere lo zio con me dietro il suo vestito lungo. Tenevo la sua coscia tra le dita a lombrico e stringevo più che potevo l'abito setoso prima che lei dicesse di ricompormi.
La chiusura della porta dell'ascensore fin troppo conosciuta ci fece prendere l'ultimo respiro e dal buco infernale uscì un uomo di media statura di cui si vedero gli occhi scuri innanzi ad un suo risplendente ed enigmatico sorriso.

***

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 23, 2018 ⏰

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