Give me love

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Le luci accecanti illuminavano le centinaia di persone all' interno del grande stadio circolare, un coro di urla si alzò quando i quattro ragazzi fecero il loro ingresso sul palco scenico.
Come al solito, il riccio li presentó a tutti i presenti.
Iniziarono con Disconnected, una delle mie canzoni preferite e subito dopo fu il turno di Amnesia.
Dopo il debutto del mese precedente, la canzone di Luke aveva letteralmente ribaltato le classifiche e si era piazzata fra le più ascoltate. Nonostante fosse la centesima volta che la ascoltavo non riuscii a trattenermi e scoppiai in un silenzioso pianto che portava con se ogni sorta di ricordo, dal più felice al più oscuro.
Mi allontanai dalle quinte percorrendo il lungo corridoio che conduceva ai camerini; mancavano ancora una decina di canzoni alla fine del concerto eppure avevo deciso di portarmi avanti con il lavoro.
Sistemai gli asciugamani e ripiegai i vestiti che i quattro ragazzi avevano lasciato sparsi sul pavimento in disordine.
Estrassi dalla tasca un block-notes color cannella e girai le pagine fino a trovarne una che non fosse piena di scarabocchi.
Afferrai il cellulare per poi aprire la casella della posta. Il mio lavoro non era particolarmente difficile: il manager dei ragazzi mi mandava i programmi per la giornata o addirittura della settimana, ed io mi limitavo a trascriverli e a illustrarli ai quattro bambini che mi trovavo di fronte. In più facevo il possibile per mantenere in ordine la casa e gli spazi dove passavano, ma quello era più un passatempo.
Mi piaceva quell'impiego, mi dava la possibilità di stare al fianco delle due cose che amavo di più nella vita: la musica e Ashton Irwin, il ragazzo dai capelli ricci e la bandana che mi aveva cambiato la vita. Finii di trascrivere sul blocchetto e mi guardai intorno: non potevo credere che in meno di una settima saremo partiti per l' European tour. Ero così emozionata che inconsapevolmente iniziai a saltellare per tutta la stanza.
Ovviamente non ci volle molto prima che inciampassi in un paio di boxer e cadessi rovinosamente a terra. Mi rialzai a fatica e, con un lancinante dolore alla schiena, ne maledissi sotto voce il proprietario.
Mi voltai e, uscita dal back stage, mi avviai dalla parte opposta da dove ero venuta.
In poco tempo mi ritrovai all'esterno dello stadio, la fresca brezza serale che mi frustava il viso e scompigliava i lunghi capelli biondi.
Estrassi una piccola bustina trasparente dalla tasca destra dei miei pantaloni e distrattamente rollai l'erba che mi portavo appresso. Sbirciai l'orologio che portavo al polso e notai che il tempo era volato: il concerto ormai doveva essere al termine. Così lasciai bruciare l'estremità della cartina e mi lasciai cullare dai ricordi.
Ripensai a quegli ultimi giorni passati insieme, la giornata in spiaggia, le risate dei miei amici, l'amore del ragazzo che tanto a doravo. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare al ricordo di quel pomeriggio che mi fece correre un sorriso per viso, potevo ancora sentire le sue labbra sulle mie, le sue dolci carezze sulla pelle e il suo meraviglioso sguardo nel mio.
I miei occhi si riaprirono di scatto quando una mano si posò sulla mia spalla e mi girai incontrandomi con due gemme color ambra.
"Ash mi hai spaventata" dissi sorridendo ampiamente al distinguere la sua familiare figura. I capelli imperlati di sudore gli ricadevano sul viso sorretti da una delle solite bandane, le forti braccia erano ben visibili non essendo ricoperte dalla canottiera e il volto era solcato da un dolce sorriso.
"Scusami, essendo che non ti ho trovata dentro sono venuto a cercarti" si avvicinò passandomi un braccio sulle spalle e io mi lascia avvolgere da quell' abbraccio così caldo e accogliente.
"Siete stati magnifici come al solito" sorrisi spostando il mio sguardo negli occhi del ragazzo.
Lui si limitò a sorridere e lasciarmi un leggero bacio sulle labbra.
Poi vedendo quello che stringevo fra le dita il suo sorriso si spense lentamente.
"Clary, quella non è una sigaretta" disse serio "non devi fumare quelle cose"
Mi girai di scatto e lo guardai negli occhi, se c'era una cosa che odiavo era che la gente mi dicesse cosa dovevo o non dovevo fare.
"Ashton, non vogliamo iniziare questo discorso" dissi cercando di trattenermi.
"E invece sì! Clarissa, se continui fumando quella roba finirai per ammazzarti!" Mi spinse violentemente fuori dal suo abbraccio provocandomi così un leggero brivido che mi scese lungo le spalle fino ad arrivarmi alle gambe. E per la prima volta da quando l' avevo conosciuto lo sentii urlare veramente.
Il mio viso assunse un' espressione sconcertata davanti a tutta quella violenza, ma subito lasciai che la rabbia mi fluisse all' interno delle vene e le parole iniziarono a uscire come veleno.
"Chi ti credi di essere per potermi dire cosa devo fare?! Tu non sei assolutamente nessuno per me!" Quando mi accorsi di quello che avevo appena pronunciato un vuoto si insinuò all' interno del mio stomaco, mi passai una mano sulle labbra e cercai di farmi sempre più piccola: non riuscivo ad assistere allo spettacolo che si stava inscenando sul suo volto.
L'espressione del ragazzo passò da una di sconcerto a una di delusione e poi si mutò improvvisamente in rabbia. Gli occhi gli si velarono di tristezza e strinse le morbide labbra in una fina linea.
"Sai cosa c'è Clarissa? Sono stanco di te, sono stanco di doverti crescere come se fossi una bambina viziata, sono fottutamente stanco! Fai quello che vuoi, vai a spaccarti fino allo sfinimento, vivi la tua patetica e misera vita con i tuoi stupidi amici, ma ricorda: quando ti renderai conto di dove sei ricaduta non ci sarà più nessuno ad aiutarti, sarai sola! E allora ti renderai conto che sono andato avanti con la mia vita, mi vedrai sulle riviste, alla TV, sentirai la mia voce alla radio e solo allora ti renderai conto di ciò che hai perso!"
Sputò le ultime parole con una tale violenza che le sentii conficcarsi una per una nel mio petto, esattamente come pugnali dalla lama affilata.
Rimasi un secondo ad osservarlo riprendere fiato e potei sentire come gli occhi mi si gonfiavano di lacrime. Sbattei ripetutamente le palpebre tenendo la testa bassa e strinsi le mani in due pesanti pugni, cercando di capire cosa fosse la cosa migliore da fare: da una parte il cuore mi gridava di chiedergli perdono, di correre a rifugiarmi fra le sue braccia e non lasciarle più, dall' altra il mio orgoglio mi imponeva di andarmene a testa alta, come avevo sempre fatto. E tutti sanno che io sono sempre stata una persona dannatamente orgogliosa.
Alzai lo sguardo e con esso anche una mano che non tardò molto a stamparsi sulla morbida guancia del ragazzo.
Rimasi un secondo ad osservare la sua espressione sconcertata per poi sorpassarlo e sbattermi la porta alle spalle.
Mi trascinai per il corridoio fino ai camerini dove avevo lasciato le mie cose. Spalancai la porta e mi trovai con tre paia di occhi puntati su di me.
"Che cos'è successo Clary?" Disse Luke avvicinandosi velocemente a dove mi trovavo.
"Io..." Non riuscivo a smettere di piangere, e le lacrime mi si erano fermate in gola.
Allora sentii come dei pesanti passi risuonavano dalla direzione da cui ero venuta e mi affrettai ad afferrare la borsa che avevo lasciato sulla sedia.
"Mi dispiace ragazzi" dissi in un sussurro per poi correre fuori dalla stanza lasciando tutti perplessi.
Corsi a più non posso, sentivo che ai pesanti passi se ne erano aggiunti degli altri, così mi affrettai a raggiungere una delle uscite principali dello stadio. Le urla dei ragazzi si spensero quando finalmente uscii allo scoperto, sorpassai i due bodyguard e mi immersi nella folla che si era creata.

Appena riuscii a liberarmi da quell' ammasso di persone mi precipitai alla fermata dell' autobus. In meno di dieci minuti mi trovavo sulla soglia dell' immensa casa che mi aveva ospitato durante tutti quei mesi. Senza perdere neanche un minuto affondai la chiave nella serratura e la feci girare. Salii le scale praticamente correndo, spalancai la porta di camera mia e riempii un borsone nero di tutte le mie cose. Mi soffermai ad osservare la cornice che si trovava sul mio comodino: la foto era stata scattata da Violet durante il combattimento di Luke e Jo, mentre né io né Ashton stavamo guardando.
L'immagine ci ritraeva abbracciati mentre ridevamo fra i banchi di sabbia che i due ragazzi stavano sollevando.
Un'altra lacrima solcò il mio viso nel depositare anche quel meraviglioso ricordo all' interno della borsa.
Dopo un ultimo sguardo alla stanza ricontrollai la mia roba e mi accorsi che una di quelle magliette non era la mia. Mi avvicinai quasi timorosamente alla stanza del riccio, aprii lentamente la porta per poi scoppiare nuovamente in un silenzioso pianto. Piegai la maglia dei Green day e la depositai sul letto assieme alla chiave che apriva la porta principale della casa. Senza più voltarmi indietro presi un respiro e corsi giù dalle scale, oltrepassai la soglia della porta e infine me la richiusi alle spalle. Ora non avevo più dove andare: di solito Katy mi portava in posti dove era possibile passare la notte, ma lei si trovava con Calum e la mia mente non era abbastanza lucida per poter provare a ricordarne uno. Così quasi inconsciamente mi diressi nel primo posto che mi balenò nella testa. Dovetti camminare una ventina di minuti prima di arrivare alla mia destinazione: davanti a me si ergeva la mia vecchia casa, quella dove una volta vivevo una vita normale, esattamente come una normalissima bambina felice. Mi avviai nella direzione del parco che si trovava di fianco alla casa e camminai fino a raggiungere un albero più alto degli altri. Alzai la vista e constatai che effettivamente era ancora lì: la nostra casa sull'albero era ancora tutta intera. Sorrisi ai meravigliosi ricordi che sfilavano nella mia testa e iniziai a scalare il grande albero. In breve raggiunsi l' inizio della scaletta e mi arrampicai fino all' entrata del casetta dove infilai la piccola chiave di metallo che portavo sempre appesa al collo.
Era davvero molto strano che nonostante fosse passato così tanto tempo la piccola casa fosse ancora intatta e soprattutto pulita: all' aprire la porta mi accorsi che tutto esattamente come me lo ricordavo.
Purtroppo avevo molte altre cose per la testa, così non ci feci caso, mi limitai a sbattere il borsone in un angolo e accasciarmi sul piccolo divanetto rosso.
Io e Luke avevamo scelto e costruito insieme il nostro rifugio, ovviamente aiutati da mio padre, ed era grazie a quello che avevamo conosciuto Jo. Ripensandoci il parchetto in cui mi trovavo era sempre stato della mia famiglia, di conseguenza la casetta doveva essere passata ai bambini che avevo visto giocare nella mia vecchia casa poche settimane prima, quando ero venuta a parlare con con la mia amica. Eppure non era visibile nessun cambiamento nell'arredamento del monolocale, e soprattutto avevo notato una recinzione che separava la vecchia struttura dagli alti alberi.
Mi asciugai le lacrime e mi avvicinai alla borsa sbattuta a terra, ne estrassi delle casse e svariate bottiglie di alcolici che avevo comprato durante il tragitto.
Collegai il cellulare e le note di "Give me love" iniziarono ad avvolgermi con delicatezza facendomi fremere ad ogni singola parola che il ragazzo dai capelli rossi pronunciava.
Il mio sguardo si posò sulla fotografia che era scivolata sul pavimento e la guardai con odio. Afferrai una bottiglia di vodka alla fragola e me la portai alle labbra lasciando scivolare il dolce liquido all' interno della gola.
La musica iniziò a intensificarsi, sentivo la chitarra suonare sempre più bruscamente e così iniziai a muovermi ad occhi chiusi. Lasciai girare lentamente la mia testa, poi le braccia e infine mi ritrovai a volteggiare velocemente per tutta la stanza.

Give a little time to me
We'll burn this out
We'll play hide and seek
To turn this around
And all I want is the taste
That your lips allow

My my my my give me love
My my my my give me love
My my my my give me love
My my my my give me love

Quando finii la canzone mi lasciai cadere su uno dei tre puf che si trovavano per terra e tracannato un altro grande sorso dalla bottiglia, scoppiai a ridere. Non aveva molto nella senso la situazione in cui mi trovavo, eppure risi, risi fino allo sfinimento. Poi dopo un lungo silenzio la disperazione si insinuò nuovamente nel mio cuore, e velocemente la prima bottiglia si trovò a essere scaraventata a terra, luccicante e completamente vuota.

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti, è da un po' che non mi faccio sentire, ma prometto che sarò precisissima con i capitoli: prometto di aggiornare bad girl ogni tre giorni!🌺
Per chi fosse interessato passate a farmi sapere cosa ne pensate della mia nuova storia: fire🔥

Bad girl   {A.F.I.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora