Rise

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Il violento impatto della mia testa con il freddo pavimento di legno laccato mi strappò una smorfia di disperazione mentre mi lasciavo scivolare dalla mano la bottiglia mezza vuota.
Mi rialzai a fatica con la testa che non smetteva di girare, mi passai le mani prima sul viso umido per asciugarmi il mascara che stava ancora colando dagli occhi arrossati e poi fra i lunghi capelli biondi scompigliati. Mi guardai allo specchio e l'unica cosa che vidi fu il solito disastro: la vecchia Clarissa era tornata, incasinata come sempre.
Cercai di contenere le lacrime mentre il mio sguardo si spostava sul cellulare: un centinaio di notifiche adornavano il piccolo schermo, mi limitai ad ignorarle completamente e concentrarmi sui numeri: erano le 5:35, fuori stava per sorgere il sole.
Una risata isterica riempì improvvisamente la stanza, non sapevo neanche a cosa fosse dovuta, forse al fatto che ridere mi aiutava un po' a smorzare il vuoto che albergava all' interno del mio stomaco.
Mi accasciai sul tappeto nero e mi strinsi le mani attorno alla pancia.
In quel momento volevo solo morire, smettere di soffrire. Avevo perso tutto quello che mi aveva dato speranza e che aveva un significato davvero profondo per me, i miei amici, il mio lavoro, la mia casa, ma la cosa che mi tormentava di più era la colpa e il rimorso nei confronti del meraviglioso ragazzo dalla bandana rossa.

Un rumore improvviso mi svegliò dal mio coma composto da ricordi appena la porta si spalancò lasciando spazio ad un'alta figura.
Socchiusi gli occhi per cercare di mettere a fuoco l' immagine: avevo ancora la vista offuscata dall' alcool, non riuscivo a capire chi fosse l' intruso.
Appena potei identificarlo rilasciai un mugolio di disapprovazione e ruotai eccessivamente gli occhi.
L' espressione del ragazzo prima preoccupata e stanca si rilassò appena riuscì a individuarmi fra la moltitudine di cuscini colorati.
"Che cosa vuoi Hemmings?" Gridai ma la voce veniva ammortizzata dal cuscino rosso scuro su cui mi ero gettata.
"Grazie al celo stai bene, ti abbiamo cercata tutta la notte!" Una risata insensata mi lasciò le labbra e iniziai a rotolarmi lungo il pavimento... Non doveva essere uno spettacolo piacevole vedermi ubriaca.
"Dai alzati, torniamo a casa" mi misi in piedi immediatamente e lo fulmina con lo sguardo per poi alzare elegantemente il mio dito medio nella sua direzione.
"Io non vado da nessuna parte, e poi tu non..." Stavo per terminare la frase quando una domanda che mi stava flagellando oscurò tutti miei pensieri "aspetta un secondo: come mi hai trovata?!" Un grande sorriso si disegnò sullo stanco viso e lui si appoggiò ad una parete per cercare di non cedere alla stanchezza.
"Sai, dopo l'incidente il nostro rifugio è stato venduto alla famiglia che ha comprato la tua vecchia casa." Sorrise debolmente con lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse rivivendo quei ricordi di un tempo ormai passato da un pezzo. "Qualche anno fa ho saputo che lo volevano buttare giù e non ho resistito... Ho comprato questa parte del terreno e sta mattina Jo mi ha chiamato dicendo che qualcuno aveva acceso le luci della casa sull' albero così sono venuto a controllare." Una nuova lacrima mi rigò il viso ripensando alla nostra infanzia e poi mi lasciai ricadere sul cuscino.
"Vattene biondo, vai a dormire che sembri un morto ambulante" lui si limitò a staccarsi dalla parete e si avvicinò a me.
"Ash mi ha raccontato quello che è successo... Clary é vero, lui ha esagerato, ma ciò non vuol dire che tu ti debba ridurre così!" Mi guardò e i suoi occhi erano carichi di tristezza, potevo invece sentire i miei bruciare e mi accorsi che le lacrime continuavano a scendere imperterrite.
"Lasciami in pace, voglio stare da sola." Sussurrai prima di lanciarmi sul divano.
"Clarissa Locksmith, é dai ieri pomeriggio che pattuglio le strade di Sidney con la speranza di trovarti" si fermò e nel suo tono di voce potei notare come stava cercando di trattenere la rabbia. "Di sicuro non me ne vado ora che ti ho trovato stupida bionda" strinsi il cuscino e mi morsi il labbro inferiore per cercare di trattenere le lacrime. Lui si avvicinò fino a trovarsi di fronte a me e si abbassò alla mia altezza avvolgendomi fra le sue morbide braccia. Io non potei contenermi ulteriormente e mi buttai sul suo petto scoppiando in un pianto tutt'altro che silenzioso, i singhiozzi invadevano la stanza e la testa mi girava come su una giostra.
"Io-io non so come siamo arrivati a dirci quelle cose..." Sollevai la testa per incontrare i suoi occhi glaciali che mi guardavano comprensivi "gli ho detto che per me non era nessuno, ma il mio mondo ormai ruota attorno a lui, sono stata così stupida." Strinsi i pungi e chiusi gli occhi per qualche secondo per poi fissarli nel vuoto "avresti dovuto vedere i suoi occhi mentre diceva che l'avevo perso: erano così freddi che credevo che sarei potuta svenire da un momento all' altro." Mi lasciai ricadere nell'abbraccio e lui mi accarezzò i capelli dolcemente.
"Mi dispiace Calry, se ti consola posso dirti che anche Ashton è messo come te" un sorriso vittorioso mi scappò dalle labbra: nonostante lo amassi più di me stessa ero felice di non dover essere l'unica a soffrire.
Che egoista no?
Rimanemmo così per un po finché non mi accorsi che Luke aveva smesso di armeggiare con la massa di capelli biondi: il ragazzo si era addormentato.
Sorrisi nel vederlo così tranquillo, probabilmente mi aveva davvero cercata tutta notte.
Mi appoggiai al suo petto e per la prima volta in tutta la notte riuscii a dimenticarmi di quello che era successo il pomeriggio.

Bad girl   {A.F.I.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora