9. Tachicardia, Evie Frye skill e tregue negate.

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La settimana era ricominciata, ma Lauren era riuscita ad evitare tre giorni di lezioni. Più tempo riusciva a stare senza vedere gli studenti di quella maledetta scuola e più era felice. Era rimasta chiusa in camera sua senza vedere nessuno, non aveva permesso nemmeno a Normani o a Chocola di entrare, per i pasti ci aveva pensato Winky a non farla morire di fame.

Il primo giorno era solo rimasta a letto aspettando che la febbre e gli altri sintomi passassero o almeno si affievolissero, e la sera, infatti, si sentiva molto meglio; almeno abbastanza bene per quello che voleva fare il giorno seguente. Il secondo giorno, una volta insonorizzata la stanza, aveva cominciato a urlare e a sfogare tutta il grumo incandescente di rabbia che le si era formato sullo stomaco, dopo solo un mese di scuola, prima o poi le sarebbe partita una sincope; dopo urla e lacrime si era accasciata sfinita sul letto addormentandosi tranquillamente. Il terzo giorno, invece era rimasta in silenzio, ma si potevano sentire le rotelle della sua testa lavorare da chilometri di distanza... Aveva bisogno di pensare... Capire se quella strana sensazione che le aveva pizzicato il petto qualche giorno prima, era stata solo frutto della sua immaginazione oppure, ed era la possibilità che la spaventava di più, era stata maledettamente reale. Ci aveva rimuginato stesa sul suo letto mentre fissava il soffitto, quasi in trans. La conclusione a cui era arrivata la aveva paralizzata: era da tempo che la vita non le si rendeva piacevole da vivere; era stato un attimo, ma il cuore aveva battuto con più brio del solito. Su chi potesse essere il responsabile non c'era bisogno di rifletterci molto sopra: era chiaro come il giorno che Camila fosse la colpevole, ma crederlo possibile era sempre più difficile.

"Tranquilla magari è solo tachicardia, e non il tuo cuore che si sente di nuovo felice."

Una volta ripreso a frequentare le lezioni aveva dovuto ricominciare a mordersi la lingua ed apparire priva di interesse su qualsiasi cosa la circondasse; in poche parole aveva rindossato la sua corazza. Aveva deciso, inoltre, di evitare qualsiasi contatto con la piccola Grifondoro, e di non fare parola della questione con le ragazze: non poteva rischiare di avere Normani e Chocola alleate nella missione "Lauren Jauregui". Voleva bene a entrambe, ma avrebbero solo reso la questione più complessa e più grande di quanto non fosse. Bastava solo far finta di nulla ed il suo cuore avrebbe dimenticato quello strano brio vitale che da tempo non lo colpiva.

I giorni passavano noiosi e prevedibili, uno dopo l'altro, anche se il buono proposito che la mora si era fatta all'inizio del mese di Ottobre sembrava più difficile del previsto da attuare. Non riusciva a capire come o perché, ma Camila era ovunque: nella Sala Grande entravano spesso nello stesso istante ed era difficile sembrare la solita Lauren sentendo lo sguardo della più piccola su di se, anche se non l'aveva mai beccata a fissarla; ai cambi di aula era facile intravedere la sua testa castana correre cercando di non cadere o fare tardi; per non parlare del campo da quidditch, sembrava che ci vivesse, cosa strana visto che, a quanto sembrava, non giocava e non era intenzionata a risalire in sella ad una scopa. Tuttavia la cosa veramente strana della faccenda era che la cubana sembrava non guardarla mai, nemmeno quando anche le leggi della fisica glielo avrebbero dovuto imporre. Possibile che il suo cuore avesse corso troppo, legando uno spiraglio di felicità ad una persona che di fatto non la calcolava nemmeno?

"Abbiamo capito Lauren: sei la regina delle pippe mentali... Datti, ma soprattutto dacci tregua dai!"

Era il quindici di Ottobre e si prospettava essere una giornata come tante altre: sveglia alle cinque, volata in bagno, e poi al campo da quidditch per potersi allenare in pace, rientro nei dormitori per le sei e mezza, una bella doccia di venti minuti, e dopo una preparazione di mezz'ora giù in Sala Grande per fare una colazione come Cristo comanda. I minuti in quella sala erano i più difficili da sopportare: un'intera scuola, che conteneva tutti i maghi e le streghe della Gran Bretagna dagli undici ai diciotto anni, una quindicina di professori ed un bonus di studenti ripetenti; tutte queste persone, concentrate in un solo luogo, che, anche se con qualche eccezione, sembravano avere come unico scopo nella vita il doverle parlare alle spalle, farle scherzi e tirarle frecciatine.

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