Capitolo 5

1.3K 69 4
                                    

Il giorno successivo, Honey, si svegliò stranamente allegra.
Diciamolo... con due ore di storia, una di educazione fisica e due di biologia c'era poco e niente per cui essere felici. Però oggi ci sarebbe stata proprio educazione fisica e guarda caso Simon le aveva annunciato, con la smisurata felicità di un condannato a morte, che avrebbero fatto coppia con la classe di Harriet: la 5E.

Che adorabile cliché, vero? Come se tutto questo fosse stato scritto dal destino.

Era esagerato definire una coincidenza uno scherzo del fato? Forse.

Non riusciva proprio a non pensare a lei almeno un paio di volte al giorno. Honey credeva fosse una forte amicizia. O almeno così credeva.

Uscì di casa e si incamminó verso la scuola. Andava tutto a meraviglia fino a quando non si scatenarono una terribile folata di vento e quasi subito dopo un acquazzone. Cercò un posto dove ripararsi dalla pioggia battente ed improvvisa che la stava inzuppando, inutilmente. Lì erano tutte villette con giardino, solo nei pressi della scuola si trovavano dei condomini e quando li avrà raggiunti avrà l'acqua anche nel cervello.

L'uniforme scolastica aveva aderito completamente al suo corpo ed il vento freddo le faceva venire i brividi.
La gonna continuava a muoversi come una piuma in balia di una bufera e le parigine era zuppe d'acqua ed erano scivolate fino alla caviglia.

Non si preoccupò neanche di correre fino a scuola, visto che era in ritardo.
Era come se tutto il suo entusiasmo si fosse dileguato a causa della pioggia.
Camminó lentamente e con lo sguardo fisso sul marciapiede, fin quando non raggiunse l'edificio.
Si guardò attorno e scorse Harriet sotto la tettoia di un palazzo, seduta su uno scalino e con una sigaretta tra le labbra. Le si avvicinò piano, come si fà con gli animali selvatici per non farli scappare, e si sedette accanto a lei.

"C-ciao"

Sussurrò Honey, i brividi di freddo le attraversavano la spina dorsale. La mora dai capelli corti la osservò, facendo un altro tiró con la sigaretta per poi spegnerla e gettarla via.

"Sei bagnata. E tremi come una foglia"
"Lo so... non ho portato l'ombrello"

Harriet tiró fuori dalla tasca un
lecca-lecca, di quelli che mangiava sempre lei, e glielo porse. La più piccola sorrise, prendendo il dolcetto.

"Come mai ne mangi così tanti?"

Chiese, guardandola negli occhi. La vedeva sempre mangiare uno di quei dolciumi e voleva sapere perché. Non le sembrava semplice goloseria.
Harriet rise. Le veniva così naturale emettere quel suono cristallino quando era in sua presenza. Alla studentessa senza uniforme piaceva quando il suo cuore batteva più velocemente del normale.

"Ho sempre voluto costruire la torre Eiffel con i bastoncini"

Anche Honey scoppiò a ridere. Harriet ne rimase spiazzata; non aveva mai sentito una melodia migliore della sua risata.

Sentimmo la campanella della seconda ora suonare. Ormai aveva anche smesso di piovere.
Si alzarono entrambe quasi nello stesso momento e rimasero in silenzio.

"Stai ancora tremando. Non hai un giubbotto?"

Chiese Harriet, mettendo il bastoncino del lecca-lecca ormai finito nella borsa e prendendone un altro.

"L'ho scordata a casa. Non si stava male quando sono uscita di casa"

La maggiore si tolse la giacca nera e la sciarpa a strisce che si portava sempre dietro. Le poggió la giacca sulle spalle tremolanti ed avvolse la sciarpa attorno al suo collo, così lunga da coprirle il naso.

"G-Grazie... ma perché le hai date a me? Voglio dire... sembrano importanti, non te ne separi mai"

Honey aveva detto quelle parole senza pensare. Quel semplice gesto la fece scoppiare di gioia. Nessuno si era mai comportato così ed ora, una ragazza che conosceva da appena una settimana si comportava in modo così... cavalleresco. Si poteva definire così.

"Hey. Servono più a te che a me... ti prenderai un malanno sennò"

Una volta entrata in classe, Honey, dopo essersi scusata per il ritardo con l'insegnante di storia venne riempita di domande per tutta l'ora.

"Dove hai preso quelle?"

Chiese Simon, guardando la moretta, che aveva uno espressione colpevole stampato in volto.

"In giro..."

***

La terza ora fu abbastanza... stressante. La professoressa aveva deciso di praticare dello stretching, dei dorsali e degli addominali. Qualcosa di semplice, magari alla fine avrebbero potuto giocare un paio di minuti a ping pong.

"Honey, cara, potresti metterti in coppia con la signorina Mulder?"

Aveva chiesto alla giovane alunna, appena uscita dallo spogliatoio. Dovevano mettere l'uniforme sportiva: dei pantaloni rossi larghi e lunghi fino al ginocchio ed una maglietta a maniche lunghe, bianca.

"Sì. Non c'è problema"

Rispose, prendendo posto accanto al tappetino di gomma azzurra.

"Ragazzi, mettetevi sdraiati sulla pancia. Il vostro compagno si dovrà sedere sui vostri polpacci e tenervi mentre voi fate i dorsali. Due minuti per ciascuno. Via"

Harriet si era messa a cavalcioni sulle sue gambe.
In quel preciso istante Honey si sentì notevolmente in imbarazzo. Sentiva lo sguardo della compagna bruciare sulla sua schiena. Per non parlare dei sospiri o piccoli gemiti alquanto imbarazzanti che uscivano fuori dalle sue labbra quando il suo petto toccava il suolo...

Quando dovettero fare gli addominali fu anche peggio. Mettendosi in posizione supina potevano benissimo guardarsi negli occhi quando Honey emetteva quei piccoli versi.

Quando alla fine di quell' ora di "attività fisica", Honey, era rossa come una fragola ed aveva gli occhi lucidi per l'imbarazzo.

"Qualcosa non va?"

Chiese Junko con sguardo birichino e furbetto che la caratterizzava. Lei prese il suo nuovo paio di occhiali dall'armadietto e li mise bene sul naso. Li aveva presi solo ieri. Soffriva di miopia, la settimana scorsa i suoi occhiali erano ancora a riparare. Si era rotta la lente.

"N-no! Io... veramente non...!"

Cercò di spiegare ma non ci riuscì. La giovane orientale, però, sembrò aver capito tutto.

Si cambiarono. Gli abiti di Honey erano ancora umidi, ma stava perfettamente al calduccio con ciò che le aveva dato Harriet. La sciarpa e la giacca profumavano di mele ed agrumi. Un profumo insolito ma, secondo lei, infinitamente delizioso.

Honey decise di tornare a casa dopo pranzo. Per il giorno dopo aveva già fatto tutto e quindi voleva andare a riposare. Si sentiva troppo stanca.
Quando aprì la porta trovò la madre seduta sul divano, coperta da un lenzuolo di cotone. Dormiva. Dei biscotti al cacao erano poggiati sul tavolino accanto ad un foglio di carta.

Scusa per averti fatta andare a scuola da sola. Mi sono accorta tardi del diluvio... Ti ho fatto i biscotti, oggi e domani mi hanno dato il giorno libero.

Ti voglio bene

La mora salì le scale e, tutta sorridente, si coricò sotto le coperte. Tolse l'uniforme ed indossò una maglietta a maniche lunghe, larga e di colore verde. Decise di tenere con se le cose di Harriet. Il sonno le sembrò decisamente migliore, immersa nella fragranza di mele che emanavano quegli abiti.

***

Ringrazio per le 100 visualizzazioni! Perché ringraziarvi ora? Perché quando leggerete il capitolo saranno già cento! Non una piega, eh?

Vi è piaciuto come ho sfondato la quarta parete con la frase sui cliché? ^^



Spring Days || Lesbian Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora