Capitolo 6

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Harriet non vedeva Honey da nessuna parte per i corridoi, in quel nuovo giorno di scuola.
Era persino entrata puntuale in classe nella speranza di incontrarla. Così uscì dalla sua aula e, con la scusa del bagno, si diresse nella 4C.

"Potrei parlare con Simon Davis?"

Chiese una volta aperta la porta dell'aula. Il diretto interessato si voltò di scatto ed osservò spaventato la mora, che aspettava con impazienza.
Honey non era in classe.
La professoressa, conscia della reputazione di Harriet, non obbiettó.

"Ascoltami bene, Davis. Dove si trova Honey adesso?"

Il ragazzo sospirò e rispose rassegnato alla domanda.

"È a casa sua... con la febbre."

Harriet sbuffó, leggermente preoccupata. Anche se era solo una febbre. Non sapeva perché si comportasse così; non era mica andata a finire all'ospedale.
Dopo un paio di minuti la ragazza senza uniforme convinse lo studente a darle l'indirizzo e il numero civico della casa di Honey.

Così ritornò alla propria classe, raccattò tutte le sue cose (sotto lo sguardo confuso di Carey) e firmò il permesso di uscita anticipata. Aveva diciotto anni, poteva occuparsi da sola di tutte le scartoffie.

Tolse la catena alla sua motocicletta e si mise in sella, partendo a tutta velocità. Rischiando di far fuori una vecchietta che attraversava col rosso ed un gatto riuscì ad arrivare a destinazione. Era una graziosa villetta, dipinta di un tenue giallo e con le tegole del tetto color tortora. Il giardinetto comprendeva un grande albero ed un bel prato, entrambi perfettamente curati.

Fece per suonare il citofono usando una signora sui trentacinque anni uscì dall'ingresso.

"Scusi... lei è la madre di Honey?"

Domandò, trascinando la moto nel vialetto. Non somigliava affatto ad Honey, tranne per le sue iridi grigie. Era bionda e bassina, indossava un jeans ed un maglioncino verde.

"Sì. Chi lo vuole sapere?"

Chiese gentilmente la donna, aprendo il garage. Un SUV nero era parcheggiato all'interno.

"Sono Harriet Mulder. Una
sua... amica"

"Oh. Felice di conoscerti! Sei venuta a trovarla? Le è venuto un bel febbrone. Sto andando a fare la spesa e a ritirare gli abiti in lavanderia. Le puoi fare compagnia"

Propose gentilmente lei. Harriet annuì, cercando un posto provvisorio dove parcheggiare la moto.

"Chiamami Jennifer o Jenny... puoi metterla lì, la motocicletta"

Indicò un punto del garage, fortunatamente libero. Tutto era occupato da diversi scatoloni o da attrezzi per il giardino.
Quando la madre di Honey se ne andò, Harriet, entrò in casa. Si guardò attorno, l'arredamento era molto semplice ma d'impatto. Era tutto sui toni del marrone, delle foto incornicuate erano appese sopra il divano ed un quadro rappresentante l'aurora boreale stava appeso sopra la televisione a schermo piatto.
La ragazza salì le scale e provò ad aprire un paio di porte.
Una era del bagno, l'altra era la camera dei genitori di Honey.
Bussò piano alla porta rimanente, attendendo una risposta.

"Entra, mamma"

La voce nasale e stanca (come se si fosse appena svegliata) giunse alle orecchie della maggiore, che aprì la porta.

La stanza aveva le pareti dipinte di verde chiaro ed il pavimento in legno. Il letto stava addossato al muro in un angolo della stanza, accanto ad esso un comodino con una lampada azzurra.

L'armadio a quattro ante era posizionato accanto alla grande finestra e sul pavimento si notava subito un grande tappeto circolare di un bel blu cobalto. Una scrivania stava in vicino alla porta e moltissimi libri erano messi ben ordinati sugli scaffali da parete.

Harriet si avvicinò piano al letto dove riposava la ragazza.

"Veramente non sono tua madre"

Sussurrò divertita. Honey sobbalzó ed afferrò una mazza da baseball da accanto al comodino, puntandola contro quella che credeva un estranea.

"Harriet... mi hai fatto venire un infarto"

Disse piano portandosi una mano sul cuore, che batteva velocemente per lo spavento.

"Comunque... cosa ci fai qui?"

La mora dai capelli corti si sedette sul letto, prendendo un lecca-lecca dalla borsa.

"Che domande! Davis mi ha detto che avevi la febbre quindi mi sono fatta dare il tuo indirizzo per venire a trovarti"

La più piccola liberò una risata, seguita da dei colpi di tosse.
Si sdraió di nuovo sui cuscini.

"Sei incredibile! Hai fatto tutto questo gran casino per me?"

Chiese ancora ridacchiando. Solo allora Harriet si accorse che l'amica indossava la sua giacca nera, mentre la sciarpa era appallottolata sul cuscino.
La maggiore ne rimase sorpresa ma allo stesso tempo intenerita. Era qualcosa di adorabile.

"Hai i miei vestiti"

Constató infine, con voce calma e stranamente dolce.
Honey arrossí nascondendosi leggermente sotto la coperta, come un cucciolo che era stato appena rimproverato.
'Sono un idiota... chissà cosa penserà di me adesso.'
La più piccola aveva il terrore di aver combinato un bel disastro, ma in verità la ragazza seduta di fronte a lei era ancora troppo impegnata a pensare a quanto fosse graziosa.

Ad Harriet erano sempre piaciute le ragazze, dalle forme morbide e sinuose... anche se di questo piccolo dettaglio ne era a conoscenza solo Carey.
Honey era decisamente fuori dalla sua portata. Troppo poco coinvolta nella sua vita, troppo tenera per stare con qualcuno di così forte di spirito. Anche se doveva ammettere che quando era in sua presenza diventava davvero docile.

"Sì... mi stanno comodi"

La giovane studentessa sbadiglió rumorosamente, adagiandosi meglio sul materasso morbido.

"Sarai stanca. Se vuoi ti lascio riposare... passerò questo pomeriggio."

Provò ad alzarsi, ma venne fermata dalla mora sdraiata sul letto. Si guardarono per quelle che parvero ore, invece erano solo un paio di minuti. Minuti che entrambe avevano usato per studiarsi a vicenda.

"N-no. Resta con me... ti prego"

Harriet fece fatica a capirla da quanto piano avesse sussurrato quelle parole. Così semplici ma che fecero scombussolare non poco Harriet. Questa si tolse le scarpe e slacció il reggiseno da sotto la maglietta per poi poggiarlo sulla coperta. Alla fine tolse anche i jeans stretti che indossava quel giorno.
Non riusciva a dormire con i pantaloni, le davano davvero fastidio.

Honey fece un pò di spazio nel letto, già abbastanza piccolo per due persone.
Quando entrambe trovarono la posizione più comoda, la piccola mora appoggiò la sua testa sul petto di Harriet. Si fece cullare dal suo battito cardiaco veloce, simile a dei passi che percorrono un corridoio.
Non ci volle molto tempo prima che si addormentasse.

"Sogni d'oro, piccoletta"

Disse piano Harriet, lasciandole un delicato bacio sulla fronte.

Quando la madre della ragazza febbricitante ritornò a casa e salì le scale per vedere come stava la figlia trovò le due ragazze avvinghiate e dormienti.

Così la donna chiuse piano la porta e le lasciò riposare in pace.

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