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                                                                         Tracia, 75 a.c.

Harry era completamente ricoperto di sudore e la lancia che teneva in pugno continuava a scivolargli di mano a causa del palmo bagnato.

Gocce salate gli cadevano dalla fronte e gli entravano negli occhi, che gli bruciavano e gli facevano male.

" Ehi, barbaro, sei in grado di stare in piedi o hai bisogno della mamma?" esclamò uno dei suoi commilitoni con il solito tono di scherno.

Harry non ci fece caso...da quando si era arruolato nell'esercito romano per scappare dalla miseria in cui era vissuto con la sua famiglia, le prese in giro e le umiliazioni patite dai suoi compagni non erano mai mancate.

Afferrò con la mano libera l'otre di pelle che portava al fianco e se la portò alla bocca per bere.

All'improvviso fu spinto a terra da due soldati del suo battaglione intenzionalmente e i due, non contenti di quello che avevano fatto, passarono apposta con i loro sandali sulla sua borraccia schiacciandola e svuotandola completamente.

" Scusa, pezzente, non ti avevamo visto!" dissero i due, sogghignando con cattiveria.

Harry strinse i pugni con così tanta forza da conficcarsi le unghie nei palmi, si mise in ginocchio e si rialzò.

Rivide davanti agli occhi il volto del padre e ricordò con rimpianto il sorriso orgoglioso che gli si era dipinto sul volto, quando aveva saputo che uno dei suoi figli sarebbe divenuto un vero soldato romano.

Scosse la testa per togliersi dal viso i capelli sudati e prese una decisione: non avrebbe più tollerato il clima in cui era costretto a vivere, non avrebbe più accettato le umiliazioni e gli insulti!

Se ne sarebbe andato, se ne sarebbe andato la notte stessa!

Quando calò il buio e i rumori dell'accampamento divennero quelli tipici della notte, Harry si mosse furtivo nell'ombra e corse lungo il perimetro del vallo.

Doveva riuscire a calarsi nel fosso e risalire dall'altra parte, il tutto senza farsi vedere dalle sentinelle.

Stava per scendere nel fossato, quando venne afferrato da una mano e costretto a girarsi.

Un violento pugno gli piombò sul viso, accompagnato poi da calci e spintoni.

" Disertore! Disertore! " urlavano tutti.

Fu portato, pesto e sanguinante, di fronte al comandante della sua legione e, il giorno dopo, si ritrovò in viaggio verso l'Italia.

Era stato condannato a divenire schiavo e, nella sua nuova condizione, avrebbe dovuto combattere come gladiatore per far divertire i nobili e i ricchi dell'impero romano.


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Servi sumus immo homines ( Larrystylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora