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-tu non puoi sapere a ciò che penso Simone, lo vedi quanto sono complicata? Perché hai scelto me?
In realtà era tantissimo che me lo chiedevo, non sono nemmeno sicura che mi abbia scelta, anche perché non stiamo proprio insieme.
Appunto forse si, ma non l'abbiamo dichiarato, nessuno l'ha chiesto a nessuno.
Ma va così, non siamo fidanzati nè amici, siamo un qualcosa senza alcuna forma di etichettatura.

-beh, hai presente no? Io devo scegliere qualcuno che sia il mio opposto, per imparare a mettermi nei panni di qualcuno.
Però tu oltre che essere un insegnamento sei anche qualcosa da cui spesso mi sento inferiore non so se capisci.
Inferiore? Ho mai detto qualcosa del genere?
Mentre sto per rispondere qualcuno mi tocca la spalla, faccio un leggero balzo per lo spavento, subito dopo mi giro a guardare.

-scusate, voi siete qui per Carlo?
Disse un dottore molto cupo, con la barba bianca e gli occhi azzurri come il cielo.
Quei suoi occhi erano così spenti, ma tanto belli, fissava il vuoto, non ci guardava in viso.
Probabilmente stava pensando che tra non molto tempo avrebbe dovuto annunciare l'ennesima morte.
Non penso un dottore si abitui mai a queste cose.

-si, siamo qui per lui, perché?
Disse Simone portando la mano intorno al mio fianco per poi avvicinarmi più a lui, probabilmente vuole avermi vicina nel caso il dottore debba dirmi qualcosa di tremendamente orribile.

-beh, se volete ora potete vederlo.
Mi sorride per poi accarezzarmi la guancia, io mi ritraggo subito e mi stringo più a Simone.
Così lui ritira il sorriso, non volevo ferirlo.
Si gira e sparisce tra i mille corridoi tutti uguali.

-beh, andiamo?
Dico io voltandomi verso Simone che mi sorride e scuote la testa in segno di negazione.

-vai tu, io e Carlo non ci sopportiamo, mi sembra una mancanza di rispetto.
Io ti aspetto qui.
Annuisco al moro per poi girarmi e percorrere il lungo corridoio fino ad arrivare alla stanza 297.

Apro la porta solo dello spazio sufficiente per permettere al mio corpo di entrare nella stanza, appena entro vedo i ciuffi biondo platino cadere sul viso pallido del ragazzo.
Mi avvicino di più e vedo che ha gli occhi chiusi, i tatuaggi sui suoi polsi sono ricoperti da tanti aghi collegati a dei fili.

Prendo una sedia e mi avvicino al suo corpo dormiente, non so come sia finito in coma, ma poco importa.
Afferro la mano del biondino con attenzione per non ferirlo con gli aghi.

Faccio un grosso sospiro e comincio a parlare.
-ciao Carlo, ora stai dormendo, a te piace tanto dormire, vero? Ora ti parlo di quello che è successo quando ho realizzato che fossi in coma.
Innanzitutto sono svenuta, quando mi sono risvegliata Simone era accanto a me.

Stringo un pò di più la sua mano e ricomincio a parlare.
-beh, ero felice ma quando ho realizzato cosa stesse succedendo Caddi in uno dei miei patetici periodi di chiusura, tu sai bene cosa siano, mi hai vista spesso averli.
Spesso, con gli esseri umani, buoni e cattivi, i miei sensi semplicemente si staccano, si stancano: lascio perdere. Sono educata.
Faccio segno di si.
Fingo di capire, perché non voglio ferire nessuno.
Questa è la debolezza che mi ha procurato più guai.
Cercando di essere gentile con gli altri spesso mi ritrovo con l'anima a fettucce, ridotta ad una specie di piatto di tagliatelle spirituali.
Non importa, il mio cervello si chiude. Ascolto.
Rispondo.
E sono troppo ottusi per rendersi conto che io non ci sono.
Solo tu, solo tu mi ca....

Non faccio a tempo a finire la frase che la mano che stringevo, si mosse leggermente.

Fly in the skyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora