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Non sapevo che fare, ero paralizzata.
Lui aprì i suoi meravigliosi occhi color nocciola.
Mi guardò confuso e dopo cominciò a guardare una macchinetta a cui erano attaccati dei fili che portavano fino alle sue braccia tatuate.

-Chanel, che ci faccio qui, perché sono attaccato a stupide macchine?
Mi urlò contro, vedendomi spaventata mise una mano davanti alla bocca e abbassò lo sguardo.
Fa così quando si sente in colpa.

-scusami, non volevo spaventarti, solo che non so perché mi trovo qui, ti prego abbracciami.
Io annuisco, sposto leggermente i fili dal suo petto, intanto lui si siede e tende le braccia verso di me.
Lo stringo a me e sento il suo mento scavare nella mia clavicola, era tanto che non ci abbracciavamo.

-forse dovrei chiamare i dottori.
Dico sciogliendo il nostro abbraccio, un intreccio di cuori e anime più che di braccia.

_*_*_*_
-signorina, signorina che fa ancora qui?
Sento questa voce, apro le palpebre e comincio a sbatterle per rendere la figura più chiara.
È una semplice infermiera, ma io che ci faccio qui?
Carlo si è svegliato, devo dirglielo.

-Carlo si è svegliato, diavolo!
Urlo io, dopo aver finito quella frase l'infermiera spalanca gli occhi e corre a controllare.
Dopo venti secondi circa si volta e torna verso di me, si inginocchia visto che io ero seduta su una sedia e mi prende le mani.

-tesoro, devo purtroppo dirti che lo hai sognato, Carlo è nello stesso modo di ieri, nessun miglioramento e nessun peggioramento.
Ecco, qualcosa mi colpisce il cuore e lo frantuma in mille pezzi, lasciandone solo un piccolissimo pezzo, che chiamo "pezzo d'emergenza".
È una parte minuscola di cuore dove riponi l'ultima speranza.

POV'S SIMONE
La vidi uscire da quella stanza, notai in lontananza le sue pupille rosse di pianto, quando si avvicinò a me non disse nulla, si limitò a buttarsi fra le mie braccia.

Sentivo gli occhi e la gola pizzicare, delle gocce che rigavano dalle mie guance sparivano sulla spalla di Chanel che se ne stava ancora lì, rannicchiata sul mio petto come se io potessi proteggerla dal dolore che questa storia stava portando.

Nel viaggio di ritorno nessuno dei due parlò, non sapevamo cosa dire, ma ci eravamo capiti, avevamo capito che era meglio non parlare, assisterci con sguardi e abbracci, per poi concludere con baci che sembravano infiniti.
Con le labbra colme di lacrime che si mischiavano tra di loro.

Fly in the skyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora