Capitolo 3

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Feci un respiro profondo, prima di aprire la porta di casa. Insomma, non mettevo piede lì da molto, l'avevo detto.
Le tapparelle erano abbassate, quindi allungai una mano sulla parete per accendere la luce. C'era un fastidioso odore di chiuso, e Mikey si affrettò ad aprire la finestra del salotto.
Party Poison fece qualche passo all'interno, trovandosi davanti alla vetrina accanto alla libreria. Si immobilizzò, guardando il suo riflesso.
«...wow, ho un aspetto orrendo...» mormorò, passandosi una mano sulla faccia.
Io e Mikey annuimmo. Non aveva idea. Uscii dal salotto ed entrai nella mia camera da letto. Si, se ve lo state chiedendo, sentii una morsa al cuore quando entrai lì. Cercando di non pensare a Frank, mi avvicinai alla cassettiera di fronte al letto ed aprii il secondo cassetto, tirandone poi fuori un paio di t-shirt. Di Frank, ovviamente.
Presi degli altri vestiti di Frank, ridendo da sola per quanto ridicola fosse quella situazione. Avevo detto che Mikey mi faceva sempre pensare a Frank? Bene, quella volta le aveva battute decisamente tutte!
Presi anche un asciugamano, e tornai nel salotto.
«Tieni... vai a darti una ripulita...» dissi, porgendo i panni puliti a Party Poison, che li guardò come per decidere se andassero bene o meno. Poi mi sorrise - e si, restai stupita del fatto che sapesse anche sorridere. Credevo sapesse solo fare domande e posizionare la mano sulla pistola pronto a sparare - e si chiuse nel bagno.

Mikey restò in silenzio per un pò, finché finalmente sentì l'acqua della doccia scorrere.
«Chi diavolo è!?» mi chiese, seguendomi in cucina.
«Party Poison...» dissi io ovvia, aprendo la finestra per far entrare un pò di luce.
Mikey sbuffò. Detestava quando - ovvero, il più delle volte - non elaboravo particolari teorie come lui «Ha qualcosa che non va!».
Sorrisi «Puoi dirlo forte. Scommetto che i suoi l'hanno concepito ad un Rave Party. Il che spiega il suo aspetto bizzarro e il suo nome. Cioè, non può chiamarsi Party Poison. E non ho ancora capito quale dei due sia il nome e quale il cognome...» dissi divertita. Mikey comunque non rise con me. Ovvio che non lo fece.
«Dobbiamo scoprire qualcosa su di lui! Che ci faceva lì? Da dove viene?» chiese preoccupato. Potevo vedere quella scintilla nei suoi occhi, tipica di Mikey. Di quando cominciava ad appassionarsi a qualcosa.
Per un attimo, pregai perché trovasse una fidanzata, così avrebbe avuto qualcosaltro a cui pensare.
«...Mikey... io non sono Frank. Io non elaboro teorie e non ho la minima idea di come fare a scoprire qualcosa su di lui.» ammisi, sentendomi quasi in colpa, per un attimo.
Lui mi guardò, sistemandosi gli occhiali sul naso, e tirò di nuovo fuori quel suo foglietto. Scrisse qualcosa in tutta fretta, poi lo rimise in tasca. Non volevo nemmeno sapere cosa fosse. Sarebbe stato capace di ipotizzare su rapimenti alieni, anche.
Restammo in silenzio per un pò, entrambi riflettendo su quel Party Poison, finché lui non comparve sulla porta della cucina, con addosso i vestiti di Frank. Oh, beh, non posso negare che sentii lo stomaco chiudersi, o qualcosa del genere.
Mi maledii per aver dato retta a Mikey. Lo sapevo, che sarebbe andata a finire così.
«Ok... ed ora?» chiese Party Poison, guardando me e Mikey confuso. Non sapevo come rispondere. Ora sembrava che volesse il nostro aiuto per capire qualcosa su ciò che gli era successo, o su chi fosse o da dove venisse, ma ovviamente noi non sapevamo da dove iniziare.
Guardai Mikey mordersi il labbro, pensoso. Poi il suo sguardo si illuminò, e lo puntò nella mia direzione, con un sorriso ampio sulle labbra.
«Tu puoi aiutarlo a ricordare!» mi disse, eccessivamente eccitato per i miei gusti.
Aggrottai la fronte, non sicura che avesse ragione «Io?» chiesi ancora.
Lui annuì energicamente «Si! Ti ricordi quando Frank aveva bevuto così tanto da non ricordare dove aveva lasciato il suo cellulare, e tu hai fatto una di quelle tue cose e lui alla fine si è ricordato dove l'aveva messo?» fece, parlando velocemente e ad alta voce.
Non ero sicura di poter parlare così liberamente dei miei poteri davanti a Party Poison, così guardai nella sua direzione ma non sembrava troppo sconvolto dal fatto che Mikey stesse dicendo che avevo delle particolari capacità. Pensai che probabilmente, se gli avessimo detto di bere succo di sterco di mucca, lo avrebbe fatto, pur di capire qualcosa sulla faccenda.
Comunque, scossi la testa.
«Mikey, un conto è trovare un cellulare, un altro trovare il passato di uno sconosciuto!» sibilai. Lui fece spallucce. Pensava davvero che potessi farcela.
Sospirai, perché sapevo che probabilmente aveva ragione. Insomma, lui aveva studiatocerte cose, io le facevo e basta, quindi forse ne sapeva più di me.
«...ed ho anche elaborato un'altra teoria!» aggiunse dopo un pò, ancora sorridendo «Pensaci! Frank è sparito con un'esplosione, lui è apparso con un'esplosione! Deve esserci un collegamento tra le due cose!» spiegò, guardandomi come se dovessi esporre io stessa il collegamento. Ovviamente, non ne ero in grado. Mi sembrava di fare uno di quei test di logica o qualcosa del genere, ma come ho detto, non ero affatto dell'umore per questo genere di cose.
Party Poison si schiarì la gola.
«Allora, potete davvero aiutarmi?» chiese con un filo di speranza nello sguardo.
Annuii, nonostante fossi cosciente del fatto che la cosa mi sarebbe costata un sacco di energia fisica e mentale.
Dopo aver fatto accomodare Party Poison sul mio divano, mi sedetti davanti a lui, e feci un respiro profondo. Devo ammetterlo, non sapevo assolutamente da dove avrei dovuto cominciare. Non avevo mai fatto una cosa del genere. Mikey però continuava a dire che ne ero in grado, e comunque, provare non sarebbe costato nulla.
Cercai di concentrarmi al meglio, e vi assicuro che avere Mikey che non mi toglieva di dosso quello sguardo speranzoso non aiutava affatto, e alla fine chiusi gli occhi.
Insomma, stavo improvvisando.
Provai ad immaginare Party Poison, facendo quella cosa dell'entrare nella sua mente o quello che era, sperando che magari da qualche parte nel suo inconscio ci fosse qualche informazione sulle sue origini, ma tutto quello che riuscii ad ottenere fu un'improvviso dolore alla testa accompagnato dalle immagini sfocate di un... ecco, era un deserto. E insomma, potete capire che riuscire a localizzare un deserto non è la cosa più facile al mondo. Avete idea di quanti deserti ci sono, nel mondo?
Riaprii gli occhi, e Mikey mi sorrise «Allora?» domandò, fiducioso. Mi massaggiai la fronte, scuotendo la testa «...non lo so, Mikey. L'avevo detto che non ero in grado...».
Party Poison aggrottò la fronte «Non ci sei riuscita?» mi chiese.
Scossi ancora la testa «No... ho visto solo un deserto...» mormorai, dispiaciuta. Lui ci pensò su, ma dalla sua espressione compresi che non riuscì a ricordare assolutamente nulla.
Provai e riprovai almeno altre quindici volte, ma ad ogni tentativo sentivo la testa quasi scoppiare. Era come se ci fosse una specie di barriera, e non appena riuscivo ad intravedere qualche minima immagine sfocata, ecco che qualcosa sembrava respingermi. Qualsiasi cosa fosse, non era affatto piacevole.
«Ok, penso che dovremmo fare una pausa...» propose Party Poison dopo un pò.
Mikey annuì, anche se potevo dire con certezza che avrebbe voluto vedermi tentare ancora una volta.
Fortunatamente il suo cellulare squillò prima che potesse chiedermi effettivamente di provare ancora.
Si allontanò per rispondere, ed io guardai Party Poison «Mi dispiace, ma non credo di poterti aiutare...» mormorai. Il fatto che mi sorrise mi lasciò sorpresa. Insomma, pensavo che io all'idea di non ricordare nulla della mia vita avrei cominciato a piangere come una fontana.
«Non preoccuparti... troverò un modo...» disse, fiducioso.
Annuii, poco convinta, e guardai Mikey rientrare nel salotto «Ok, io devo tornare a casa...» disse, rimettendo il cellulare nella tasca dei pantaloni.
Guardai l'ora. E si, anche io dovevo andare a casa di mio padre, altrimenti avrebbe fatto davvero troppe domande, dato che raramente facevo più tardi del solito senza avvertirlo.
Mi domandai se fosse sicuro lasciare un estraneo totale in casa mia, ma insomma, non potevo certo portarmelo dietro. Anzi, ero molto sicura di non voler affatto accennare di Party Poison a mio padre. Figuriamoci, avrebbe dato di matto se gli avessi raccontato di aver portato in casa un totale sconosciuto, armato e senza memoria.
Con Mikey, ci mettemmo d'accordo sul fatto che dopo cena saremmo entrambi tornati nel mio appartamento. Nel frattempo, Party Poison si sarebbe riposato, io avrei preso qualcosa da mangiare per lui nella dispenza di mio padre, e Mikey avrebbe controllato tra i suoi appunti un metodo per riuscire ad aiutarlo a ritrovare la memoria.

Thought You Was Batman #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora