Capitolo 9

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Scendendo in cucina sentii la voce di Frank, e ne fui felice. Non so perché, l'ho detto, quella mattina mi sentivo davvero strana, ma era come se avessi sentito la mancanza di Frank per secoli. Sentii la porta di casa che si aprì, mio padre che bisbigliò qualcosa e Frank che rispose «Non si preoccupi, ci penso io».
Come ho detto, non avevo idea di cosa stesse succedendo, o di cosa fosse successo, dunque aspettai solo di sentire mio padre richiudersi la porta di casa alle spalle e poi corsi incontro a Frank abbracciandolo come se non ci fosse un domani.
Lui mi guardò per qualche secondo, poi sorrise imbarazzato «Ehi, dobbiamo parlare...» disse scostandosi.
Feci una smorfia. Forse avevo ragione, avevamo litigato e non me ne ricordavo.
Mi fece sedere al tavolo della cucina e mi versò una tazza di caffè, prima di prendere posto di fronte a me.
«Esattamente, cosa ricordi di ieri?» mi domandò, corrugando la fronte.
Feci un respiro profondo cercando di nuovo di ricordare cosa fosse successo. Un vuoto totale. L'unica immagine che mi tornava in mente era della Zona Industriale.
Ecco, ero andata nella Zona Industriale...
«Credo di essere stata alle fabbriche...» mormorai guardando Frank nella speranza che potesse illuminarmi su cosa stesse accadendo. Perché non ricordavo nulla?
«E nei giorni precedenti? Cosa hai fatto nei giorni precedenti?» chiese ancora.
Lo guardai scettica. Non capivo se quell'interrogatorio avesse un senso o meno.
«Uhm, non lo so, quello che faccio tutti i giorni credo... sono andata a lavoro, sono tornata a casa, ho preparato la cena anche per quello scroccone di Mikey che con la scusa di giocare con te alla Playstation si ferma a cena da noi da almeno due anni...». Frank non sembrava molto convinto di ciò che stavo dicendo, così provai a ricordare qualcosa di più specifico. Non mi venne in mente molto, in realtà «...mh, forse... ecco, forse siamo stati ad un party!» esclamai. Dio, non potevo aver perso la memoria, era ridicolo, che diamine stava succedendo!?
Alla parola "party" Frank sollevò un sopracciglio «Ad un party?» chiese poco convinto.
Annuii.
Quando Frank non disse nulla per una buona manciata di secondi, cedetti alla disperazione «Ti prego, dimmi cosa sta succedendo» lo supplicai.
Frank mi sorrise. Uno di quei sorrisi che faceva di solito per dirmi "sono qui e mi prenderò cura di te".Gliene fui grata. Mi disse di seguirlo ed andammo verso la porta di casa.
Fuori, sul viale, c'era un'auto scura parcheggiata e Frank tenendomi per mano si avvicinò, per poi bussare sul finestrino.
Quando questo si abbassò, intravidi un uomo grande e grosso vestito in un abito scuro. Una guardia del corpo. Bene, qualcosa allora la sapevo ancora. Anche se ero sicura che non avessi più bisogno di essere sorvegliata ventiquattro ore al giorno, almeno ricordavo che mio padre era maniacale al riguardo.
«Ehi, ascolta, io e Candice ce ne stiamo buoni buoni al piano di sopra e non vorremmo essere disturbati, se capisci cosa intendo dire...» mormorò Frank in imbarazzo.
L'omone annuì e richiuse il finestrino, e Frank mi riportò in tutta fretta dentro casa. Mi fece strada fino alla mia camera, e poi si chiuse la porta alle spalle.
«Ok, la situazione è davvero complicata...» disse, sedendosi accanto a me sul letto.
Sospirai, allungando una mano per afferrare la sua «Ne abbiamo superate tante, di situazioni complicate, io e te...» mormorai sorridendo.
Lui scosse la testa, scostando la sua mano dalla mia.
Fantastico, Frank doveva avercela con me, per qualche ragione, perché era così vicino ma così distante allo stesso tempo.
«Ok, aspetta!» dissi prima che lui potesse parlare «Dimmi prima cos'è successo tra me e te, ok? Non lo so, ci siamo lasciati? Abbiamo litigato? Perché prima mi guardi come se fossi qui per proteggermi da un'invasione aliena e spiegarmi i misteri dell'universo, poi ti allontani come se ti avessi fatto il più grande torto immaginabile e non ci sto capendo nulla, quindi dimmi, sei arrabbiato con me? Ho fatto qualcosa di sbagliato?» chiesi esasperata.
Insomma, che mai poteva essere successo di così grave per cui Frank sembrava così distaccato?
Lui fece un respiro profondo «Candy, ascolta, non posso dirti una cosa escludendo tutto il resto della faccenda, quindi devi stare un attimo zitta ed ascoltarmi...» disse sforzandosi per restare calmo.
«Dimmi prima se perdendo la memoria ho rimosso anche il momento in cui io e te ci siamo lasciati!» esclamai di nuovo, insistendo.
Frank sbuffò esasperato «Si! Ok? Si, hai dimenticato che ci siamo lasciati, che hai conosciuto un altro tipo che fino a qualche ora fa non aveva nemmeno un nome accettabile all'anagrafe, sono sparito per dei mesi e quando sono tornato ti ho trovata con lui nelnostro letto. E in tutto questo tuo padre è un uomo malvagio che ha manipolato tutti noi per i suoi scopi crudeli, e poi in realtà Crow non è nemmeno davvero tuo padre, ha rapito te e tua madre quando eri ancora una bambina, poi ha rinchiuso tua madre in uno dei suoi laboratori da scienziato pazzo, tra l'altro ieri ha mandato due sue reclute a cancellarti ogni frammento di memoria che potesse riguardare tutta la faccenda dato che stavi cominciando a scoprire un pò troppe cose, e in oltre ha rapito me addestrandomi e facendomi credere che stavo operando per il tuo bene, per difenderti, e-» fece un respiro profondo «Si, a quanto pare io e te non stiamo più insieme!».
Wow.
Restai senza parole. Sentii il bisogno di piangere perché in qualche modo non riuscivo a non credere a quelle parole, eppure sembravano al tempo stesso così ridicole ed assurde. Non ricordavo nulla, e lui aveva tirato fuori delle storie così... così crudeli.
«Dio, perché non vai a prendere un coltello e mi pugnali anche fisicamente, già che ci sei!?» chiesi con un filo di voce.
Frank si passò una mano tra i capelli «Se tu non avessi insistito così tanto con tutte quelle domande te l'avrei spiegato in modo molto più delicato!» disse nervoso.
«Come faccio a riavere la mia memoria indietro, ora?» chiesi dopo qualche lunghissimo minuto di silenzio.
Frank si morse il labbro pensandoci su.
«Vieni con me...» disse, afferrandomi la mano.
Ora comprendevo perché prima si fosse allontanato. Era strano stringergli la mano dopo quello che era successo, anche se io non ne sapevo nulla e mi sembrava tutto così assurdo.
Eppure, stringere la mano di Frank mi faceva sentire bene, mi faceva sentire al sicuro, perché in qualche modo Frank sapeva proteggermi e lo avrebbe fatto di fronte ad ogni ostacolo, ne ero certa.
Lentamente guardai Frank sbiadire, fare quella sua cosa del diventare invisibile, ed era quasi normale, anche se non capivo perché lo stesse facendo. Ma poi notai che anche io, piano piano, e con la stessa intensità con cui sentivo le sue dita stringere le mie, stavo diventando trasparente.
Ed era da restarci a bocca aperta, giuro! Non avevamo mai fatto una cosa simile prima, e non sapevo nemmeno che fossimo in grado di farlo. Anzi, non credevo nemmeno che fosse possibile, espandere i propri poteri a qualcun altro. Probabilmente, pensai, Frank aveva imparato a farlo durante la reclusione forzata di cui aveva parlato prima.
D'un tratto mi sentii orrenda.
Dio, davvero mentre Frank se ne stava chissà dove ad allenarsi per essere pronto a proteggermi davanti a qualsiasi avversità io me ne stavo in questo buco di città a buttarmi tra le braccia di un tipo qualunque?
«Frank, mi dispiace per quello che è successo...» mormorai, e se non fossi stata trasparente al 99% sarebbero state più che evidenti le mie guance in fiamme dall'imbarazzo.
Era una situazione strana. Prima di allora, quando Frank diventava invisibile, io non riuscivo mai a vederlo, minimamente. Ed invece ora riuscivo ad intravedere qualche tratto del suo viso, eppure non c'era alcun segno di noi riflesso sullo specchio del mio armadio.
Lui mi guardò, lo sentii sospirare, stringendomi ancora di più la mano in risposta.
Significava che non era il momento di parlarne, che per il momento avrebbe messo la situazione in secondo piano. Ed anche se io volevo risolvere la questione subito, rispettai la sua decisione.
Avrei voluto fargli sapere comunque che non avrei mai pensato ad un altro ragazzo. Che lui era tutto ciò di bello che mi fosse mai capitato e che comportarmi in quel modo era stato davvero stupido.
Frank aprì la finestra con la mano libera, e mi fece cenno di seguirlo.
Fantastico, compresi non solo che per restare in quello stato di trasparenza avrei dovuto stringergli la mano per tutto il tempo, ma anche che stavamo per calarci dal secondo piano di casa mia quando era più che chiaro al mondo intero che avessi seri problemi di equilibrio, io.
Feci un respiro profondo. In oltre avevo solo una mano libera per aggrapparmi a qualunque cosa. Dio, pensai che sarei morta schiantata al suolo. E magari sarei rimasta anche invisibile, così nessuno si sarebbe accorto di me, stesa lì a terra.
Sarei morta senza memoria, senza visibilità e senza fidanzato. Che fine pietosa mi aspettava.
Invece, a quanto pareva, Frank aveva lavorato parecchio in quell'addestramento forzato, perché era molto più agile di quanto lo ricordavo - anche se effettivamente non ricordavo molto - e sicuramente ricordava molto meglio di me che c'erano dei comodi appigli sui tubi della grondaia dalla quale in effetti era salito fino alla mia stanza parecchie volte quando andavamo ancora a scuola.
Sorrisi a quel ricordo, un pò perché era una delle poche cose che mi tornavano in mente, ed un pò perché era un bel ricordo. Ma scacciai subito via quel pensiero, quando Frank si voltò per guardarmi, finalmente a terra.
Sapevo - e non solo grazie al mio potere - che non era affatto il momento.

Thought You Was Batman #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora