Capitolo 4

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Quando entrai in casa avevo il fiato corto per la corsa fatta per arrivare il prima possibile.
La telefonata di Mikey aveva contribuito a rendermi ancora più ansiosa e nervosa.
Ora, vi è mai capitato di organizzare una serata tranquilla tra amici in casa, e ritrovarvi l'intero corpo studentesco nel vostro salotto intento a ubriacarsi e smontarvi l'appartamento da cima a fondo?
Ok, a me non è mai successo - ve l'ho detto che non andavo a genio a molta gente - ma suppongo che il sentimento che si prova nel vedere la propria casa deturpata sia qualcosa di decisamente devastante.
Trovai Mikey e Party Poison in piedi di fronte alla parete del salotto. Intenti ad osservare con ammirazione il disegno in grandezza naturale di un deserto. Prendeva tutta la parete. Ed io restai a bocca aperta per almeno una buona manciata di secondi.
«Ma che cazzo avete fatto!?» chiesi bruscamente avvicinandomi ai due, osservando come la bella parete del mio salotto fosse stata dipinta di un panorama arido che mi faceva sentire caldo solo a guardarlo. Era ridicolo, avevo lasciato Party Poison per un'ora al massimo e lui aveva davvero scarabocchiato i muri di casa mia senza troppi complimenti!
Io e Frank ci avevamo messo una settimana intera per dipingere le pareti per fare quel dannato effetto tamponato che a lui piaceva tanto, ed ora ecco che uno sconosciuto senza passato e senza memoria aveva coperto il tutto con il disegno di un maledetto deserto.
«Non è grandioso?» chiese Mikey continuando a guardare la parete, con tono entusiasta.
Scossi la testa «No che non lo è! Che cavolo!» sbottai «E' questa la cosa grandiosa che sa fare Party Poison!? Dei murales sulle pareti di casa mia!?» chiesi agitata.
Mikey mi sorrise ed annuì «Si! Innanzi tutto, lo ha fatto senza nemmeno prendere in mano un pennello o che ne so io! Ha solo, non lo so, passato una mano sul muro et voilà! Guarda cos'ha creato!» spiegò letteralmente elettrizzato dalla faccenda.
Nonostante pensassi fosse davvero una figata poter disegnare passando la mano sulla superfice, non riuscivo a smetterla di sentirmi nervosa per come quel dannato Poison avesse deturpato casa mia.
«Bene, allora vedi di passare un'altra volta la tua mano magica sulla parete e falla tornare come prima!» dissi acida rivolta a lui, che mi guardò con un velo di dispiacere.
«No! Tu non capisci!» esclamò Mikey spingendomi più vicino alla parete.
«No Mikey, sei tu che non capisci! Se non fate sparire questo coso dalla mia parete io-» mi fermai. Io cosa? Volevo solo che casa mia tornasse come prima, non doveva essere troppo difficile comprenderlo, e invece Mikey continuava a guardare quel deserto, affascinato.
Indicò un punto nella parte destra e mi incitò a guardare meglio. Non lo avevo affatto notato. Spalancai gli occhi, sorpresa e confusa.
C'era disegnata una vecchia auto - una Pontiac Trans-Am con il disegno della bandiera Americana sulla fiancata. E sedute a terra, fuori dalla macchina, c'erano cinque persone.
Mi avvicinai ulteriormente. Cazzo, quelle non erano cinque persone qualunque. Quelli eravamo io, Frank, Mikey, Party Poison ed un altro tizio con una folta chioma castana che ero sicura di aver già visto da qualche parte.
Restai in silenzio per qualche minuto, cercando di formulare la domanda giusta. Ma nella mia testa vorticavano un bel mucchio di domande.
Mi voltai verso Party Poison, che contemplava il disegno con aria confusa. E se era confuso lui che l'aveva creato, figuriamoci io.
«Come... cos'è?» chiesi quasi sussurrando «...cosa significa?» aggiunsi, non riuscendo a dare un senso compiuto alle mille domande che mi stavo facendo.
Lui scrollò le spalle «Non lo so...» mormorò aggrottando le sopracciglia. Si passò una mano tra i capelli scuotendo la testa «Non ne ho idea...».
Mikey sorrise «Qualsiasi cosa sia, è grandioso!» esclamò «Insomma, Candice, guardaci! Quelli siamo noi! Quello è Frank!».
Pensai che la mia testa stesse per scoppiare entro qualche secondo. Chi diavolo era Party Poison e cosa diavolo significava quel disegno!?
«Conosci Frank? Sai dove si trova?» domandai con voce tremante. Si ok, ci speravo. Insomma, qualsiasi cosa fosse successa, era chiaro che doveva esserci qualcosa dietro la sua sparizione improvvisa! E Party Poison sapeva molto più di quanto voleva farci credere. Eppure era chiaro che non ricordasse nulla. Sembrava decisamente confuso, ed io volevo solo delle risposte.
E beh, avevo anche voglia di piangere. E di chiamare mio padre e chiedergli di aiutarmi.
«Chi sei, tu?» chiesi rivolta a Poison.
Lui scrollò le spalle «Non lo so! Non so niente!» sbottò con un filo di disperazione nella voce. Portò le mani tra i capelli, e sollevando una ciocca di questi, notai i contorni di un piccolo disegno dietro la nuca. Mi avvicinai per osservarlo meglio. Indossava una maglia a maniche corte e non aveva alcun tatuaggio sul resto del corpo, quindi quello mi incuriosì.
Sollevai un sopracciglio. Era una specie di smile nero con due occhi a palla ed un sorriso a mezzaluna. Ok, non era nulla di rilevante. Sbuffai, socchiudendo gli occhi per un istante, cercando di pensare ad una soluzione. Non ne potevo più di non sapere nulla.
Guardai Mikey sperando che avesse formulato una delle sue mille teorie, ma compresi dal suo sguardo che stavolta non aveva formulato assolutamente nulla.
Feci un respiro profondo, cercando di calmarmi. Non potevo assolutamente chiamare mio padre, non potevo chiedere aiuto a nessuno, potevo solo contare sul mio potere e sperare di riuscire ad entrare nella mente di Poison, anche a costo di farmi scoppiare la testa.
Quando Mikey si chiuse in cucina a contemplare i suoi appunti sulle teorie riguardanti le esplosioni, la scomparsa di Frank e l'arrivo di Poison, io decisi di mettermi all'opera.
Mi sedetti di fronte a Party Poison, a terra, davanti al disegno sulla parete.
Chiusi gli occhi cercando di concentrarmi al massimo, e con non poca esitazione poggiai una mano su quella di Poison.
Anche stavolta sentii come un bruciore sotto il palmo della mia mano. E notai anche che aumentava più io mi concentravo. Era una sensazione fastidiosa, in un certo senso, ma se era già complicato riuscire ad entrare nella sua testa così, non potevo certo permettermi il lusso di spostare la mia mano.
L'immagine del deserto mi apparì di nuovo come un lampo, era lo stesso deserto che avevo visto la prima volta, e lo stesso che Poison aveva disegnato.
D'un tratto le immagini cominciarono ad alternarsi, in una sequenza caotica che durava poco più di qualche millesimo di secondo. L'auto che aveva disegnato, la pistola gialla, un uomo con una strana maschera, un grande edificio a vetri, di nuovo il deserto, Frank e Mikey con quell'altro ragazzo nel disegno, una stanza poco illuminata e poi io, io che avevo i polsi legati su una sedia e lo sguardo pieno di terrore.
Spalancai gli occhi in preda al panico. Che cazzo di pensieri contorti c'erano, nella mente di Party Poison!?
Allontanai la mano dalla sua ed indietreggiai.
«Cosa hai visto?» mi chiese guardandomi preoccupato.
I battiti del mio cuore erano accelerati. Strinsi la mano contro il mio petto, bruciava.
«Cosa hai visto!?» chiese di nuovo avvicinandosi. Notai che i suoi occhi verdi brillavano nella speranza di qualche grandiosa scoperta. Prima che riuscissi ad allontanarmi ulteriormente, Poison mi afferrò il polso. Sono sicura che non volesse farmi male. «Allora?» chiese ancora, con urgenza nella voce.
Dio, sentii come se il polso mi stesse andando a fuoco. Sentivo il bruciore partire da lì ed espandersi lungo tutto il braccio.
«Lasciami!» riuscii a dire scuotendo via la sua mano dalla presa. Osservammo entrambi il mio polso, stupiti. C'erano i segni della mano di Poison, i segni delle sue dita, in una chiazza rossa sulla mia pelle. E facevano un male terribile.
Mi strofinai il polso borbottando qualche imprecazione rivolta a Mikey Way che mi aveva coinvolta in questa ridicola situazione senza senso.
«C'era ancora il deserto. Ed un uomo mascherato. E poi...» feci un respiro profondo «...poi c'ero io. Legata ad una sedia. Credo che...». Non riuscii a dirlo. Mio padre aveva ragione. Mio padre aveva i suoi buoni motivi per essere così protettivo nei miei confronti, e qualunque questi fossero, io avevo dannatamente paura.
Poison scosse la testa, preoccupato «...lo sapevo. Sapevo che ti avevo già vista da qualche parte...» mormorò guardandomi.
Dio, non era affatto d'aiuto. Non mi interessava sapere che lui sapeva, mi interessava sapere cosa diavolo stava succedendo!
Lentamente, con la testa che mi girava ed il polso che bruciava da morire, mi alzai ed andai in cucina.
Trovai Mikey intento a rileggere alcuni suoi appunti su un bloc notes, e mi sedetti davanti a lui «Mikey, ti prego, dimmi che hai qualche risposta...» dissi supplichevole.
«Cos'è successo?» mi domandò, sollevando un sopracciglio e puntando gli occhi sul mio polso.
Scossi la testa «...non credo che l'unico potere di Party Poison sia quello di disegnare murales in casa della gente che lo ospita...» sospirai «...mi ha afferrato il polso e... cazzo, non lo so, era come se il mio braccio stesse per andare a fuoco!» spiegai sentendomi sempre più confusa.
«Come è possibile?» chiese Mikey. Ok, un'altra domanda. Ed io volevo solo una, giuro, una sola risposta.
«Non lo so, Mikey! Sei tu quello che fa teorie e supposizioni, possibile che non sei arrivato ad alcuna conclusione?» chiesi disperata. Le immagini nella mente di Poison mi avevano inquietata, ed io ora volevo sapere perché c'era Frank nella sua testa, e sopratutto, perché c'ero io legata ad una dannatissima sedia in preda al terrore.
Mikey sospirò scuotendo la testa. Fantastico, per la prima volta nella sua vita, non aveva formulato nessuna maledetta teoria.
Suppongo che per quanto fossi nervosa ed agitata, probabilmente sarebbe bastata anche l'ipotesi più ridicola ed inverosimile a calmarmi. Qualsiasi cosa purché potessi smetterla di credere di essere finita in un universo parallelo dove nulla aveva un senso logico.
«Candice, perché non ti riposi un pò?» mi disse, dopo qualche minuto di silenzio «...hai un'aria stravolta... non appena avrò scoperto qualcosa, verrò a svegliarti» aggiunse poi.
Annuii massaggiandomi le tempie. Mi stava scoppiando la testa.
Tornai nel salotto e trovai Party Poison intento a contemplare la sua bella opera d'arte. Feci una smorfia, pensando che se fosse stato il dipinto di un panorama migliore probabilmente mi sarebbe anche piaciuto. Ma era un dannato inutile e desolato deserto. E poi c'eravamo noi. Qualunque fosse il senso di quel disegno, volevo solamente che sparisse dalla mia parete.
Mi sedetti sul divano ed accesi la televisione. Ovviamente, non c'era da stupirsi che ovunque non si parlava d'altro che dell'ultima esplosione. Non posso negare che avrei voluto tirare il telecomando in fronte all'inviato del telefgiornale che stava intervistando un testimone dell'accaduto o chiunque fosse. Volevo che la smettessero tutti di credere alle esplosioni. Volevo una dannata vita normale con uno stupido e noiosissimo lavoro ed una casa senza deserti dipinti sulle pareti ed un ex fidanzato che avesse avuto almeno le palle per lasciarmi decentemente e non con un post-it appiccicato al frigorifero.
«Fa male?» domandò Party Poison sedendosi accanto a me, facendo un cenno con la testa in direzione del polso che senza nemmeno pensarci mi stavo massaggiando con una mano. Guardai il punto arrossato e scossi la testa «Non più...» mormorai.
«Scusa... non volevo farti male» disse con tono sincero «...Dio, non sapevo nemmeno di saperlo fare!».
Provai immediatamente un pò di pena nei suoi confronti. Io ero così disperata perché cercavo delle risposte, e potevo solo immaginare quanto lo fosse lui che non aveva nemmeno la minima idea di chi fosse e di come fosse arrivato fino a noi. Insomma, non sapere nulla riguardo sé stessi deve essere tremendamente orrendo!
Accennai un sorriso, se non altro per cercare di fargli capire che non ce l'avevo affatto con lui.
Ok, magari non ero così furba, ma sul serio, non credevo affatto che avesse intenzione di farmi del male.
«E' uno strano potere, il tuo...» commentai dopo un pò «...insomma, tu ustioni la gente...».
Party Poison sospirò «Non ho intenzione di ustionare nessuno... non voglio fare del male a nessuno e...».
Lo guardai, sollevando un sopracciglio. Aveva un'aria particolarmente spaventata.
«Hai paura?» chiesi, cercando di decifrare la sua espressione.
Lui scrollò le spalle «...si, credo di avere paura. Non so chi sono, né perché sono qui, e non» fece un respiro profondo «....non so quanti poteri ho. Ho disegnato quella parete, ti ho bruciato il braccio, e... non lo so, sono sicuro che non sia tutto qui. Sono sicuro di saper fare altre cose, ma non so quali cose, e... dio, non voglio fare del male a nessuno!».
Sembrava sinceramente affranto, e io ci pensai su. Era inquietante avere in casa qualcuno che probabilmente aveva la capacità di staccarti la testa dal collo con uno sguardo e non era nemmeno in grado di gestire la cosa, ma pensai a quanto fu tranquillizzante sapere, ai tempi, di poter contare sull'aiuto di Frank nello sviluppo dei miei poteri, e probabilmente Poison meritava lo stesso aiuto. Forse aveva bisogno di allenarsi ed imparare a gestire la situazione.
Ed anche se la cosa mi sarebbe costata qualche ustionatura, pensai che per il meglio di tutti avrei dovuto aiutarlo.
«Tieni...» dissi porgerndogli la mano, preparandomi psicologicamente a non urlare se con uno sguardo l'avesse trinciata via o roba simile. Oh, com'ero idiota.
Lui guardò la mia mano e scosse la testa «No, non voglio farti del male!» disse serio.
«Devi imparare a gestire i tuoi poteri, quindi prendi questa mano e cerca di capire come devi fare per non darmi fuoco, ok?» dissi sbuffando, avvicinandomi a lui.
Continuò ad osservarmi senza mostrarsi intenzionato a collaborare, così alzai gli occhi al cielo «Ok, Party Poison, se non impari a gestire i tuoi poteri non ti lascerò restare in casa mia. Se permetti, il mio spirito di conservazione mi suggerisce di non dormire in un appartamento abitato da strani esseri venuti dal nulla che non sanno gestire i propri superpoteri...».
Poison fece una smorfia «Spirito di conservazione? Ma se mi stai chiedendo di bruciarti una mano!».
«Non ti sto chiedendo di bruciarmi la mano! Ti sto chiedendo di prendere la mia mano cercando di non bruciarmi, è diverso» sospirai «...io e Frank abbiamo fatto grandi progressi, aiutandoci a vicenda...».
Lo vidi sollevare un sopracciglio «Credevo che Frank fosse innominabile...» commentò confuso.
«Cosa te lo ha fatto credere?» domandai curiosa.
Lui fece spallucce «L'ha detto Mikey, quando è arrivato. Mi ha detto che non posso frugare nelle tue cose, che non devo fare nulla di stupido e che in tua presenza non si parla di Frank...» spiegò.
Roteai gli occhi «Si, certo, lui non fa che parlare d'altro...» mormorai. Approfittai del fatto che si fosse distratto per afferrare la sua mano.
Ok, fece uno strano effetto. Insomma, stare seduta sul mio divano a stringere la mano di un ragazzo che non era Frank faceva uno strano effetto.
«Mikey mi ha detto che Frank è sparito nel nulla...» aggiunse Poison dopo un pò.
«No, ok, non parliamone, va bene?».
Poison annuì «Ok, scusa...» mormorò guardando le nostre mani congiunte.
Non sentivo nulla. Intendo, nessun bruciore.
Sorrisi «Vedi? Non sto prendendo fuoco!» dissi soddisfatta di avere almeno una certezza, dopo il milione di domande del giorno.
Qualsiasi potere poteva essere controllato.
Comunque, Party Poison sembrò nervoso «Ok... ma ho comunque paura di farti male» borbottò. In quel preciso istante sentii la mia mano provare lo stesso calore che avevo sentito precedentemente, quando mi aveva afferrato il polso e mi aveva bruciata.
«Non mi farai del male...» dissi cercando di non pensare a quanto sempre più fastidioso diventasse quel calore.
«E se lo facessi!?» chiese agitato.
Compresi subito che più si innervosiva, più il calore aumentava. Scossi la testa, deglutendo, sforzandomi di sorridere nonostante il dolore alla mano si stesse espandendo lungo tutto il braccio. Giuro che bruciare non è affatto una bella sensazione.
«Non pensarci! Non pensare a quello che puoi fare, ok?» dissi con tono forzatamente calmo «Bene, uhm...» cercai di pensare a qualcosa che potesse distrarlo. Ovviamente non mi venne in mente nulla, se non un ridicolo «Mi piace il colore dei tuoi occhi.».
Si, giuro, volevo seppellirmi da qualche parte. Era una cosa totalmente stupida, ma pensai che i complimenti mettono di buon umore e dovevo distrarlo prima di ritrovarmi a contorcermi per il dolore.
E comunque la cosa funzionò. I lati delle labbra di Poison si sollevarono in una specie di sorriso compiaciuto, e la sua mano smise di bruciare come fuoco ardente.
Quella era una grande cosa. Intendo, sapere che renderlo nervoso lo avrebbe fatto diventare una torcia umana o qualcosa del genere.
Mi sentii soddisfatta di me stessa. Finalmente anche io dopo tanti anni ero riuscita ad arrivare ad una conclusione. Sorrisi pensando che doveva essere soddisfacente per Mikey fare tutte quelle teorie. Era una bella sensazione.
«Ti ho fatto male, non è vero?» chiese Party Poison scostando la sua mano dalla mia, e notando quanto fosse arrossata.
Annuii, ma scrollai le spalle «Ha iniziato a farmi male quando ti sei impanicato, pensando che potevi farmi male...» spiegai. Mi alzai dal divano, per andare nel bagno a fasciarmi la mano sperando che il dolore passasse presto. Poison mi seguì «Aspetta, vengo ad aiutarti...» disse sorridendo cordiale.
Presi delle bende dalla cassetta per il primo soccorso - si, con un padre come il mio, figuriamoci se non avevo una cassetta per il primo soccorso in casa - e gliele porsi.
Bagnai la mano con acqua gelida e dopo averla asciugata tamponando la porsi a Poison per lasciare che la bendasse. Era di fronte a me, concentrato in ciò che stava facendo. Pensai che aveva lo stesso sguardo assorto che aveva Mikey quando studiava i suoi appunti sulle teorie e i superpoteri.
Continuai a guardarlo, il suo volto era a pochi centimetri dal mio e sinceramente non ero ad una distanza così ravvicinata con un ragazzo da tantissimo tempo. Per non parlare del fatto che l'unico ragazzo con cui ero mai stata era Frank.
Pensai che era vero, comunque. Gli occhi di Party Poison erano davvero affascinanti.
Lo vidi sorridere e sollevare lo sguardo sul mio volto.
«Grazie...» disse guardandomi negli occhi, ed io sollevai un sopracciglio. Ora, non so da dove venisse ma se era stato lui a medicare me, ero io che dovevo ringraziarlo, non il contrario.
«...grazie a te, piuttosto» commentai divertita da quanto fosse strano quel tipo.
Lui scosse la testa ancora sorridendo, lasciando andare la mia mano ben fasciata «No, intendo, per l'ennesimo complimento ai miei occhi...».
Arrossii scuotendo la testa «Oh, no, era solo per distrarti...» mi giustificai in evidente imbarazzo.
Poison aggrottò la fronte «Per distrarmi? Da cosa? Ti sto solo fasciando la mano» disse con tono di ovvietà.
«Io non ho detto nulla, adesso...» dissi confusa.
«Si che lo hai detto. Hai detto che i miei occhi sono affascinanti...».
Deglutii supponendo che le mie guance fossero in fiamme «Non l'ho detto... io l'ho solamente pensato...» mormorai.
Bene, le risorse di Party Poison erano infinite. Il ragazzo cominciava quasi ad inquietarmi. Quanti dannati poteri potevano racchiudersi in una persona sola!? E poi, insomma, sapeva leggere il pensiero!
«Fantastico... ho un altro potere, dunque...» mugugnò lui allontanandosi, con aria riflessiva.
Sospirai chiedendomi seriamente di quante cose fosse capace Party Poison. E probabilmente lui si stava chiedendo la stessa cosa, vista la sua aria pensierosa.
«Credi che Mikey riuscirà a scoprire qualcosa?» mi chiese gettandosi di peso sul divano. Presi posto al suo fianco, e scrollai le spalle «Spero di si, anche se a conti fatti non abbiamo nulla su cui lavorare...» sospirai sperando nella geniale mente di Mikey.
Poison mi fece un paio di domande sul servizio alla televisione, riguardo l'esplosione, ed io gli raccontai cosa era successo. Poi, non so bene come o quanto tempo dopo, ci addormentammo lì, dividendo il divano per la nottata, cosa che solitamente facevo con Frank.

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Grazie mille per i voti, sono felice come il Movimento 5 Stelle quando vince le elezioni XD
XO

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